Winter Marathon. Due parole che a un appassionato di gare di regolarità fanno brillare gli occhi. Io, invece, che appassionato di auto lo sono ma non avevo mai preso parte a uno di questi eventi ne avevo solo sentito parlare. Bene.
Arrivati a Madonna di Campiglio, punto di partenza e di arrivo di questa gara insieme a Folgarida, ad accoglierci c’è principalmente un gran freddo (di notte la temperatura scende allegramente oltre i -10°), ma le aspettative che riservavo nei confronti della Winter Marathon non vengono disilluse: se da una parte la temperatura è ostica, dall’altra l’emozione di vedere riunite più di cento autovetture storiche (alla fine sulla griglia di partenza saranno ben 119) – immatricolate fino al 1968 e nove vetture di grande interesse collezionistico costruite entro il 1976 – nello stesso luogo, ti permette di dimenticarti delle mani congelate e del freddo che ti avvolge dalla testa ai piedi.
La passione dei partecipanti è tanta, tantissima. Molti equipaggi dotati di una vettura cabrio – tra cui molte Porsche 356, diverse Triumph, MG e qualche pezzo più particolare come la Fiat 508 S del 1932, la vettura più antica in gara – non ci pensano due volte a percorrere tutto l’itinerario “en plein air” come vuole la tradizione di questa speciale manifestazione.
Abbiamo seguito la gara, i 426 chilometri di strade tortuose e saliscendi, a bordo di una Porsche Panamera Turbo. Qualcuno di voi potrà pensare: come mai una Panamera? Non bisogna dimenticare uno dei punti forti di tutte le auto prodotte dalla Casa di Zuffenhausen: dove esiste una strada e qualsiasi siano le condizioni atmosferiche, la versatilità e l’ampio raggio di utilizzo di tutte le vetture Porsche riesce a soddisfare anche i più scettici. E poi il nome “Panamera” deriva dalla Carrera Panamericana, la leggendaria corsa messicana di cui si sono disputate solo cinque edizioni, ma che son bastate per paragonarla alla Mille Miglia, alla Targa Florio e, appunto, alla Winter Marathon.
La vera e propria gara di regolarità si è svolta di sabato 24 gennaio nell’arco di dodici ore circa, mentre nel pomeriggio del giorno successivo si è tenuta un’altra piccola gara all’interno del laghetto di Madonna di Campiglio con la conseguente cerimonia di premiazione serale.
Le partenze, con inizio alle 14 spaccate, avvengono ogni trenta secondi. Aspettiamo il passaggio delle prime quaranta vetture e decidiamo di iniziare anche noi questa intrigante avventura. La prima parte del percorso alla luce del giorno porta al Lago di Caldaro e noi iniziamo a prendere confidenza con la nostra Panamera che subito mette in mostra la sua comodità e una insospettabile docilità ad andature tranquille. Il secondo settore ci porta a Mazzin e durante il tragitto ci accodiamo a due Porsche 356 Coupé che forzano l’andatura, probabilmente per recuperare un ritardo pregresso: inizia il divertimento. Smettiamo di seguire il road book e teniamo il passo delle due storiche tedesche. Per i 520 cavalli della Panamera Turbo non rappresenta sicuramente un problema rimanere dietro a due auto con meno di un quinto della cavalleria, ma comunque rimaniamo sorpresi da come le due “356” mordono l’asfalto e da come, in rapporto al sorriso dei concorrenti alla guida delle vetture, anche loro si stiano divertendo come bambini.
Si fa buio, entriamo nel terzo settore che porta da Mazzin a Siusi ma, intorno alle 19, ci fermiamo a Canazei dove è prevista una sosta di venti minuti per rifocillarsi al ristorante dell’Hotel Lupo Bianco. Nel frattempo ha cominciato a nevicare e i prossimi chilometri saranno tutti in salita tra due mura di neve fino al Passo Pordoi, il punto più alto a 2.239 metri, ed è da lì in poi che la nostra Panamera Turbo deve dimostrare di che pasta è fatta sulle strade strette e ghiacciate che ci aspettano.
Dopo il ristorante, me la prendo comoda, aspetto che passino quasi tutte le vetture e mi metto dietro ad una Lancia Stratos, un vero gioiello presente a questa Winter Marathon. L’ex auto da rally danza tra le curve tenendo una buona velocità e raggiungendo i concorrenti che la precedevano, così ne approfitto per sorpassarli alla prova cronometrata per andare a seguire la bellissima Carrera RS del 1973 arancione di Pietro Innocenti, Direttore di Porsche Italia.
Pochi chilometri e ci ritroviamo imbottigliati tra il Passo di Falzarego e il Passo di Valparola, a causa di una strada in salita molto stretta e totalmente innevata, tanto che alcune vetture hanno bisogno di una spinta per ripartire.
Dopo qualche altro sorpasso mi ritrovo da solo a seguire il road book, ed è qui che il silenzio delle montagne, le curve tutte innevate e il rumore del V8 creano un’atmosfera unica, quasi surreale. Decido di aumentare ulteriormente il passo per mettere alla prova anche la dinamicità di questa grossa coupè a 4 porte per vedere come si comporta nel misto stretto. La capacità di adattamento alle situazioni, oltre al sound e alla potenza superlativa è sicuramente il marchio di fabbrica della Panamera, che si muove leggiadra sulla neve con leggere sovrasterzate in uscita di curva tenute perfettamente sotto controllo dal sistema di trazione Porsche Traction Management. Se io mi sto divertendo così tanto con un’auto moderna chissà come se la stanno ridendo i concorrenti con le loro auto storiche!
Quando ci si diverte il tempo passa in fretta, infatti, macino più di 100 km quasi senza accorgermene fino ad arrivare al Safety Park di Bolzano all’interno del quarto settore, dove sono previste alcune prove cronometrate. Mi fermo a guardare come se la cavano le varie vetture, tra le quali spiccano alcune Alfa Romeo Giulia, tante Porsche 911 e 356, una Morris Mini Cooper S del 1971 e due splendide Renault Alpine A110 1600S. Come al solito mi faccio prendere dallo spettacolo, tanto che riparto insieme all’ultima vettura con l’obiettivo, però, di arrivare a Madonna di Campiglio per vedere il primo passaggio previsto per le 02.17.
Ormai le curve innevate sono passate, il tragitto che mi aspetta è, sì ricco di curve, ma in condizioni ideali per scatenare la potenza della Panamera. Tasto Sport e via. La tedesca si mangia le curve, spesso sembra di essere al volante di una piccola sportiva. Recupero molto durante il percorso ma, arrivato a Dimaro, rallento il passo e percorro la strada finale con calma riuscendo ad arrivare a Madonna di Campiglio per il passaggio della Lancia Aprilia del 1939 guidata da Canè che poi poco dopo si sarebbe rivelato il vincitore di questa 26° edizione della Winter Marathon.
Si conclude qui la nostra avventura e non ci resta che invitare tutti gli amici appassionati di auto storiche a riunirsi per aumentare ancor di più la presenza a questi eventi e per coltivare questa grande passione. Perché come dice il famoso slogan di Porsche: “Il tuo sogno è possibile”.
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