Il continuo minacciare di Vladimir Putin è diventato realtà, in quanto alle prime luci del 24 febbraio 2022, le truppe russe hanno invaso l’Ucraina. La reazione ucraina, supportata dai Paesi occidentali e dalla Nato non dovrebbe tardare ad arrivare, quindi questo clima di tensione che si respira crea solo dei danni a tutta la popolazione mondiale e si ripercuote praticamente su tutto.
I primi a risentirne sono i mercati finanziari, anche di più su alcune commodity: le quotazioni del petrolio hanno preso il volo, con il Brent che ha toccato la soglia dei 100 dollari al barile infrangendo un record negativo per la prima volta dal 2014.
I future sul petrolio si aggirano sui 100 dollari
Particolarmente interessati dal conflitto sono i future sul petrolio scambiati a Londra, i quali stanno mettendo a segno consistenti rialzi prima di ritracciare e tornare sotto i 100 dollari. Attualmente, il Brent scambia intorno ai 99 dollari, in scia a probabili prese di beneficio. Non è esente da ciò il Wti di New York, con quotazioni tra 97 e 98 dollari ed un rialzo di oltre il 5%.
Quasi tutte le commodity in rialzo, soprattutto gas e grano
Se salgono le commodity, scendono le Borse, questo è inevitabile e fisiologico dopo quanto sta accadendo al confine tra Russia ed Ucraina. Non ne risente solo il mercato del petrolio, bensì questa crisi diplomatica attanaglia anche gran parte delle commodity, a partire da quelle alimentari, come il grano che sta registrando guadagni di oltre il 5% a causa dei timori per le forniture di un grande produttore come l’Ucraina. Aumenti anche per alluminio, rame, argento e gas. Alcuni asset riflettono più di altri le paure dei mercati come la quotazione dell’oro (quasi a 1950 dollari l’oncia), lo yen ed i titoli di Stato emessi dal Tesoro americano (i Treasury). A picco le Borse, soprattutto quelle europee, le quali sin dalle prime battute hanno avviato le contrattazioni con ribassi tra il 4% ed il 5%.
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