A margine del Salone di Francoforte 2015 abbiamo avuto modo di intervistare Alfonso Albaisa, Executive Design Director di Infiniti, approfondendo con lui alcuni argomenti riguardanti l’ultima nata in casa Infiniti, la Q30, senza dimenticare di dare uno sguardo al futuro del marchio.
Ecco cosa ci ha detto.
A questo Salone di Francoforte avete svelato la Q30: quali sono le idee portanti di questo progetto?
Il concept della Q30 è stato unico sin dall’inizio, perché si tratta di un crossover per quanto riguarda l’altezza, ma non per lo stile e ciò crea una sorta di nuova categoria. Dal momento che il giovane acquirente vuole qualcosa di diverso, qualcosa che lo rappresenti, proponiamo una versione più sportiva con assetto più basso e una versione più elegante, più premium.
Comunque si tratta senza dubbio di una urban car dove assetto e alcuni aspetti estetici sono pensati puramente per l’estetica, seguendo un trend che si nota soprattutto quando ci si siede all’interno. A uno primo sguardo sembra molto slanciata, come una vera sportiva, ma l’“H Point” rimane alto, cosi non sembra di essere seduti in basso. Allo stesso tempo però non si è così alti da perdere il suo carattere sportivo.
La nascita di questo nuovo modello ha visto una fruttuosa collaborazione con Mercedes e tratti in comune con la GLA.
Parlerei più di una piattaforma (in comune). Basilarmente questa collaborazione si basa sul fatto che noi abbiamo un insieme di cose, come il loro know-how, selezioniamo ciò di cui il nostro concept ha bisogno, e di conseguenza creiamo un “body in white” liberamente, puramente Infiniti. Oggi, il platform-sharing non ha alcun vincolo.
Come si è trovato a collaborare con Mercedes e com’è nata?
Oh, molto bene. Come ho detto prima, c’è piena libertà nella creazione di ciò che noi chiamiamo body in white. Ci lavorano gli ingegneri Mercedes ma è come se fossero i nostri ingegneri. La nostra parte consiste nel dirigere i lavori, ad esempio dicendo “questo dev’essere fatto più in fretta”. Si tratta semplicemente di ingegneri impegnati nel design, come per gli ingegneri Infiniti.
La scelta di collaborare è stata presa dai vertici Infiniti. C’è sinergia tra le due case, loro hanno molti motori e noi siamo ancora un small player in Europa. Ma dal mio punto di vista, anche al mio livello, Infiniti è già molto global. Ci sono ingegneri sparsi in tutto il mondo. Quindi confrontarsi con loro è molto interessante, perché il loro modo di svolgere il lavoro è diverso, così come lo sono i vari processi.
Come si muoverà il design Infiniti nei prossimi anni? Seguira più il trend Q30 o più quello Q80 Inspiration?
La Q80 racchiude il DNA Infiniti e la Q30 ha preso alcuni elementi della Q80, come le spalle molto possenti. Ma in questo caso lo stile è più spontaneo e fluido perché il consumatore cambia. A Detroit vedrete la Q60, e notereste che il linguaggio di Infiniti cambia, in base al segmento e al consumatore stesso. Non abbiamo un unico DNA; parliamo sempre con il consumatore che cambia in base al modello, così come cambiano le sue preferenze.