Lunedì scorso, 15 novembre 2021, una tra le più importanti banche del mondo, nonché la prima banca di investimenti americana, la JP Morgan, ha deciso di far causa alla Tesla.
L’azione legale contro l’azienda di Elon Musk sarebbe per la bellezza di 162 milioni più le spese legali, il tutto mosso dall’accusa di aver violato i termini del contratto sui warrant (strumento finanziario che conferisce al possessore il diritto di acquistare, sottoscrivere o vendere titoli ad un prezzo predefinito) risalente al 2014.
JP Morgan reputa che la Tesla si venuta meno al patto perché avrebbe dovuto consegnare le azioni oppure i contanti se il loro prezzo avesse superato un valore stabilito entro una certa data. Stando a quanto riportato dall’agenzia Reuters, in base alla denuncia presentata davanti al Tribunale federale di Manhattan, nel 2014, la Tesla ha venduto a JP Morgan dei warrant che avrebbero pagato se il loro prezzo di esercizio fosse stato inferiore al prezzo delle azioni della Tesla alla scadenza degli stessi warrant, fissata per giugno e luglio del 2021.
Per farla breve, JP Morgan rivendica il diritto di adeguare il prezzo di esercizio dopo averlo ridotto nel 2018. A scatenare il tutto sarebbe stato il famoso tweet di Elon Musk nel quale paventava l’ipotesi di rendere Tesla privata a 420 dollari per azione. Proprio questo tweet non è nuovo nel creare disagi al Ceo di Tesla, che ha già dovuto sborsare 20 milioni per una multa ricevuta dalla Sec.
Già prima della scadenza dei warrant, il prezzo dei titoli della Tesla è aumentato di quasi dieci volte, fenomeno che, secondo gli accordi, avrebbe messo Tesla nella condizione di consegnare azioni o contanti, e non avendolo fatto va considerata violante. JP Morgan aveva apportato delle modifiche nell’agosto del 2018 prima e dopo i famosi tweet di Musk. La Tesla, nel febbraio del 2019, ha scritto alla JP Morgan per sostenere che gli aggiustamenti apportati dalla banca erano troppo rapidi ed opportunistici.
Autore: Angelo Petrucci
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