Diciamo la verità, per dire che la Bugatti EB 110 sia una bella auto bisogna proprio esserne innamorati. La linea non è molto proporzionata o particolarmente innovativa e non c’è un filo conduttore che segue il disegno di tutta la carrozzeria.
No, questa supercar si ama per altri motivi, che sono tutti scritti nella sua scheda tecnica. Quando arriva sul mercato, nel 1991, per celebrare i 110 anni della Casa francese di nascita ma emiliana di ri-nascita, il botto è di quelli grossi. Se la concorrenza si divide tra sei o otto cilindri sovralimentati e V12 aspirati, lei mette insieme i due concetti e siccome due turbo ormai sono quasi una prassi, la Bugatti raddoppia la posta.
Sotto il cofano posteriore, infatti, ulula un 3.5 V12 quadri-turbo, capace di erogare 560 CV a 8.000 giri e 608 Nm a 3.700 giri, valori che, con la EB 110 Super Sport, salgono addirittura a 610 CV e 637 Nm. Tradotto in prestazioni vuol dire una velocità massima rispettivamente di 342 e 351 km/h, mentre lo scatto da 0 a 100 km/h veniva coperto in 3,5 e 3,3 secondi.
Tutto questo senza l’aiuto di alcun sistema elettronico, con un cambio rigorosamente manuale (a 6 rapporti) e con gli pneumatici dell’epoca. L’unico ausilio è la trazione integrale sulla versione GT – la SS è rigorosamente posteriore – che utilizza uno schema a tre differenziali e ripartisce al posteriore il 73% della coppia. Oggi è normale che anche una hot hatch superi i 250 km/h, ma in quel periodo le auto capaci di farlo erano davvero poche e la caccia ai 300, per un modello di serie, era una guerra aperta tra diverse Case auto.
La Ferrari 288 GTO del 1984 fu la prima a superare questo muro con 303 km/h, ma nel 1986 la Porsche 959 salì a 317 km/h. Solo un anno dopo, però, la F40 riportò il record a Maranello, con 326 km/h, per poi venire battuta di pochissimo dopo due anni da un’altra emiliana, la Lamborghini Diablo. Il record della berlinetta di Sant’Agata Bolognese, però, resistette solo per un paio d’anni, con l’arrivo della Bugatti EB 110.
Questa venne battuta di un solo km/h dalla Jaguar XJ 220 nel 1992, ma Bugatti si riprese il record dopo pochi mesi con la Super Sport che peraltro era più leggera di 150 kg. Ma tutto sarebbe ancora cambiato di lì a poco, perché stava per arrivare sul mercato un’altra belva chiamata McLaren F1, che nel 1993 avrebbe portato il record a 372 km/h e lo avrebbe mantenuto fino all’arrivo di un’altra Bugatti, la Veyron con i suoi, a dir poco incredibili, 408 km/h.
Ma questa è un’altra storia. Tornando alla supercar di Campogalliano, sede che l’imprenditore Romano Artioli scelse per rifondare la Bugatti, vale la pena ricordare che fu la prima auto di serie al mondo a essere costruita intorno a una vasca in fibra di carbonio a cui venivano assicurati i telai ausiliari anteriore e posteriore in alluminio. Anche per questo la EB 110 è relativamente leggera con i 1.620 kg della versione GT e i 1.470 dell SS. Un’auto talmente rivoluzionaria per l’epoca, che nel 1994 anche l’allora astro nascente Michael Schumacher volle comprarne una. Una, tra le 139 costruite, che oggi raggiungono valutazioni da capogiro nel mercato dei collezionisti.