Cinquant’anni fa, mese più mese meno, nascela la Citroen Dyane, la risposta del Double Chevron a coloro i quali desideravano una vettura diversa ma allo stesso tempo che mantenesse le basi della mitica 2CV, sul mercato dal 1948.
Il risultato fu un modello più veloce, comodo, spazioso, con una carrozzeria dalle linee tese (frutto della matita dello stilista Louis Bionier), che disponeva di un pratico portellone posteriore ma conservava l’ampia capote della 2CV ora dotata di un sistema d’apertura semplificato, azionabile anche dall’interno della vettura.
La Dyane offriva quattro posti su sedili molto confortevoli per l’epoca, tanto spazio per le gambe ed una buona visibilità. Inoltre, la sua altezza da terra insieme al grande comfort assicurato dalla morbidezza delle sospensioni, passata alla storia, ne permettevano l’utilizzo anche fuoristradistico.
La meccanica, derivata da quella collaudatissima della 2CV, era solida e affidabile: la trazione era anteriore, il motore boxer bicilindrico di 425 cc era raffreddato ad aria, l’accensione era comandata direttamente dall’albero a camme, l’alimentazione avveniva tramite un carburatore che sfruttava la ventola di raffreddamento per aumentare il volume d’aria immesso nei cilindri. Come sulla 2CV, in caso d’emergenza era possibile avviare il motore con una manovella esterna, da inserire nell’apposito foro sulla mascherina anteriore.
I primi tempi non furono dei migliori
Nonostante i presupposti e la stretta parentela con un mostro sacro come la 2CV, l’accoglienza verso la Dyane non fu delle migliori. Il colpo di genio scaturì grazie alla filiale italiana di Citroen che pensò bene di armare la Dyane di un motore più performante, così da porla un gradino sopra la 2CV in termini di offerta commerciale.
Si trattava sempre di un bicilindrico ma di 602 cc, contro i 425 cc degli esemplari venduti al di là delle Alpi. La potenza (inizialmente 28 CV, poi 35 CV già nel 1969) spingeva la vettura a sfiorare i 120 chilometri all’ora, che si raggiungevano in quarta marcia ben al di sotto del regime massimo di rotazione del motore. Presentata alla Stampa italiana nel 1967, la Dyane6, come fu poi denominata questa versione potenziata, conquistò immediatamente i giornalisti della Penisola che la valutarono “nervosa”, “funzionale”, “veloce” ed ovviamente “affidabile e confortevole”.
La svolta per la Dyane arrivò dall’Italia
Il grande successo riscosso dalla Dyane nel nostro paese fu accompagnato anche da una efficace campagna pubblicitaria pensata dalla B-Communications, l’agenzia che seguiva l’immagine di Citroën in Italia, basata su uno slogan semplice e geniale: “Dyane: l’auto in jeans”. Come i jeans, i popolari pantaloni da lavoro che, grazie alla moda Casual che al tempo spopolava, andavano bene per lavorare in cantiere o per andare a cena con gli amici, così la Dyane si trovava a suo agio sia nel traffico delle città sia sulle strade di campagna.
Azzurro e beige furono i colori più popolari sul nostro mercato, ma buone richieste furono anche per lo sgargiante Rouge Mandarin, per l’Orange Teneré o per il vivissimo Giallo Calabria. Ogni tinta, anche la più viva, rendeva questa “piccola” Citroen riconoscibile nel panorama delle squadrate vetturette degli anni ‘70 e l’inconfondibile rumore del suo bicilindrico Citroën ne anticipava l’arrivo a centinaia di metri di distanza.
La carriera della Dyane6, ma non la sua storia, terminò nel 1983 con la vendita di un esemplare di colore beige con numero di telaio 83CB5394, proprio là dove era iniziata: in Italia. Complessivamente la Citroen Dyane fu prodotta in 1.443.583 esemplari, di cui 253.393 come furgonette.