I grandi gruppi assicurativi in Italia sono al centro di forti polemiche, nel settore della Rc auto: la Responsabilità civile obbligatoria che copre i danni agli altri in caso di incidente. Infatti, sino al 1993, i prezzi delle polizze erano imposti dallo Stato, mentre dal 1994 le compagnie sono libere di scegliere il costo.
All’epoca della svolta, la cosiddetta liberalizzazione, l’obiettivo del legislatore era di creare concorrenza e abbassare le tariffe, ma i risultati sono davvero deludenti. Oggi abbiamo in Italia fra le Rca più care d’Europa, con una media di 391 euro a fine novembre 2023 (la più recente rilevazione Ivass, Istituto che vigila sul comparto), in aumento del 7,1% su base annua in termini reali. Un brutto record nel Vecchio Continente. Non solo, qualcosa non quadra neppure sotto il profilo legale, con la battaglia delle clausole vessatorie. Di che si tratta?
La legge Concorrenza del 2017 ha modificato l’articolo 148 comma 11 bis del Codice delle assicurazioni: il cliente danneggiato in un sinistro nella Rca ha “la facoltà di ottenere l’integrale risarcimento per la riparazione a regola d’arte del veicolo danneggiato avvalendosi di imprese di autoriparazione di propria fiducia”. Tradotto, l’automobilista è libero di scegliere o il carrozziere indipendente (come quello di Federcarrozzieri) o il carrozziere convenzionato con la compagnia. Se sceglie il primo, avrà il rimborso al 100%.
Invece, e qui sta il guaio, molte assicurazioni piazzano franchigie in euro, scoperti in percentuale e massimali a chi si rivolge ai carrozzieri indipendenti. Penali che invece non vengono pagate dal cittadino se va dal carrozziere convenzionato: è la canalizzazione forzata. Così da controllare il mercato della riparazione, imponendo costi di manodopera ai convenzionati. Procedura che per le compagnie è legale, mentre per diverse associazioni (fra cui Assoutenti, Unarca, Unione Consumatori, Aiped) è illegale.
Il problema è che quell’articolo della legge Concorrenza 2017, come spesso succede in questi settori con Codici complicatissimi, non è scritta in modo fluido e scorrevole. Viene quindi interpretata differentemente da chi la mette in pratica.
Per questo, nel 2023, per la legge Concorrenza 2024 era stata proposta una modifica più chiara alle regole, con un riferimento semplicissimo: zero franchigie, scoperti, massimali e penali a chi va dal carrozziere indipendente. Poi, nella battaglia parlamentare, il testo si è perso sotto il fuoco incrociato di varie lobby. In futuro, verrà proposto di nuovo.
In tutto questo, qual è l’interesse dell’automobilista? Con l’eliminazione delle clausole vessatorie, arrivare a prezzi Rca inferiori. Dicendo addio anche ai 556 euro a Napoli da primato mondiale, e ai 499 euro a Caserta. D’altronde, nel 2020, la tariffa media era di 381 euro: con la giustificazione dell’inflazione, c’è stato un aumento dietro l’altro, nonostante l’interpretazione discutibile della legge Concorrenza del 2017.
Un rischio il calo delle Rca? No. Le 41 imprese vigilate hanno raccolto premi per 11,7 miliardi di euro nel 2022 (-2,1% rispetto al 2021), assicurando 38,5 milioni di veicoli. Nel primo semestre 2023, la raccolta è tornata a crescere raggiungendo 6,1 miliardi di euro (+2,9% rispetto al corrispondente periodo del 2022. Affari d’oro.
Autore: Mr. Limone
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