Si ricomincia là da dove tutto era finito. No, il mondiale F1 2018 non parte da Abu Dhabi bensì dall’ormai classico appuntamento inaugurale nell’emisfero australe sul cittadino di Melbourne. I giochi si erano chiusi con una Ferrari stanca per gli acciacchi dimostrati dopo l’estate e una Mercedes forte del doppio titolo piloti-costruttori. Da lì riparte la sfida Ferrari VS Mercedes, con la variabile Red Bull pronta a dare fastidio. Dietro? Il vuoto, o quasi.
Partiamo da colei che parte favorita, quella Mercedes W09 di Bottas e Hamilton naturale evoluzione della W08 campione del Mondo, con l’aggiunta del criticatissimo Halo. Il team anglo-tedesco vuole puntare a bissare i due titoli mondiali raggiungendo così lo stesso numero di titoli piloti consecutivi dell’era Schumacher (dal 2000 al 2004, sarebbe -1 per i costruttori), un risultato che consentirebbe alle frecce d’argento di entrare di diritto nella storia del motorsport.
L’auto nei test di Barcellona ha fatto paura a tutti, pur non risultando la più veloce sulla griglia dei tempi, ma si sa, se c’è una cosa difficile da interpretare in questo sport sono proprio i tempi dei test invernali. Hamilton ha mostrato tempi monstre sul passo gara con gomme medie, tempi ai quali andranno tolti due secondi o più quando verrà montata la mescola supersoft o ultrasoft. La rosa hypersoft la vedremo solo a Montreal, e già lì avremo un chiaro quadro dei valori in campo, si spera, per ragioni di spettacolo, non a completto vantaggio della vettura N.44.
La Ferrari parte da leggera sfavorita ma, badate bene, la macchina ha convinto tutti, sia i piloti (Vettel ha nominato la sua SF71H “Loria”, i gusti son gusti) sia i tecnici, con l’equipe coordinata da Mattia Binotto che ha deciso di allungare il passo per giocarsela sui circuiti veloci, là dove la Mercedes l’anno scorso mostrava un vantaggio considerevole. L’auto appare estrema, molto ricercata nell’aerodinamica con gli inediti specchietti soffianti. Sintomo di grande coraggio del team di Maranello e della voglia di dimostrare tutti che è arrivata l’ora di vincere il bottino grande.
Ferrari SF71H VS Mercedes W09: chi la spunterà?
Per la Ferrari il 2018 è l’anno della verità: Marchionne vuole lasciare il suo ruolo di A.D. di FCA con almeno un titolo (piloti o costruttori) da ricordare, Vettel vuole essere il primo a raggiungere i cinque titoli mondiali nel confronto con Hamilton (eguagliando così la leggenda Fangio) e Raikkonen, molto probabilmente, a fine anno appenderà il casco al chiodo, ciò non toglie che avrà ancora una volta voglia di dimostrare che l’ultimo campione del mondo del cavallino, ormai 11 stagioni fa, arriva dalla Finlandia…
Sarà quindi una lotta da vivere gara dopo gara, con la variabile non troppo impazzita della Red Bull. La scuderia di Milton Keynes ha sfornato un progetto, la RB14, figlia del genio mai sopito di Adrian Newey, lo scorso anno diviso tra la progettazione della vettura e quella della hypercar Aston Martin Valkyrie. I ben informati dicono che a Barcellona la RB14 girava nelle curve veloci con impressionante velocità con il suo assetto picchiato (rake); sarà da vedere se Verstappen e Ricciardo (quest’ultimo in scadenza) sapranno concretizzare il risultato pieno. La macchina c’è, il motore Renault non è ancora così affidabile e potente come dovrebbe ma è lei la terza, se non seconda, incomoda nella lotta tra i top team.
E dietro?
Dietro, siamo a centro gruppo, sono in rialzo le quotazioni di Renault, con il bel duo composto dall’esperto Hulkenberg e l’astro nascente Carlos Sainz Jr. e di una vettura che sembra nata bene, e di McLaren, che ha sì deluso nei test ma si presenta con una macchina rivoluzionata che sembra buona (da migliorare per i problemi di surriscaldamento degli scarichi patiti in Spagna) e con la voglia incessante di mettersi definitivamente alle spalle il periodo nero con Honda.
Honda, proprio colei che più ha deluso nel triennio di alleanza con Woking. Risultati che confrontati con i sorrisi del box Toro Rosso fanno pensare sui problemi che per tre anni hanno afflitto le due parti, più a livello di comunicazione che di reale background tecnologico. Non sto parlando di rivivere i fasti dell’era Senna, ma a Barcellona la STR13 ha marciato come un orologio svizzero e il team faentino, squadra satellite di Red Bull (pronta a montare lo stesso propulsore dopo questo anno di studio) sembra rinfrancato da questa nuova partnership. In bocca al lupo!
Altra variabile, la Haas. Il team diretto da Gene Haas e coordinato da Gunter Steiner sembra aver azzeccato il progetto, curato dall’italiana Dallara. Resta da vedere se i piloti Grosjean e Magnussen sapranno concretizzare la bontà della VF-18 dopo un 2017 passato tra alti e bassi. Per una Force India di rosa vestita (la livrea ricorda il colore di un frappè alla fragola) chiamata a confermare il quarto posto nei costruttori ci sono invece una Williams e una Alfa Romeo Sauber (meglio chiamarla Sauber…) in grande crisi.
Lo storico team britannico e quello elvetico hanno rivoluzionato le proprie vetture e le due giovani coppie di piloti (Stroll e Sirotkin, 42 anni in due per la Williams e Leclerc-Ericcson per la Sauber) sono andate in crisi con la messa a punto delle vetture durante i test, finendo in fondo alla classifica dei tempi. Per la Williams c’è la variabile Kubica con il suo possibile romantico ritorno se i titolari dovessero deludere, per la Sauber C37 Charles Leclerc è un diamante grezzo che va fatto crescere senza troppe pressioni.
Il talento del pilota monegasco sotto l’orbita Ferrari c’è, non si vincono due titoli nelle formule minori all’esordio se non si ha la scintilla, ma resta il fatto che l’adesivo sul cofano resta sempre un adesivo e la macchina va sviluppata, con il beneplacito di Marchionne e con il motore Ferrari 2018 a fare da variabile. Se arriveranno punti e magari un podio, allora avremo tutti il diritto di iniziare a chiamarla Alfa Romeo Sauber…