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C’erano una volta le moto Opel…

Mercedes-Benz e la Mille Miglia rappresentano ormai un binomio indissolubile. Per il Marchio con la Stella, il secondo posto conquistato nel 1952 da Karl Kling al volante di una 300 SL (W 194) segna l'inizio di un fortunato ritorno sulla scena del Motorsport internazionale. Un evento che rievoca la leggendaria vittoria di Rudolf Caracciola quando, nell'aprile 1931 a bordo della SSKL assieme al suo copilota Wilhelm Sebastian, è stato il primo pilota non italiano a conquistare il podio alla Mille Miglia.
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Novanta anni fa si chiudeva la trentennale esperienza nel mondo delle due ruote delle moto Opel. Quando infatti, nel 1929, la Casa di Rüsselsheim entrò nel gruppo industriale GM fu subito chiaro che gli interessi degli americani erano lontani dalle due ruote e l’anno seguente, si interruppe definitivamente la produzione di biciclette e di motociclette e le attrezzature utilizzate per produrle furono vendute alla NSU.

Sebbene la produzione di autoveicoli fosse in costante aumento, nella Primavera del 1901 i fratelli Opel realizzano che il tempo della motorizzazione di massa era ancora di là da venire e attingendo anche alle loro nuove esperienze motoristiche misero allo studio una prima moto Opel. Un passo, tutto sommato, abbastanza naturale per un’azienda che all’epoca è uno dei maggiori produttori di biciclette.

Nell’Autunno di quello stesso anno costruirono così la loro prima “bicicletta a motore”, definizione particolarmente appropriata visto che le moto dell’epoca avevano ben poco in comune con quelle che oggi noi conosciamo. Avevano un telaio di bicicletta al quale erano adattati un serbatoio e un motore monocilindrico (verticale nel caso della Opel) collegato alla ruota posteriore per mezzo di una cinghia di cuoio. Tutto ciò senza rinunciare ovviamente ai pedali perché in fondo non si era ancora ben certi di quanto fosse davvero affidabile un motore a scoppio. Per non parlare del fatto che spesso la potenza di quei motori non era sufficiente per superare alcune salite ripide. Il prezzo relativamente accessibile (700 Marchi) della Opel 2 HP decretò l’immediato successo della prima moto Opel.

Ben presto però il pubblico cominciò a chiedere prestazioni superiori. Per questo motivo, da un lato la potenza della monocilindrica fu aumentata progressivamente entro il 1907 fino a 3,25 CV e dall’altro si costruì una bicilindrica ad accensione elettromagnetica da 3,5 CV. Pur essendo commercializzate a prezzi di rispettivamente 400 e 600 Marchi, questi modelli ebbero un modesto successo e a fine anno uscirono già di produzione.

Sette anni più tardi gli Opel tornarono sui loro passi e misero in cantiere lo sviluppo di una motocicletta leggera e robusta. Furono rispolverati vecchi progetti e si arrivò alla conclusione che la “bicicletta a motore” era il veicolo adatto per il pubblico dell’epoca. Si trattava di una normalissima bicicletta dotata di monocilindrico di 140 cc da 1 CV montato sulla ruota posteriore in grado di raggiungere a malapena i 40 km/h in pianura. Ne furono realizzate tre versioni differenti: una da uomo, una da donna e perfino una sportiva.

Nei difficili anni del Primo Dopoguerra la produzione di moto Opel, ben supportata peraltro da una serie di successi sportivi, contribuì non poco al fatturato dell’azienda tedesca. A partire dal 1922 le speciali monocilindriche a 4 valvole Opel vinsero praticamente tutte le gare tedesche. Uno dei corridori più famosi fu Fritz von Opel, figlio di Wilhelm, che riportò il nome della Opel sulla bocca di tutti.

Verso la metà degli Anni Venti Opel lanciò una monocilindrica di 498 cc che con i suoi 16 CV aveva prestazioni decisamente brillanti. La sua produzione proseguì fino al 1925, quando la Opel sospese nuovamente l’attività in campo motociclistico.

moto Opel

Fu però un’assenza di breve durata perché tre anni dopo la produzione motociclistica riprese nelle officine Elite-Diamant, in Sassonia, di cui i fratelli Opel avevano acquisito il 75%. Nel 1928 fu presentata la Motoclub, una moto dalla linea moderna e dall’eccezionale maneggevolezza, che raggiungeva i 120 km/h, ma che in realtà era la riedizione di una moto prodotta con il marchio Neander (dal nome del progettista, il grafico, pittore e costruttore Ernst Neumann-Neander).

La Opel Motoclub

Le principali novità della Opel Motoclub erano rappresentate dal telaio realizzato in profilati d’acciaio stampati e chiodati anziché in tubi d’acciaio (una soluzione che consentiva di contenere i costi di produzione e il peso della moto, aumentando al tempo stesso la rigidità e robustezza dell’insieme) e la forcella elastica di insolito disegno. L’offerta al pubblico della Motoclub prevedeva una versione base con motore da 16 CV (1.190 Marchi) e la SS con motore da 22 CV (1.290 Marchi) riconoscibile per i due tubi di scarico, dotate entrambe con cambio a 3 marce. Purtroppo, la Motoclub arrivava tardi sul mercato. Da un lato si sentono segni di una crisi industriale e dall’altro la nuova proprietà cambiarono i piani dell’azienda.

Campione

Guido Casetta

Laureato in Scienze Politiche, sono cresciuto a pane e automobili. Scrivo per professione, guido per passione!

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