Seppur con le massime precauzioni dovute all’emergenza Coronavirus, e dopo aver studiato attentamente il da farsi, Alcantara ha annunciato di aver riaperto, nella mattina di martedì 14 aprile, il suo stabilimento di Nera Montoro, in Umbria, dove il produttore ha già prototipato alcune mascherine, in via di certificazione presso gli istituti competenti.
Circa 500 gli addetti coinvolti, i quali, all’arrivo in fabbrica, hanno ricevuto un kit completo comprendente mascherina, guanti e occhiali. Alcantara era tra le aziende autorizzate a proseguire la sua attività anche dopo il DPCM 23 marzo 2020, ma la dirigenza preferì sospendere i lavori per preservare la salute dei dipendenti.
18 giorni di stop vitali per mettere a punto un programma per riaprire i cancelli in sicurezza. La riapertura di ieri, infatti, permette ad Alcantara di approvvigionare gli stock a magazzino così da poter soddisfare i vari clienti nel mondo, principalmente case automobilistiche ma non solo, che hanno sospeso in parte la loro produzione e necessitano del prezioso materiale 100% Made in Italy per rivestire gli interni delle loro automobili.
“Misure di contenimento e di distanziamento sociale, come appare evidente, andranno avanti ben oltre il mese di aprile. La gestione emergenziale non sappiamo quanto potrà durare, ma non può prevedere il fermo totale “tout court” per il medio e lungo periodo” – Spiega Andrea Boragno, Presidente di Alcantara – “Oltre al diritto alla salute di tutti i cittadini e lavoratori, bisogna comprendere che misure e protocolli di sicurezza, ad oggi condivisi con le rappresentanze sindacali e con Confindustria, ci accompagneranno molto a lungo.“
Continua Boragno, “Alcantara sta progettando soluzioni e protocolli aggiuntivi rispetto a quanto richiesto dalla legge, di gestione della vita in stabilimento. Giocoforza è necessario trovare una sintesi che non pregiudichi le istanze sanitarie e di produzione. In uno scenario nazionale, ma anche mondiale mutato, prima troviamo una via, prima torneremo sul mercato e prima usciremo dal disastro economico che la pandemia ha generato”.
Una volta re-introdotto il personale, quest’ultimo, come succederà per la quasi totalità delle aziende italiane ed europee, sull’esempio di quanto fatto in Cina, dovrà essere periodicamente sottoposto a test rapidi, per individuare se il soggetto sia contagiato, o se anche solo possa essere un asintomatico in grado di contagiare. Per i casi sospetti si prevede l’effettuazione del tampone. Ad oggi questa è la modalità operativa adottata non
Questa soluzione che prevede controlli sanitari specifici continui, metterebbe inoltre al riparo l’azienda da eventuali chiusure repentine dovute al rischio di contagio nel caso un dipendente si ammalasse dopo la riapertura, costringendo la fabbrica ad un improvviso e costoso fermo. Inoltre il controllo sanitario puntuale, in un territorio come quello umbro, di qualche centinaio di cittadini potrebbe evitare anche il sorgere di focolai inaspettati anche fuori dalla fabbrica.