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Intervista a Maurizio Reggiani: “il futuro di Eccentrica, tra restomod ed e-fuel”

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Ve ne abbiamo parlato nei giorni scorsi: Maurizio Reggiani, ex Chief Technical Officer di Automobili Lamborghini, da qualche mese è stato nominato Advisor presso la giovane start-up Eccentrica, realtà che abbiamo già avuto modo di apprezzare con la presentazione dell’entusiasmante nonché omonimo restomod Eccentrica, basato su una donor car del calibro della Lamborghini Diablo. Non ci siamo fatti sfuggire di mano l’occasione di intervistarlo, in primis per inquadrare meglio Eccentrica e in secondo luogo per capire quale sarà il suo impatto nella realtà fondata da Emanuel Colombini.

Si è parlato di presente e futuro, senza dimenticare cenni al passato, un passato che per forza di cose deve essere motore trainante nel mondo dei restomod. Qualcuno ha detto V12 aspirato? Forse sì, ma andiamo con ordine. Ecco la nostra intervista a Maurizio Reggiani, il nuovo Advisor di Eccentrica.

Qual è stata la sua motivazione principale per entrare a far parte di Eccentrica Automobili come advisor? 

Il mio contributo come advisor si lega al rapporto di stima che c’è con il fondatore. Cerco di dare indicazioni a 360°, quei consigli che inquadrano il mio ruolo e che derivano da decenni di esperienza nel mondo delle supersportive e da quasi trent’anni al servizio di Automobili Lamborghini. Sottolineo anche la conoscenza del mercato, le aspettative del mercato e della stampa quando si parla di un brand come quello che ho appena lasciato.

Come immagina il futuro del settore dei restomod e quale ruolo ritiene che Eccentrica possa giocare?

“Sicuramente più si va al top di questa piramide che possiamo immaginare come mondo dell’auto più c’è una sorta di amore da parte dei clienti in quello che è la purezza e il DNA delle vetture supersportive. Sicuramente il mondo delle restomod e in particolare di Eccentrica può permettere di ridare a una nicchia di clienti quelle che sono le emozioni garantite dalle vetture supersportive italiane, un vero e proprio brand nel mondo ricco di icone molto chiare nell’immaginario di tutti. L’attività che viene fatta di reshape, sia estetico che funzionale, mantenendo il DNA della vettura, creando un’aspettativa nuova, penso che possa essere una bella sfida così come lo è e lo diventa accontentare chi vuole rivivere quelle emozioni di cui parlavo in chiave moderna, con gli standard di oggi.”

La sua esperienza in Lamborghini, quasi trentennale, come influenzerà il suo approccio al lavoro in Eccentrica? Ha seguito lo sviluppo della Countach LPI-800 4?

“Penso che, alla fine, una delle grandi difficoltà che esiste nel mondo delle vetture top di gamma è quello di garantire la prosecuzione del DNA della vettura. Una cosa che ho vissuto quando ci fu l’acquisizione da parte del Gruppo Volkswagen e che, nel ruolo di direttore tecnico, ho dovuto affrontare portando sullo stesso binario i colleghi tedeschi in quelle che erano le basi per far nascere una Lamborghini. Penso, quindi, che questa sia una delle cose più difficili da ingegnerizzare. L’emozione va ingegnerizzata, le parole vanno tradotte in fenomeni fisici. Quello che posso cercare di dare in Eccentrica è proprio questo modo di trasporre nei restomod quello che è il DNA originario di una Lamborghini come penso di essere riuscito a fare con i colleghi in passato con vari modelli tra cui Gallardo, Aventador e la stessa Urus. Parlo anche del V12 aspirato, per fare un altro esempio. Per rispondere alla sua domanda sì, ho seguito lo sviluppo della Countach LPI-800 4 come di tutte le varie one-off tra cui cito la Sesto Elemento o la Veneno. Mi piace citare anche la Reventon e la one-off Aventador J. Occuparmi di volumi limitati come in questi casi fa parte di quel bagaglio che penso possa tornare utile allo sviluppo di Eccentrica.”   

diablo eccentrica

Può fornire maggiori dettagli sui progetti futuri di Eccentrica, in particolare sui modelli a cui si sta lavorando e sulle tecnologie che verranno impiegate?

“Essendo entrato da poco in Eccentrica, che considero una fantastica start-up dove si respira l’entusiasmo del fondatore Emanuel Colombini e di tutti i ragazzi che ho già incontrato, oggi siamo ancora pienamente concentrati sul lancio della restomod della Diablo che porteremo a Pebble Beach tra poche settimane con la macchina marciante. Oggi penso che sia per una realtà come questa di avere tutti orientati sullo sviluppo di questo progetto. Sul futuro ci sono tante possibilità attingendo dal mondo Lamborghini.”

Secondo lei come si concilia la tradizione dei modelli storici con l’innovazione tecnologica richiesta sui restomod? Pensa che l’elettrificazione possa giocare un ruolo o c’è dell’altro?

“Penso che nel mondo delle supersportive il discorso degli e-fuel sia la transizione più veloce che si possa andare a fare. Si potrebbe abbattere quasi in toto la CO2 e, a livello di responsabilità sociale, sarebbe una risposta importante per tutti. Oggi gli e-fuel costano tanto ma consideriamo una nicchia di clienti per cui questo problema non sarebbe una barriera. Personalmente lo sostengo ormai da diverso tempo, questo è il ponte verso la sostenibilità come la intendo io. Non si può pensare di fare supercar che aumentano di peso (elettrico, batterie, ndr) e che diminuiscono il piacere di guida dei clienti. Per il mondo dei restomod gli e-fuel sono una grande risposta e qualcosa di molto più realistico di qualcosa che nel lungo periodo non sappiamo che impatto potrà avere.”

Quali sono le sfide principali che Eccentrica deve affrontare nel posizionarsi come leader nel mercato dei restomod di alta gamma?

“Secondo me la grande forza di Eccentrica a parte l’entusiasmo e la consapevolezza di giocare in un campo dove il V12 aspirato rappresenta la migliore offerta di un cliente che approccia il mondo delle restomod, un mondo dove la Donor Car ha tantissimo valore ma è anche un mondo dove si cerca sempre la novità e l’esclusività. Penso che il grande lavoro sarà creare le condizioni grazie alle quali possiamo impressionare nuovi clienti in tutto il mondo. Come ho detto prima, uno dei parametri più importanti sarà quello di individuare un DNA di questo brand che abbia almeno un cromosoma in comune con Lamborghini.”

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Una nostra foto d’archivio della Lamborghini Gallardo

C’è un modello storico in particolare a cui le piacerebbe lavorare in futuro se ne avesse l’opportunità?

“Beh in questo caso ci possono essere vari spunti. Io ho avuto la fortuna di lavorare per tutta la mia vita nello sviluppo prodotto e mi rendo conto che tante volte bisogna avere la capacità di realizzare qualcosa che non sia la cosa più cool dal punto di vista tecnico ma quella che il mercato si aspetta di ricevere. Pensando al futuro di Eccentrica è normale pensare che, dopo la Diablo, possa essere il turno o della Murcielago o della Gallardo. Specialmente quest’ultima è stata una rivoluzione nel mondo delle supersportive, scegliere un V10 e un design così mi fa immaginare che lei potrebbe essere la prossima immaginando come potrebbe essere trasformata, specie sapendo e arrivando da un mondo dove personalmente so che corde toccare per emozionare il cliente.” 

C’è un aneddoto o una storia interessante che vorrebbe condividere sulla sua esperienza nel mondo delle auto?

“Io ho avuto la fortuna di lavorare in alcuni dei brand italiani più iconici, tra cui Maserati, Bugatti e Lamborghini. Mai da giovane avrei pensato di diventare quello che sono diventato. Dal punto di vista tecnico, di sfida diciamo così, ricordo distintamente due episodi: il primo quando arrivai in Bugatti, fui assunto dall’Ing. Stanzani e lasciai Maserati per un’azienda che doveva ripartire da zero. Mi presento all’ingegnere e chiedo cosa posso fare, dove posso iniziare. Lui mi rispose: tiri lei la prima riga. Fu una vera sfida che accolsi con entusiasmo. Della mia esperienza in Lamborghini mi piace ricordare il progetto Aventador, secondo me qualcosa di estremamente rivoluzionario. Io ho lottato per poter partire da un foglio bianco, sono riuscito a convincere il gruppo Volkswagen a puntare su una monoscocca in carbonio completamente nuova e a produrre quest’ultima a Sant’Agata, creando uno stabilimento dedicato. Non solo, aprimmo un laboratorio a Seattle dove abbiamo collaborato con Boeing che stava progettando il 787 Dreamliner. Potete immaginare la responsabilità che mi sono sentito addosso in quel periodo e, allo stesso tempo, l’enorme soddisfazione che è derivata dal successo di questo modello che è stata venduta il doppio di quanto previsto inizialmente. Mi piace chiudere con questa citazione di Giuseppe Tommasi di Lampedusa: Se vogliamo che tutto rimanga com’è, bisogna che tutto cambi.”

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