7) Alfa Romeo 156: la berlina per rialzare la testa
Nata nel 1997, l’Alfa Romeo 156 vide la luce appunto sul finire del secolo scorso in un’era storica non facile per la Casa italiana. La concorrenza, tedesca soprattutto, era il punto di riferimento e la precedente 155 è diventata a suo malgrado la vettura che “tradì” il DNA del Marchio adottando la trazione anteriore, non degna, secondo alcuni, di essere parte di una vera Alfa Romeo. Niente da fare, la 156 mantenne questo schema adottando però un design molto ricercato, tanto da diventare già nel 1998 l’auto dell’anno.
I vertici Fiat, al tempo in pieno controllo dei prodotti del Biscione, optarono per una meccanica che potesse in qualche modo soddisfare i severi giudizi degli appassionati, ancora delusi dalla già nominata 155. Il successo fu immediato, tanto che nel 2000 arrivò anche la versione Sportwagon, l’inedita famigliare per famiglie alla ricerca di sportività. Disegnata da Walter da Silva, la 156 era decisamente accattivante sia fuori sia dentro, con gli indimenticati elementi circolari dentro i quali figuravano tachimetro e contagiri completamente driver oriented. Il restyling del 2003 porta la firma di Giugiaro e cambia volto all’auto, in preparazione dell’arrivo della successiva 159. Una curiosità? La 156 fu la prima, in contemporanea con la Mercedes Classe C, del sistema di iniezione diretta common rail, vera e propria innovazione che ha cambiato il modo di intendere il motore a gasolio. Parlando di motori a benzina, la 156 GTA con il 3.2 V6 Busso è rimasta uno dei modelli più amati dei primi anni 2000 da tutti gli alfisti.
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