Era il 24 gennaio del 2003 e Gianni Agnelli, da molti considerato l’ultimo vero Re d’Italia senza essere mai salito sul trono, si spegne nella sua residenza torinese dopo una lunga malattia. Migliaia, decine di migliaia di persone, torinesi per la maggioranza ma non solo loro, fanno la fila pur di tributare il loro saluto appena viene allestita la camera ardente nella Pinacoteca del Lingotto nei giorni successivi. Una celebrazione che prosegue con il funerale trasmesso in diretta su Rai Uno.
16 anni durante i quali il mondo dell’auto è profondamente cambiato e continua a farlo, grazie all’arrivo di nuove tecnologie sempre più green ma, almeno in Italia, legato ancora a un modo di concepire la mobilità che, forse, sarebbe piaciuta all’Avvocato. Nato nel 1921, Giovanni Agnelli detto Gianni diventa padre-padrone della Fiat fondata da suo nonno nel 1966, anno in cui viene nominato Presidente dopo l’affiancamento a Vittorio Valletta.
Un incarico che gli conferisce il vero potere in un Italia nel pieno del boom economico e che lui amministra per diversi decenni tra alti e bassi, specie in un momento, gli anni ’70, molto difficili per il capitalismo italiano dalla quale la stessa Fiat rischia di uscirne con le ossa rotte. Sono gli anni delle rivoluzioni in piazza, i cosiddetti autunni caldi, con un numero considerevole di scioperi e proteste che minano alle fondamenta la produzione industriale del Marchio torinese.
Molto si deve a Gianni Agnelli se da quel decennio Fiat ne è uscita più forte, complice la risalita economica degli anni ’80 e il compromesso storico che andava a sanare le divergenze tra due partiti che più diversi non potevano essere, la DC e il Partito Comunista Italiano che indirizza i suoi votanti verso la fine delle polemiche contro il colosso torinese e la stessa figura dell’Avvocato.
La parte finale della sua vita, conclusa tra le mura domestiche quel 24 gennaio di 16 anni fa, viene accompagnata da lutti profondi: prima, nel 1997, con la scomparsa tempestiva di colui che avrebbe dovuto succedergli, il nipote Giovannino, figlio del fratello Umberto, seguito tre anni dopo dalsuicidio del figlio Edoardo che lancia l’Avvocato in uno sconforto dal quale mai più si riprenderà. Fiat, prima di diventare FCA nel 2009, a sei anni dalla scomparsa dell’ultimo Re d’Italia, sta di nuovo soffrendo ma l’Avvocato non farà in tempo a carpirne le sorti dopo aver contribuito a trasformarla in una holding di livello internazionale. L’arrivo di Marchionne nel 2004 è la ripartenza, oggi FCA piacerebbe all’Avvocato? Chissà…
Di lui ricordiamo il suo stile sopraffino, la tipica parlata con la erre moscia nobiliare, il suo orologio sopra il polsino e le sue pazzie come partire con il suo elicottero direzione St. Moritz per una scampagnata sugli sci, anche in età avanzata, decisa la mattina stessa. Di lui ricordiamo anche il suo amore per la Ferrari, con la gioia del primo mondiale in rosso di Schumacher e dei successivi due che allietarono gli ultimi trascorsi terreni di Gianni Agnelli.