Non si può evidentemente parlare della DS senza evocarne lo stile, in quanto opera di design nel senso più nobile del termine.
Se è vero che Flaminio Bertoni disegnò e scolpì la carrozzeria in tutta la sua sensualità, ciò avvenne in stretta collaborazione con l’Ingegner André Lefebvre, preoccupato dell’aerodinamica. È per questo che 50 anni dopo ci si meraviglia ancora di fronte alla sintesi perfetta di forma e funzionalità realizzata nella DS.
Dalle forme sensuali della DS 19, passando per la DS 23 Pallas, l’estetica è uno degli aspetti che ha fatto maggiormente parlare di sé. Lo stile di queste vettura è capace di trasmettere emozioni ancora oggi, a distanza di decine di anni, grazie a soluzioni geniali e sempre molto audaci. La vettura accovacciata, il cofano lungo e le linee decise, ma arrotondate, hanno sempre caratterizzato le DS, nel bene e nel male. Il fine ultimo è sempre rimasto il coefficiente aerodinamico, vero e proprio “pallino” di Lefebvre, che è riuscito così ad ottenere risultati che al tempo la concorrenza poteva solo sognarsi.
Anche oggi il Marchio cerca di innovare, portando soluzioni stilistiche all’avanguardia, basti vedere i fare 3D della DS 3 e della DS 7 Crossback, o la cura degli interni, con i sedili in pelle a cinturino d’orologio.
Se questi modelli sono unici per il loro stile esteriore, si può dire lo stesso anche per gli interni. Il cruscotto è una vera e propria scultura. I comandi si integrano perfettamente e sono accessibili senza dover sollevare le mani dal volante. La sua forma, che scende con naturalezza, lascia entrare la luce e accentua l’impressione di spazio.
L’intero abitacolo riflette l’attenzione per l’ergonomia che guidò i suoi creatori, portandoli, ad esempio, a concepire una maniglia interiore della portiera dal design completamente nuovo. Niente contorsionismi inutili per sbloccare e aprire la portiera: le due azioni si uniscono perfettamente in un unico movimento.