Il profumo della benzina Avio, la polvere, i “dietro le quinte” delle gare, i meccanici, l’attaccamento alla marca, i gli anni d’oro del grande Rally sono ormai passati. L’epopea più bella e competitiva delle corse su strada ha raggiunto traguardi irraggiungibili nel trentennio 1970-90. E poi purtroppo la passione si è un po’ persa. Ma da 11 anni ad ottobre la Repubblica di San Marino si ritrova catapultata nel passato. Il Rally Legend è Storia, Passione e Mito.
Appassionati da tutto il mondo si ritrovano qui nella Terra delle Libertà per riaccendere lo spirito e i motori che un tempo governavano le competizioni su strada. Perché un conto è vedere un gruppo B al museo, un conto è vederlo correre di traverso nelle strettissime strade tortuose della Repubblica. Un emozione senza pari.
Equipaggi da tutta Europa con le loro vetture ex gruppo A, B, WRC si sono ritrovate dal 10 al 13 ottobre per l’11 Rally Legend. L’evento celebra e fa rivivere, attraverso le numerose prove speciali e i protagonisti, la Storia più importante dei rally.
Notte prima… della Speciale
La notte al Village c’è un atmosfera spettrale. La pista di atletica del centro multifunzionale è piena di vetture da sogno. I cancelli sono chiusi, fuori è la ressa per vedere e toccare le auto, ma per noi della stampa fanno un eccezione. Giusto il tempo di due foto e capiamo già subito che il nostro desiderio (mio e quello del fotografo) sarebbe quello di possedere un garage del genere: contiamo almeno cinque Fiat 131 Abarth Rally, circa due dozzine di Lancia Delta Integrali tra 8V e 16V, la mitica Stratos, Toyota Celica St165, una Lancer Evo III, Subaru Impreza 555, la Ford Focus WRC di Galli, la Escort CW WRC di Cunico, la Octavia WRC, Fabia WRC e 206 WRC, oltre che Subaru e Lancer WRC.
Non solo: un numero imprecisato di gruppo B Lancia 037, tre Delta S4, due Audi Quattro, almeno tre Peugeot 205 T16. Poi sullo sfondo delle più umane se così si può chiamarle: Fiesta, Talbot Lotus, Clio Williams, A112 Abarth, M3 E30, Corsa Maxi Kit. Non potevamo crederci, tutto il meglio degli Anni d’Oro chiuso in questo campo da calcio (era da calcio? Non mi sono concentrato, poteva anche essere il suolo lunare per me). Un valore inestimabile, ma a queste auto quello spazio stava stretto. Troppo stretto. Ed è così che il giorno dopo si è scatenato l’inferno.
La casa di riposo può aspettare
Già solo vedere un trasferimento è stata un emozione. Sulla strada a quattro corsie che porta alla rocca accanto alle auto di serie trotterellavano come se nulla fosse mostri sacri del passato, con la targa minuscola nascosta dagli sponsor, i roll bar, gli estintori da gara e i vetri in plexiglas.
Nella prova speciale della Casa e The Legend, ma così in tutte le altre, abbiamo assistito ad uno spettacolo, senza precedenti, che pensavamo fosse tramontato per sempre. Traversi, gomme fumanti, controsterzi, staccate da due piedi sul pedale. Ecco che abbiamo capito: le “vecchiette” non sono ancora da casa di riposo, ma possono e vogliono dire la loro e non trovano un modo migliore per farlo se non sul “campo” per dimostrare che il tempo non ha arrugginito le loro viti e crepato i loro collettori, ma i cavalli ci sono e le gomme di nuova generazione poco possono contro l’esuberanza di un’era senza limitazioni.
Ecco scendere dal monte Titano il mitico Paolo Diana su Fiat 131 prototipo che apre “la stagione di caccia” con scoppi simili ad un fucile di grosso calibro (merita un video su youtube). Poi i Gruppi B, i Gruppi A e i WRC, alcuni corrono da pazzi come se l’auto tra le loro mani costasse come una normale Panda Kit o ci fosse il camion dell’assistenza pronto a sostituire i costosi componenti in carbonio incidentati. Sentire risuonare i motori di Mc Rae, Solberg, Loeb, Munari, con al volante assi come Sainz, Allen, Auriol o i nostri Biasion, Pedersoli, Cunico e Galli fa venire davvero la pelle d’oca.
Qui a vincere è la Storia
In questa edizione Markku Alen, campione finlandese e Ilkka Kivimaki, con la Lancia 037 della Magneti Marelli Checkstar, si sono aggiudicati l’11° Rallylegend dominando le ultime due giornate di gara tra le “Historic” e controllando agevolmente il vantaggio accumulato sulla concorrenza.
Per le Wrc per il campione del mondo rally 1994 Didier Auriol, in coppia con Thierry Barjou, che ha guidato per la prima volta la Citroen Xsara Wrc. Ancora un grande campione ha dominato tra le “Mith”, l’uruguagio Gustavo Trelles, in coppia con il fedele Jorge Del Buono, che ha condotto la Toyota Celica St 205 Orlando “vestita” Magneti Marelli davanti a tutti, prendendo il comando fin dalle fasi iniziali.
Ammiratissima e applaudita la coppia Carlos Sainz e Luis Moya che hanno fatto da apripista con la Volkswagen Polo R Wrc, fresca campione del mondo rally con Sebastian Ogier.
Ma al Legend lo spettacolo e l’atmosfera meritano più che i freddi numeri e i tempi delle speciali hanno meno valore. Qui vincono tutti: acclamatissima al passaggio anche la A122 Abarth, auto la maggior parte degli spettatori sente come propria.
Il Legend è una tappa fondamentale per tutti gli appassionati. Non si può apprezzare il futuro se prima non si conosce e vive il passato. Questa è una delle poche occasioni che abbiamo. E allora il Legend dovrebbe esser dichiarato patrimonio dell’UNESCO.
Arrivederci alla prossima edizione.