L’elettrico è il futuro. Condividendo o no quest’affermazione quante volte sentiamo, da buoni appassionati, forse a denti stretti, ripetere questa massima? C’è chi dice no, c’è chi è curioso, c’è chi non vede l’ora. Insomma, le quote sul mercato crescono, complici gli incentivi, l’offerta delle case è direttamente proporzionale e la transizione energetica, qualora non ve ne foste ancora accorti, è già tra noi. Ecco perchè abbiamo accettato di buon grado l’invito di ERaid, una 1.000 km, e qualcosa in più, per unire il viaggiare in elettrico alla ricerca di colonnine veloci, ma non vogliamo anticiparvi troppo, e l’innegabile fascino del turismo su quattro ruote (a prescindere dal motore), tra le bellezze che ci hanno permesso di scovare luoghi “magici” tra Emilia-Romagna e Toscana, senza contare da dove siamo partiti.
Insomma, una 4 giorni che è parsa, da subito, una grande sfida. Una sfida nel calcolare percorsi e disponibilità di colonnine, visto e considerato che le macchine elettriche iscritte erano ben 15, ma anche la volontà di trasmettervi un messaggio. Se questo è il futuro, oggi siamo abbastanza preparati? Tolti i convenevoli, con partenza scenografica dal rettilineo dell’Autodromo di Monza durante la prima giornata, puntiamo diretti a Parma, non prima di aver consultato il road book consegnatoci dagli organizzatori.
Contando sul supporto di Enel X, sponsor principale di ERaid, potevamo anche contare su una carta che ci ha dato, nel corso dei 4 giorni, la possibilità di caricare a profusione, e ogni qual volta si presentasse l’occasione, le nostre vetture. Le nostre perchè ogni giorno c’è stata una variazione, così da mescolare le carte. Unica richiesta: arrivare nei rispettivi alberghi con almeno il 40% di capacità residua nelle batterie e, volontariamente, evitare l’autostrada. C’è chi è riuscito, chi no, a scapito di chi il giorno dopo avrebbe ricevuto la vettura dal precedente equipaggio.
A noi di Autoappassionati.it è andato tutto sommato bene: primo giorno la Hyundai Kona EV, recentemente provata in redazione, seguita dalla Ford Mustang Mach-e nella giornata di sabato e, domenica e lunedì, rispettivamente, da Citroen e-C4 e Opel Mokka-e (le meno potenti e quelle con la batteria di capacità minore, 50 kWh). Qui, le prime considerazioni. Batterie, potenza e peso fanno per l’appunto tanto la differenza: se con la coreana non è stato un grosso ostacolo affrontare la tratta Monza-Parma, specie passando dalla pianura, lo è diventato nei giorni successivi considerando la natura del percorso suggeritoci che comprendeva un tratto appenninico, non certo il luogo dove ti aspetti di trovare un’elettrica pensata per la città, almeno per quanto riguarda Opel e Citroen.
Guidare un’elettrica oggi significa infatti, oltre a godere della proverbiale accelerazione, pianificare, pianificare e ancora pianificare. Con Enel X l’app Juice Pass, non sempre efficace, si rintracciano le colonnine di ricarica, filtrando le più veloci (CC) dalle più lente (CA). Ecco perchè ci siamo rivolti, durante i nostri turni, solo alle prime, sapendo che avevamo dei “check” da rispettare e soprattutto delle visite guidate, se no che turismo sarebbe, puntuali ad aspettarci.
Prima di parlarvi di quest’ultime, tra l’onore di aver incontrato un certo Giampaolo Dallara e la possibilità di salire sulla Torre di Pistoia o ancora aver parcheggiato le vetture poco più in là della torre pendente di Pisa (prima volta in assoluto che accade), va precisato che senza la dovuta pianificazione il rischio concreto di rimanere a piedi (e non c’è tanica di benzina che tenga, capirete) si fa concreto.
Bisogna lavorare di testa, guidare diversamente. Tutte le auto elettriche, chi più chi meno, a volte con l’aiuto di un’apposita modalità, ricaricano energia in frenata e decelerazione, energia che andrebbe altrimenti sprecata. Qui sta il segreto e qui sta il bello, la sfida: salire al valico dell’Abetone e scendere con poco meno dei chilometri che il contachilometri segnava in vetta è realtà. Più impari a guidare in elettrico, più ti senti gratificato, almeno questa è stata la mia sensazione.
A noi è andata anche bene: le colonnine fast charge di Enel X hanno sempre funzionato e, tramite una chat interna, abbiamo sempre evitato di ritrovarci, magari in una stazione a corrente alternata (max 22 kW) in più di due vetture. Ne sarebbe risultato un pomeriggio, e ad alcuni è capitato, in (lunghissima) attesa per caricare. La sfida si è fatta così appagante e avendo interiorizzato (ci è voluto poco, almeno per chi scrive) la guida elettrica, avendola già sperimentata in tempi recenti, ERaid si è trasformato presto in una sorta di una caccia…alle colonnine, in senso buono. Sempre tra una piacevole visita e l’altra, giusto per non pensare all’app e alla “fast charge”.
Bilancio positivo, quindi, volendo tralasciare tutto ciò che riguarda costi di acquisto, noleggio, prezzo delle ricariche ecc. Parliamo da tester, tester di un viaggio tipo che tra 4, 5 anni, forse anche prima, chi acquisterà un’auto elettrica vorrà magari affrontare e vuole capire cosa lo attende. Ecco, qui ad esempio Tesla è stata furba a studiare sistemi di navigazione che ti portano verso la colonnina se necessario lungo il percorso impostato, calcolando semplicemente autonomia residua e altri semplici dati. Non è lo stesso per le concorrenti presenti a ERaid. I passi da fare, anche da parte delle stesse case costruttrici e dei player del segmento, tra cui la stessa Enel X, sono e devono ancora essere parecchi.
A fine ERaid, in quel di Pietrasanta, dopo 4 giorni e oltre 1.000 km in più da mettere nel bagaglio della nostra esperienza, la premiazione. Vince chi ha percorso la strada nel modo più efficiente, rispettando i checkpoint e ha consumato meno, dati questi rilevati dai sensori di Targa Telematics, azienda italiana leader del settore digitale. Noi salutiamo ERaid consapevoli che è stata tutto sommato una bella esperienza e, per chi si affaccia al mondo della mobilità elettrica, speriamo, un forte spunto di riflessione.
In ogni caso, il turismo in elettrico è possibile. Le infrastrutture ci sono, ce ne saranno sempre di più, si migliorerà là dove si potrà migliorare.
Bella Siena, bellissima Pisa, suggestiva la partenza per un appassionato come me dalla pista dove si sono sfidati i più grandi campioni della F1 che tanto amo. Ma assistere alla forza di volontà, alla simpatia, all’umiltà con cui un uomo del calibro di Giampaolo Dallara si è pronunciato sull’auto che cambia è stato illuminante. Durante la visita alla Dallara Academy, a Varano de’ Melegari, l’84enne mai domo ingegnere parmense si è speso così sul cambiamento e sulla transizione energetica. Un uomo che ha vinto tutto nelle categorie in cui corrono i suoi telai, che si è tolto lo sfizio di “regalarsi” un gioiellino come la Dallara Stradale e che pensa al futuro prossimo, quello che grazie a un progetto con Bosch vedrà elettrificarsi anche la sua “bambina”, il tutto sempre con il sorriso e la voglia di affrontare sfide e imparare (con 84 anni sul groppone, non è davvero da tutti).
“Il futuro è elettrico, sia sulle vetture da corsa che nei tanti differenti modelli di produzione presenti all’Eraid; ma persino nelle nostre abitazioni e nelle infrastrutture che devono e dovranno sempre più consentire di alimentare questo nuovo mondo”. Memorizzate le sue parole, il nuovo mondo ha bisogno di noi, dei nostri gesti, della nostra voglia di cambiare in meglio. L’elettrico non è la soluzuone, è solo un primo passo che dobbiamo assimilare per quello che è oggi: un’alternativa.
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