Mentre le vendite di auto in Europa ristagnano, i Gruppi lanciano profit warning, e la domanda di elettriche è bassissima, ecco l’idea del governo italiano per dare ossigeno al mercato, almeno nel nostro Paese: la Kei Car in stile giapponese. Un progetto (quasi) impossibile quello dell’esecutivo Meloni. Più esattamente, la proposta è del ministero dell’Economia (contrariamente a quanto riportato da siti e social, il Tesoro non esiste più). Il nome del report pubblicato è “La transizione tecnologica dell’automotive italiano – Analisi della filiera, aspetti tecnologici e strumenti di policy”.
Cosa sono le Kei Car
Sono macchine piccole dedicate agli spostamenti urbani: furono introdotte nel Paese del Sol Levante durante gli anni 1950. Lunghe 3,4 metri al massimo e larghe di 1,48 metri al più, hanno in quella nazione propulsione ibrida con un motore termico e uno elettrico. In Italia, sarebbero elettriche. Avrebbero i vantaggi dei quadricicli elettrici (in termini di costo, peso e dimensione delle batterie). E coi plus delle citycar (versatilità d’uso e numero di passeggeri). Con pacchi batteria molto più piccoli (meno di 20 kWh) e leggeri (meno di 50 kg). settore.
La nostra prova della Suzuki Hustler e Alto, le microcar
Luca de Meo scopiazzato
In realtà, il ministero copiaincolla l’idea del numero uno Renault e Acea Luca de Meo: il top manager italiano da tempo chiede ai governi di creare normative specifiche per consentire l’introduzione sul mercato di piccole elettriche da città. Il tutto, in parallelo a un’alleanza tipo Airbus, che si concentri sulla produzione di citycar elettriche.
Con incentivi o senza?
Come spingere a favore delle Kei Car? Ecobonus, ricariche e parcheggi gratuiti, azzeramento della tassa di proprietà (bollo regionale), accessibilità nelle Zone a traffico limitato. E favorire la diffusione del battery swapping (cambio istantaneo della batteria presso i distributori), assieme a quella delle colonnine pubbliche e delle wallbox.
Davvero arduo vederle circolare in Italia
Diversi i problemi delle Kei Car, almeno in Italia. Abbiamo solo 60.000 punti di ricarica, di cui uno su cinque scollegato: rete con pessima distribuzione territoriale, specie al Sud. Inoltre, il governo stesso ha appena detto che di incentivi non ne vuol più sentire parlare. Adesso, un ministero parla di bonus per i veicoli. Allora, qual è l’indirizzo definitivo? Le Kei Car elettriche toglierebbero ossigeno alle Regioni eliminando il bollo auto, voce d’oro per gli enti locali che hanno costi della politica elevatissimi e sono pieni di debiti.
Senza contare gli affari d’oro, fra pedaggi (Area C di Milano) e multe (Area B di Milano e altre aree in Italia), delle ZTL nostrane, che verrebbero intaccati col full electric. Terzo: chi produce le batterie delle Kei Car? Sempre e solo i cinesi: vedi BYD, CATL e altri. Di certo, non diventiamo indipendenti dal Dragone. Un giorno, prima o poi, la nostra nazione dovrà decidersi se favorire il Regno di Mezzo o contrastarlo come fa votando sì ai dazi Ue anti ex Celeste Impero. Non ultimo, queste macchinine comunque costerebbero tantissimo: tutto quello che è a batteria ha un prezzo elevatissimo.
Il guaio delle termiche ibride plug-in
In più, il ministero parla di incentivi all’acquisto di auto parzialmente elettrificate (full hybrid o plug-in) nei grandi centri urbani, vincolando l’acquisto all’introduzione di strumenti che rivelino il tipo di carburante utilizzato (elettricità o combustibili fossili) durante l’impiego, così da disincentivare l’uso in modalità endotermica. Ossia: se compri la termica ricaricabile, la usi a corrente, non a benzina. Il dubbio è che, in questo modo, pochi si rivolgerebbero alle PHEV.
Autore: Mr. Limone