La Ferrari 512 BB è una delle vetture di Maranello più controverse, nel senso che divide nettamente il pubblico tra chi la apprezza e chi no. Uno dei motivi è l’estetica, praticamente uguale a quella della precedente 365 GT/4 BB da cui deriva, e dunque abbastanza invecchiata, ma anche appesantita dalla fascia nera laterale che infatti con il restyling del 1981 diventa opzionale.
Un altro motivo è la progressiva perdita di potenza del motore con il passare degli anni, a causa dell’introduzione delle norme antinquinamento statunitensi e del passaggio all’iniezione. Se il 4,4 litri 12 cilindri della 365 erogava 380 CV a 7.700 giri, il 5 litri della 512 scese dapprima a 360 e poi a 340, a regimi via via inferiori. Solo con la Testarossa, ma questa è un’altra storia, il propulsore venne aggiornato, risalendo a 390 CV e poi a 428 e 440 con le varie 512 TR e F512M del 1992 e del 1994. Tornando alla 512, c’è un altro mito da sfatare, che è quello che riguarda la sua denominazione, che tutti ritengono essere “Berlinetta Boxer”.
La verità, invece, è un’altra e l’ha raccontata Leonardo Fioravanti – colui che ha firmato il design all’interno della Pininfarina – in un’intervista piuttosto recente. Fioravanti ha svelato che BB era la sigla di progetto data internamente all’auto e voleva dire esattamente Brigitte Bardot che in quegli anni era ritenuta la donna più bella del mondo e sicuramente solleticava le menti anche negli uffici più seri.
Ovviamente, poi, una Ferrari non si poteva presentare con il nome di una attrice e dunque BB è diventato Berlinetta Boxer, ma in realtà si tratta di un errore tecnico, perché il motore in realtà ha una V di 180° poiché le bielle sono montate a coppie sullo stesso supporto, mentre per definirsi boxer avrebbe dovuto avere un supporto per ciascuna biella, come nei motori in linea. Ad ogni modo si tratta di un’unità nata nel 1973, sulla scorta delle esperienze svolte in Formula 1 con le varie 312. E’ montato in posizione posteriore centrale e ha la lubrificazione a carter umido.
Il cambio è ovviamente manuale, a 5 rapporti con la prima in basso ed è montato sotto al motore, vicino ai radiatori dell’olio. Non manca il differenziale autobloccante, mentre il telaio segue il classico schema a traliccio delle Ferrari di quegli anni e le sospensioni sono a triangoli sovrapposti. A livello di prestazioni, con 360 CV, una linea molto aerodinamica – l’altezza è solo di 1,12 metri – e una massa che non supera i 1.500 kg, la 512 BB raggiunge i 295 km/h, una punta ragguardevole considerando che è arrivata sul mercato nel 1976.
Si tratta di un modello piuttosto raro, visto che ne sono state prodotte meno di 2.000, di cui circa la metà con il motore a carburatori e le restanti con quello a iniezione Bosch K-Jetronic. Per alcuni anni è stata lei la Ferrari più veloce in produzione e oggi ha comunque un ottimo valore collezionistico.
Oggi, per mettersene una in garage bisogna mettere in conto almeno 250.000 euro di spesa, che salgono facilmente oltre i 300.000 euro per gli esemplari meglio conservati.