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Auto elettriche: l’Italia fa una corte spietata alla Cina

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Missione del nostro presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, a Pechino, dove ha incontrato il Presidente della Repubblica Popolare Cinese, Xi Jinping. Fra i vari argomenti del summit, le auto elettriche. Di ufficiale ci sono i concetti del numero uno del Dragone: la Cina è disposta a esplorare la cooperazione in settori emergenti come i veicoli elettrici e l’intelligenza artificiale, e spera che anche la parte italiana “fornisca un ambiente commerciale non discriminatorio alle nostre imprese che si recano in Italia per lo sviluppo”. Dichiarazioni di facciata a parte, quella del premier può essere letta come una missione oltre la Grande Muraglia per corteggiare la Cina, con l’obiettivo di attrarre un costruttore nel Belpaese.

Il presidente Meloni parte da una situazione di chiaro svantaggio rispetto agli altri Paesi europei e tenta la grande rimonta. Geely è stata convinta a produrre la Volvo EX 30 in Belgio, l’Ungheria ha subito attratto BYD, con la Spagna che già ha il sì di Chery in tasca e probabilmente anche di SAIC. Noi siamo a zero. C’è anche un mezzo tentativo di sfruttare i marchi Autobianchi e Innocenti di Stellantis, ma si deve passare attraverso il Gruppo euroasiatico, senza contare che quei due nomi sono di scarso appeal.

Il secondo intento, non dichiarato, del governo italiano è smarcarsi da Stellantis. Con cui i rapporti erano e restano tesi. Difficile che si arrivi a un accordo sul milione di veicoli da produrre nel nostro Paese, mentre l’esecutivo ipotizza perfino il Golden Power per impedire la cessione di Comau a un fondo estero: strumento normativo per bloccare operazioni finanziarie che ricadano nell’interesse nazionale.

“Mission: Impossible” è il titolo del viaggio di Giorgia Meloni in Cina limitatamente all’auto elettrica, considerando che, se i cinesi si sono tenuti alla larga da noi finora, è per ragioni note: burocrazia asfissiante e transizione difficoltosa. Ma abbiamo anche qualità formidabili da mettere sul piatto, dalle aziende di componentistica alla tenacia passando per il desiderio di metterci al passo con nazioni che corrono più di noi. A complicare il tutto, il voto che l’Italia darà in sede europea quando si deciderà se applicare o no i dazi anti auto elettrica cinese.

Autore: Mr. Limone

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