Prima della BMW 635 CSi le grandi coupé quasi non esistevano. Questa forma, fino ad allora, era stata prerogative delle supercar, soprattutto quelle nate tra Emilia e la grossa isola oltre la Manica.
All’inizio degli anni Settanta, dopo aver superato la sua crisi più nera, la Casa di Monaco di Baviera iniziava a porre le basi per diventare il costruttore premium di successo che oggi tutti conosciamo. E la 635 CSi è una delle auto che ha più contribuito a questo processo, non tanto per i numeri, sebbene oltre 86.000 auto prodotte in sedici anni non siano per nulla male per un modello di nicchia destinato alla parte alta del mercato.
L‘apporto di questa oggettivamente splendida coupé alla causa bavarese è stato soprattutto di immagine, giacché la sua linea è praticamente immortale. Raro mix di eleganza e dinamismo, che ancora oggi fa una splendida figura, cosa che non si può dire di molte auto coeve. Se poi parliamo della M635 CSi, il discorso si fa ancora più serio, perché le sue appendici aerodinamiche possono mandare in visibilio gli appassionati.
E’ la versione più prestazionale della gamma, quella più rara e, non c’é bisogno di dirlo, anche quella che ha mantenuto il suo valore più alto nel tempo. Oggi, infatti, per comprarne una servono tra i 30.000 e gli 80.000 euro. Con questa spesa, però, ci si porta a casa una delle declinazioni più epiche del 6 cilindri in linea BMW: quella aspirata da 3,5 litri e 286 CV che solo altre due auto hanno avuto l’onore di avere: la leggendaria M1 e l l’altrettanto mitica M5 prima serie, l’auto che ha inventato il concetto di berlina ad alte prestazioni.
Sotto il basso cofano della M635 CSi, lo “straight six” urla fino oltre i 6.500 giri e permette alla coupé tedesca di volare a 255 km/h, accelerando da 0 a 100 km/h in soli 6,4 secondi, un tempo misurato con le gomme dell’epoca e senza nessun aiuto dell’elettronica. Se vi serve qualche riferimento per capire il valore di questo motore, pensate ai dati nella Nissan 350Z, che è arrivata quasi venti anni dopo.
Insomma, la BMW M635 CSi è una coupé di lusso con un motore pensato per le competizioni, con una testata bialbero che lo fa anche girare in alto. E non a caso quest’auto si è distinta nel Campionato Europeo Turismo dell’epoca e anche in alcune competizioni di endurance. Rispetto alle altre versioni aveva un bodykit immediatamente riconoscibile, ma non chiassoso: uno splitter anteriore più pronunciato, dei passaruota un pochino più larghi, un piccolo spoiler posteriore, il doppio scarico centrale e la scrittina “M” sulla mascherina anteriore, ma soprattutto dei cerchi in lega così belli da strappare gli occhi.
Tutto questo senza perdere un briciolo di eleganza BMW. L’interno era rifinito con grande cura e poteva vantare uno dei primi “check panel” in circolazione che attraverso sette spie rosse permetteva di controllare il livello dell’olio, dell’acqua, del liquido dei freni e di quello del lavavetro, l’usura delle pasticche e il funionamento delle luci posteriori.
La nostra sentenza? Ogni vero appassionato di auto dovrebbe averne una in garage.