Mentre si avvicina sempre più il 2035, anno in cui l’Europa dovrebbe dire definitivamente addio al termico, sta salendo la preoccupazione sia tra i consumatori che tra gli imprenditori. Il motivo? Molti non si sentono ancora pronti all’elettrico che troppo spesso viene visto come l’unica strada percorribile nel percorso di transizione verso un futuro più green.
Nel percorso di avvicinamento alla riduzione delle emissioni necessari per centrare gli obiettivi per la salvaguardia dell’ambiente, ogni casa automobilistica sta seguendo una strada diversa che vede i costruttori cinesi molto avanti sulle elettriche e sulla relativa produzione delle batterie mentre alcuni costruttori europei come Stellantis e Volkswagen, si affidano alle auto ibride per colmare parte del divario emissivo, anche se questa strategia è considerata meno sostenibile.
In questo scenario di incertezza che soprattutto in Italia non vede i consumatori rispondere con grandissimo entusiasmo relativamente ai prodotti “a corrente”, ancor più vicina è la scadenza fissata al 2025 per la riduzione delle emissioni medie dei brand automobilistici del 15%. Uno scenario imminente che secondo Transport & Environment (T&E), organizzazione ambientalista belga, può essere raggiunto soltanto con la crescita delle vendite di auto elettriche (BEV). Quante elettriche dovrebbero esser vendute per non incorrere in sanzioni? Secondo una stima le BEV dovrebbero costituire tra il 20% e il 24% del mercato entro il 2025. Un risultato impensabile al momento visto che i prezzi medi delle BEV superano molto spesso i 25.000 euro.
Anche gli imprenditori sostengono che l’elettrico non è l’unica via
Nell’ambito della discussione i primi ad essere preoccupati sono gli industriali. In questi giorni rispetto alla situazione difficile sono arrivate anche le parole del vicepresidente esecutivo di Pirelli Marco Tronchetti Provera che ha evidenziato come la strada della transizione ecologica debba essere “portata su binari corretti” azzerando qualsiasi diffidenza verso tecnologie alternative all’elettrico e facendo prevalere la concretezza dei numeri in un approccio molto pragmatico.
Nel corso di un intervento a Radio 24, Tronchetti Provera ha ribadito la sua opinione riportando le seguenti dichiarazioni: “Siamo in una situazione di confusione totale, ad esempio nessuno ha calcolato qual è la fonte di energia attraverso la quale si alimenta tutta la rete per l’alimentazione delle vetture. Bisogna rifare da capo, senza avere nessuna preferenza per una tecnologia o l’altra. L’Europa deve fermarsi e mettere sul tavolo i numeri”.
Proseguendo nel corso del dibattito, il dirigente d’azienda milanese che in passato ha ricoperto ruoli apicali anche in Telecom Italia, ha sottolineato come “l’Europa abbia tecnologie che possono essere sviluppate in tema automotive, sia relativamente alla stabilità del veicolo sia per quanto riguardo i software. Ma deve diventare competitiva e per riuscirci deve fermarsi e mettere sul tavolo i numeri e le proprie capacità per definire di quale tipo di sostegno ha bisogno, anche a protezione dei milioni di lavoratori coinvolti nella filiera dell’automobile”.
Insomma, parole importanti che vanno ad aggiungersi nella disputa tra chi è favorevole all’elettrico e chi no. E voi come la pensate? Occorre puntare solo sulle BEV oppure altre forme di mobilità sostenibile costituiscono una strategia irrinunciabile?