Il costo del carburante è sempre più ingombrante nel bilancio giornaliero. Per far intendere l’incremento basti pensare che oggi il pieno di una utilitaria costa quanto quello di una Porsche nei primi anni ‘90.
Magari raccontando questo aneddoto alle ragazze, si potrà far credere loro di essere un benestante nel momento sbagliato. Le case automobilistiche stanno seguendo il trend; se prima promuovevano prestazioni e quanto ci si potesse sentire uomini testandole, ora tengono a sottolineare quanto siano bassi i consumi e come le vetture parcheggino da sole, tutti entusiasti fino a quando le auto cominceranno anche a farci le multe da sole.
Sono i giovani i primi a recepire i cambiamenti. Una ventina di anni fa un adolescente non vedeva l’ora di assaporare un turbo benzina, non era solamente la voglia di velocità, ma anche la predisposizione al lavoro manuale giocava un ruolo: si smontavano motorini, si eseguivano piccoli lavori di manutenzione con papà e da adulti non ci si vergognava di fare gli operai. Lo stipendio bastava per avere soddisfazioni alla guida e il vero vanto con gli amici era sapersi arrangiare.
In sintesi, dovemmo seguire lo slogan di una famosa pubblicità, trovare “l’equilibrio giusto tra nutrimento e gusto”. È capitato a tutti di disperarsi dopo aver messo benzina in autostrada, magari senza scendere dall’auto perché sovrappensiero. Il dovuto pagamento e lo stupore ricordano molto quello durante la presa visione di bollette stratosferiche, per colpa di numeri erotici, sempre nei nostri cari anni ‘90.
Certi lussi sono quasi ad esclusivo appannaggio dei titolari di carte carburante, bisogna ammetterlo. Non serve avvalersi di geni della metafisica, ma basta pagarsi un affitto per capire quanto sia sproporzionato il costo della benzina rispetto ad uno stipendio medio, circa un 75º per un solo litro.
Altrimenti si rischia di finire come chi monta scarichi sproporzionati su vetture che a malapena riescono a uscire dalla salita del garage, non si capisce se siano auto o barzellette ben raccontate. Un po’ come questo articolo.
Scherziamo sul serio – La Refubblica