Prosegue la guerra commerciale fra Unione europea e Pechino in fatto di extra dazi provvisori di Bruxelles sulle auto elettriche cinesi esportate nel Vecchio Continente. Se ad “aprire il fuoco” è stata la Commissione Ue che a luglio 2024 ha piazzato tasse ulteriori (rispetto a quelle già esistenti) dal 17,4% al 37,6% per i presunti aiuti eccessivi del governo locale all’industria del Paese, a inizio agosto il Dragone ha fatto ricorso al WTO (Organizzazione mondiale del commercio) sostenendo che quelle barriere siano illegali in quanto non ci sarebbe stato nessun sussidio illecito e anticoncorrenziale.
Di recente, proprio la Commissione Europea ha replicato in modo perentorio: extra dazi dovuti in funzione anti-dumping, l’indagine ha portato a risultati chiari, non c’è violazione delle regole dell’organismo globale.
La mossa cinese di richiesta di consultazioni WTO non influisce sulla tempistica dell’inchiesta anti-sovvenzioni, che nel frattempo continua. Restano quindi le tasse pesanti con una media pari al 21% applicata ai produttori “collaborativi” con l’UE non inclusi nel campione, e un’aliquota pari al 38,1% per i produttori “non collaborativi”. Si attende il voto definitivo dei Paesi membri per la conferma degli extra dazi anti auto elettriche cinesi.
Quand’anche il WTO prendesse in esame il reclamo, le tempistiche sarebbero lunghissime: c’è molta burocrazia che rallenta tutto, anche perché non esiste un organo di appello funzionante, paralizzato dalla mancanza di nuove nomine già dal 2019.
Escalation in vista: cosa può accadere ora
Stando in questo modo le cose, la guerra commerciale s’inasprirà, con conseguenze tutte da valutare. La Cina può innalzare fino al 25% i dazi sull’importazione di veicoli europei. Le possibili extra tariffe sulle auto importate oltre la Grande Muraglia con cilindrata superiore ai 2.5 litri spaventano BMW, Mercedes e Volkswagen. Che nella nazione del Dragone fanno affari d’oro. Infatti, la Germania è la prima nazione a schierarsi contro questa politica dei dazi: si profila anche una spaccatura nell’UE. In parallelo, Pechino porta avanti la propria indagine anti-dumping sulle importazioni europee di co-polimeri di poliossimetilene. Studia dazi su vino, prodotti lattiero-caseari, carne di maiale aeromobili, spaventando l’industria Ue.
Sia il Partito Comunista Cinese sia i gruppi auto sono pronti a cercare soluzioni anti dazi. La prima è costruire direttamente in Ue: come fa BYD in Ungheria, Geely che produrrà la EX 30 in Belgio, Chery in Spagna. Forse SAIC (che controlla MG) in Spagna. Chissà, magari Dongfeng in Italia. Inoltre, il Dragone parecchio anche sulle ibride plug-in, qualora il bando termico 2035 non venisse confermato in toto.
Autore: Mr. Limone