Se fino a qualche anno fa il traguardo sembrava la guida autonoma, e non era un traguardo ambito solo da Volvo, oggi l’elettrificazione ha davvero preso il sopravvento nelle intenzioni dei grandi costruttori. Volvo Cars, che fa parte della cinese Geely, l’impegno lo vede seriamente e ha già confermato che entro il 2030 offrirà auto esclusivamente elettriche.
Si inizia, quindi, con la XC40 Recharge, auto dalle sembianze del tutto simili al SUV best seller XC40 ma che con quest’ultimo condivide dimensioni, quindi ingombri e aspetto e poco altro. Non si stravolgono quindi le caratteristiche estetiche di una vettura nata molto bene e che piace, semmai si evolvono per adattarsi alla nuova alimentazione. Non ci sono solo due motori elettrici che spingono (forte) la vettura o un motore, sempre elettrico, a supporto della plug-in, c’è anche un’ecosistema evoluto che ha visto il debutto di Google a bordo della vettura (BEV) e che segna un nuovo traguardo anche in tema di interazione uomo-macchina.
Abbiamo quindi potuto provare sia l’elettrica XC40 Recharge T8 da 408 CV sia l’ibrida plug-in T4 da 221 CV su un tratto collinare nei dintorni di Bologna. Com’è andata? Vi raccontiamo la “nuova” XC40 Recharge, nonché pietra miliare della storia di Volvo, proprio in queste righe.
Non c’è moltissimo da dire circa gli esterni della Volvo XC40 Recharge. Sì, la calandra piena è la principale differenza che la distingue non solo dalla XC40 termica ma anche dalla plug-in. Quest’ultima propone lo sportello in più per la presa di ricarica ma le differenze si fermano qui. Non cambiano le dimensioni, come si accennava: la lunghezza è di 4,43 metri, la larghezza 1,86 metri, l’altezza 1,66 metri mentre il passo misura 2,7 metri, uno standard in questo segmento.
Per i più curiosi, sappiate che l’elettrica XC40 Recharge offre 31 litri di capacità in più per trasportare bagagli: basta aprire il cofano e quello che anche sull’ibrida è l’ingombro riservato al motore endotermico e a tutta la meccanica si è ridotto fortemente lasciando maggiore spazio per, appunto, installare una vaschetta comoda per posizionare uno zaino non troppo grande (dietro, invece, la capacità minima è di 460 litri e raggiunge un massimo di 1.336 litri).
Di serie sulla Recharge Plus che abbiamo provato ci sono poi il badge Recharge Twin P8, i cerchi in lega da 19” (in optional i 20”) e i fari anteriori a LED autolivellanti e con funzione antiabbagliamento. Di serie c’è anche il colore solido Nero, sono invece a pagamento (880 euro) i metallizati (Glacer Silver, Thunder Grey, Denim Blue, Fusion Red e Onyx Black) così come i metallizzati premium (Cristal White Pearl e Sage Green).
Se la presenza dei motori elettrici è già di per sè una grossa novità per il modello di punta del brand, non bisogna dimenticare un altro passaggio. Scendendo dalla ibrida plug-in e salendo sulla XC40 Recharge elettrica, il salto generazionale avviando il sistema di infotainment è notevole. Volvo XC40 a trazione elettrica introduce infatti il nuovo e inedito sistema operativo basato su Android che, per chi possiede un telefono dell’omino verde, risulterà assolutamente famigliare.
C’è l’assistente vocale Google al quale chiedere il tempo nella vostra città o quanti chilometri potete ancora percorrere prima di ricaricare (potete chiedergli anche la colonnina più vicina), così come le mappe sono esattamente quelle di Maps (replicabile anche sul quadro strumenti digitale, un unicum), facili da utilizzare e veloci nel calcolare percorsi e quant’altro. C’è soprattutto uno schermo centrale generoso dal quale comandare tutto visto che i comandi fisici sono ridotti all’osso. I materiali rimangono di alta qualità, le plastiche rigide sono quasi del tutto assenti se non nella parte bassa del vano porte. Si respira un’aria premium e tecnologica. Per l’ansia da ricarica sappiate che non vedrete l’autonomia residua espressa in chilometri bensì in percentuale della batteria (almeno fino al 20%, passata la quale soglia l’autonomia verrà indicata in chilometri e l’auto entrerà automaticamente in una sorta di protezione per risparmiare energia in attesa di trovare una colonnina).
Dal menu centrale si possono poi regolare la temperatura così come l’importante funzione One Pedal sulla quale torneremo a breve, così come il livello di intervento di tutti gli ADAS, che non sono pochi casi, e i settaggi generali della vettura. Per quanto riguarda gli interventi in officina, già ridotti rispetto a un’auto a motore tradizionale, quest’ultimi inizieranno a sparire dal vostro calendario. XC40 elettrica è la prima Volvo a proporre gli aggiornamenti del software in modalità OTA (Over the air). Come un pc o un qualsiasi smartphone, l’idea è quella di rendere l’auto migliore al passare del tempo. Per un’auto elettrica è qualcosa alla quale dovremo presto abituarci e Volvo è stata brava ad anticipare i tempi. L’aggiornamento si può avviare ad esempio di notte, durante la ricarica nel box: anche volendo, quando l’auto si sta aggiornando non la si può guidare.
Se parliamo di Volvo XC40 Recharge, parliamo di differenti tipi di motorizzazioni. Ecco perchè è utile distinguere tra la plug-in, proposta nelle versioni T4 (221 CV) e T5 (262 CV) e l’elettrica che combina due motori elettrici per un totale di 408 CV.
Nel caso della plug-in il motore elettrico è sempre lo stesso, da 61 kW, cambia la potenza dei motori benzina (129 CV per la T4, 180 CV per la T5), mentre l’autonomia, reale, si attesta tra i 41 e i 46 km con una singola ricarica della batteria da 10,7 kWh. L’elettrica, invece, vanta prestazioni di tutto rispetto in accelerazione (la coppia, istantanea, è di 660 Nm) mentre la velocità massima è autolimitata a 180 km/h. Si parla poi di un’autonomia garantita dalla batteria da 75 kWh che può variare tra i 400 e i 420 chilometri, in base all’allestimento e alla dotazione optional che, come noto, fa variare il rigoroso ciclo WLTP.
Si è detto tante volte che la coppia istantanea dell’elettrico è qualcosa di comparbile con le migliori sportive sul mercato ma qui Volvo ha davvero spinto forte, nel vero senso del termine. La XC40 elettrica, grazie ai suoi tanti cavalli, spinge che quasi non te lo aspetti, almeno sulle prime. La reazione sul volante e sull’assetto, per un SUV di tale peso e dimensioni, è quasi spropositata, bisogna prenderci la mano quando si affonda il gas (lo 0-100 è quasi da supercar: 4,9 secondi). Ciò che poi andrebbe approfondito in un test più lungo e appropriato è soprattutto l’utilizzo della modalità One Pedal. Sulla XC40 Recharge, per ora, non si può regolare (lo si potrà fare in futuro grazie agli aggiornamenti di cui sopra), perciò avrete un’auto che tende a frenare da sola per recuperare la maggiore energia possibile se questa modalità sarà attivata e, al contrario, veleggerà come una qualsiasi auto a benzina o Diesel senza però poter rigenerarsi e quindi consumare meno.
Si tratta di un effetto frenante forte, proporzionato sì alla potenza, ma per chi non è avvezzo all’elettrico l’effetto potrebbe essere un po’ fuorviante. Si tratta infatti non di una sportiva ma di un SUV ben rifinito e comodo, forse si sarebbe potuto tarare meglio questo parametro. La guida risulta comunque allegra e, senza esagerare col gas, piacevole. La seduta alta è quella tipica da SUV e la regolazione elettrica facilita la vita. Nulla da dire, inoltre, sugli ADAS, qui Volvo ci ha ormai abituato bene da anni, bensì qualcosa si può dire dello sterzo. Risulta un po’ troppo leggero e in modalità Sport, quando la potenza si esprime al massimo, avremmo preferito un comando più sincero. Anche qui il baricentro basso fa il gioco sporco, rendendo l’auto piuttosto stabile e non troppo tendente al rollio.
Ah, altro particolare: come sulle Tesla, ma Volvo non è alla Casa americana che punta, quanto alle rivali europee, anche la XC40 elettrica non ha il pulsante di accensione. Basta tenere la chiave in tasca, salire a bordo, impostare la modalità D della leva e si parte. Anche questo è il futuro.
Per quanto riguarda la ricarica, XC40 elettrica accetta una ricarica in corrente continua massima di 150 kW, grazie alla quale in 40 minuti l’auto si ricarica fino all’80%. In futuro, ma ne inizieremo a vedere presso le concessionarie Volvo già nel 2022, vedremo comparire e le nuove Volvo Recharge Highway, pensiline coperte e illuminate dove non solo i clienti Volvo bensì tutti i possessori di un’elettrica potranno sostare per ricaricare in corrente continua fino a 175 kW di potenza.
Nel veloce primo contatto con la XC40 Recharge T4 da 221 CV abbiamo invece trovato un’auto più legata alla XC40 “originale”, la Car of the Year 2018, ma capace comunque di buone prestazioni. La potenza è ovviamente inferiore ma, dalla sua, l’ibrida Volvo può contare su ottimi consumi: Volvo ha calcolato che il percorso da noi affrontato, lungo una cinquantina di chilometri, poteva essere percorso con una media di 1,6 l/100 km, attivando davvero raramente il motore a benzina. Diverso il discorso a batterie scariche, che, lo ripetiamo ancora una volta, rappresenta un controsenso nella guida di una vettura PHEV: in questo caso Volvo ha registrato una media di 6 l/100 km. Sull’ibrida plug-in c’è poi la funzione Hold che permette di trattenere l’energia contenuta nella batteria in quel momento per poterla poi utilizzare in un secondo momento. Attivato il navigatore, sarà invece l’auto a capire il momento migliore per far entrare in funzione uno o l’altro motore, in base alla tipologia del percorso. C’è anche la funzione Recharge che carica la vostra batteria a discapito dei consumi: in questo caso il benzina funge da generatore.
Il prezzo della Volvo XC40 Recharge va distinto tra l’ibrida plug-in e l’elettrica. Nel primo caso siamo di fronte a un range di prezzo compreso tra i 47.750 e i 51.700 euro. In entrambi i casi è valido lo sconto di 6.500 euro concesso dall’Ecobonus a fronte della rottamazione.
Costa un po’ di più la XC40 elettrica: qui i prezzi da listino salgono fino a 63.850 euro ma si parte da 56.300 euro per il primo allestimento. La dotazione di serie è comunque molto buona e include anche il caricatore di bordo OBC da 11 kW (per la ricarica in corrente alternata dalla wall box o dalle colonnine pubbliche: in questo caso servono circa 7 ore e mezzo).
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