È in atto la battaglia fra l’Italia dei biocarburanti e la Germania degli e-fuel. Per inquadrarla, parliamo da lontano, ossia da marzo 2023, quando il premier Giorgia Meloni in un discorso alla Camera attacca la sinistra nostrana che appoggia le scelte dell’Unione Europea pro auto elettrica e pro Germania verde. Berlino all’epoca spingeva per il full-electric, ma con uno spazio lasciato ai carburanti sintetici, dove i tedeschi eccellono. “La sfida del nostro Paese è stabilire una diversificazione tecnologica – disse il presidente del Consiglio -. Per non devastare il nostro sistema produttivo.
Per lavorare su avanguardie che noi in questa nazione abbiamo. L’elettrico non è la panacea di tutti i mali: i componenti dell’auto elettrica vengono estratti con tecniche che devastano l’ambiente, prodotti in Cina con le centrali a carbone. C’è un problema con lo smaltimento delle batterie. La sfida sui biocarburanti l’Italia se la può tranquillamente intestare. Il rischio è di passare dalla dipendenza dal gas russo, alla dipendenza dall’elettrico cinese: non mi sembra una cosa intelligente. Credo che l’Europa debba lavorare sulla sovranità delle proprie tecnologie”.
Berlino stravince
A distanza di un anno e mezzo da quelle parole, la Germania stravince la guerra contro l’Italia, come sempre nell’UE, dominata da Berlino e Parigi. Pertanto, proprio come desideravano i tedeschi, Bruxelles apre agli e-fuel. I biocarburanti neppure li nomina, e non prende nemmeno in considerazione un allentamento dei vincoli sulle emissioni né tantomeno lo slittamento del bando termico 2035 chiesti dal nostro esecutivo alla Commissione Ue.
Asse coi Paesi Bassi
A settembre 2024, la tedesca Ursula von der Leyen dice sì alla neutralità tecnologica per la decarbonizzazione. Invia ai neocommissari una lettera per indicare i target. All’olandese Wopke Hoekstra, responsabile dell’Azione per il clima, il leader Ue raccomanda che Bruxelles assegni un “ruolo chiave” agli e-fuel spinti dalla Germania.
In questo modo, l’asse di potere Berlino-Amsterdam si conferma fortissimo, come e più di prima, nonostante la “dipartita” dell’olandese Frans Timmermans, padre del Green Deal e ritiratosi nel suo Paese alle prime avvisaglie di fallimento della rivoluzione verde. Così, la nuova Commissione post elezioni Ue si dimostra, se possibile, ancora più oltranzista della vecchia Commissione, nonostante il crollo generalizzato delle sinistre a livello di consensi.
Doccia fredda
Obbedendo alle direttive, il 23 ottobre 2024 Hoekstra gela l’Italia, non menziona i biocarburanti: sì al bando termico 2035 con l’apertura agli e-fuel. Già che c’erano, ecco pure la conferma sui carburanti sintetici del vicepresidente esecutivo designata della Commissione europea e responsabile per le Politiche ambientali, Teresa Ribera. La Germania sorride. Sullo sfondo, la Francia lascia fare, traendo soddisfazione sul primo dei suoi obiettivi raggiunti: gli extra dazi Ue sulle auto elettriche Made in China, come espressamente richiesto dal presidente della Repubblica transalpina Emmanuel Macron a settembre 2023. Berlino e Parigi impongono i propri voleri.
Il governo italiano non si arrende
Per ora, è la disfatta completa per la nostra nazione a livello internazionale automotive: dopo aver detto sì ai dazi anti Cina, non trova Case del Dragone disposte a costruire nello Stivale. Comunque, il governo non molla la presa. Come dimostrano le parole, poche ore fa, del ministro dell’Ambiente, Gilberto Pichetto Fratin, a #FORUMAutoMotive: “Bisogna superare i particolarismi nazionali. Oggi c’è una guerra di interessi contro l’Italia, il più grande produttore di biocarburanti: i Paesi che producono energia dal nucleare o possono produrre carburanti sintetici vogliono tagliare fuori i biocarburanti che, invece, possono giocare un ruolo importante nella lotta alle emissioni”.
Autore: Mr. Limone