La ACEM, acronimo che significa Associazione Europea dei Produttori di Motocicli, rappresenta i produttori dei veicoli di categoria L in Europa quali BMW Motorrad, Bombardier Recreational Products (BRP), Ducati Motor Holding, Harley-Davidson, Honda, Kawasaki, KTM, KYMCO, MV Agusta, Peugeot Scooters, Piaggio, Polaris Industries, Quadro Vehicles, Renault, Royal Enfield, Suzuki, Triumph Motorcycles e Yamaha. Suo compito primario, oltre a rappresentare le aziende nelle sedi istituzionali e nei confronti delle altre categorie di utenti delle strade, è quella di tutelare i motociclisti, evidentemente più esposti a gravi danni fisici rispetto ad altri utenti della strada, come automobilisti e camionisti, con azioni di sensibilizzazione sugli aspetti inerenti la loro sicurezza attiva e passiva.
A tale proposito ACEM ha recentemente pubblicato una memoria scritta che punta il dito sull’impatto che le vetture a guida autonoma che stanno arrivando sul mercato possono avere sulla sicurezza dei motociclisti.
Premesso che la motocicletta e in generale i mezzi a due ruote devono essere considerati come una soluzione ai problemi del traffico, non si può negare che oggi e nel futuro questi mezzi saranno sempre più a contatto diretto con mezzi che saranno ancora a controllo manuale ma che si evolveranno con sistemi di automazione sempre più spinti.
Dal punto di vista del motociclista, i veicoli a guida autonoma presentano dei vantaggi ma anche dei rischi. Il vantaggio è senza dubbio il monitoraggio continuo e attento dell’ambiente circostante da parte dei veicoli dotati dei dispositivi denominati ADAS (telecamere, radar, lidar, sensori).
Già nel 2017 ACEM aveva diffuso il documento ‘Rilevamento di motocicli mediante sistemi avanzati di assistenza alla guida (ADAS)’, nel quale puntualizzava come i dispositivi ADAS dovessero identificare correttamente tutti gli utenti della strada, comprese le motociclette.
Situazione tecnica attuale
La ACEM riconosce che negli ultimi decenni il settore automobilistico ha dimostrato grandi risultati con l’aiuto di nuove tecnologie per sicurezza passiva e attiva. Allo stesso tempo, le prestazioni di sicurezza degli utenti della strada vulnerabili (pedoni, ciclisti, motociclisti e persone con disabilità o mobilità e senso dell’orientamento ridotti) in Europa non hanno fatto progressi stesso ritmo di quello degli occupanti di auto. In questo scenario i motociclisti sono gli unici utenti della strada che condividono tutti i tipi di ambiente stradale e di traffico, inclusi i limiti di velocità, con le automobili. Questo crea una grande sfida per la sicurezza, poiché gli scenari di traffico reali sono complessi e i sistemi attualmente disponibili non sono in grado di affrontarli senza un concreto coinvolgimento del guidatore. I sistemi, infatti, funzionano piuttosto bene nel rilevamento di oggetti di grandi dimensioni con una forma ben definita o addirittura standardizzata, come automobili, camion o segnali stradali. Oggetti più piccoli e irregolari sono più difficilmente gestibili dai sensori e dagli algoritmi che li governano, al pari delle difficoltà oggettive incontrate in certe situazioni anche dalla percezione umana. Si richiede pertanto una grande attenzione da parte dei costruttori nello sviluppare sistemi automatizzati con un migliore tasso di rilevamento dei motocicli.
Nel 2016 la Netherlands Vehicle Authority (RDW), su richiesta dalla Federazione Europea delle Associazioni dei Motociclisti (FEMA), la Royal Dutch Motorcyclists Association (KNMV) e il Gruppo Motorcycle Action (MAG) dei Paesi Bassi, ha effettuato dei test sulle capacità degli Adaptive Cruise Control (ACC) di rilevare le motociclette. I risultati sono stati in molti casi deludenti tanto che numerosi incidenti avvenuti in Europa e Stati Uniti con auto a guida autonoma hanno dimostrato come queste non siano state in grado di rilevare le motociclette in tutte le situazioni. In effetti in alcuni manuali dei conducenti sono riportate dichiarazioni del tipo ‘il sistema potrebbe non rilevare veicoli di piccole dimensioni come motociclette’, frase che non è accettabile.
L’industria automobilistica è pronta a introdurre sul mercato veicoli con livelli di automazione 3 e 4. A partire dal livello 3, già in avanzata fase produttiva, la responsabilità del controllo è trasferita, almeno temporaneamente, al veicolo che deve quindi avere una capacità di osservazione e interpretazione alla pari o migliore di un essere umano conducente. Di conseguenza, i veicoli di livello 3 dovranno essere in grado di riconoscere le complesse manovre comunemente intraprese dai motocicli sia nel traffico ‘standard’ sia nelle situazioni di variabilità dovute alla densità del traffico (città o campagna) oppure alle diverse regole del traffico applicate nei diversi Paesi. Guidare in Scandinavia è molto diverso dall’essere in mezzo al traffico di Parigi o Roma.
Dalla ACEM la proposta di una forte interazione tra i Costruttori
Premesso che qualunque sia il grado di automazione delle vetture esse devono essere in grado di riconoscere le motociclette in ogni posizione occorre che tutti i sensori utilizzati siano progettati e validati anche per le motociclette, la ACEM puntualizza che produttori di motociclette sono pronti a collaborare sia coi legislatori sia coi produttori di autovetture per migliorare il grado di riconoscimento delle motociclette nelle loro varie dinamiche di guida e sviluppare modelli matematici che rappresentino la dinamica del veicolo in modo realistico, oggettivo e standardizzato per consentire lo sviluppo virtuale dei componenti e dei sistemi per la guida autonoma nell’ottica di rendere sempre più sicure le nostre strade.