Da diverso tempo le associazioni di rappresentanza del settore automobilistico lanciano avvertimenti su alcuni aspetti concernenti la mobilità elettrica.
Uno dei più importanti è la disponibilità di energia “verde” per ricaricare le auto a batteria. L’intento è sempre stato quello di aumentare il ricorso alle fonti rinnovabili per accelerare la transizione ecologica, ma ad ostacolare tutto c’è il conflitto tra Russia ed Ucraina. Dalla guerra è scaturito un calo delle forniture di gas russo, quindi molti Paesi più industrializzati stanno pensando di aumentare l’uso del carbone. Tra questi c’è anche l’Italia, ma soprattutto la Germania.
I costruttori tedeschi si stanno trovando ad affrontare un vero e proprio paradosso essendo obbligati a spingere sulla mobilità elettrica ma traendo energia da fonti fossili. Dal ministero dell’economia, Robert Habeck ha detto: “Per ridurre il consumo di gas è necessario utilizzarne meno per generare elettricità. Invece, le centrali elettriche a carbone dovranno essere utilizzate di più. È una decisione amara, ma è essenziale per ridurre i consumi di gas”. La stessa decisione è pronta a prenderla anche il governo Draghi, in tal caso Italia e Germania andrebbero contro quanto firmato alla Cop26 di Glasgow, cioè l’impegno ad abbandonare il carbone entro il 2030.
Questa decisione presa dai politici tedeschi è stata definita temporanea, se non del tutto transitoria, anche perché un maggior ricorso a carbone o carburanti fossili per le produzioni energetiche ha un impatto diretto sulla mobilità elettrica, ancor di più in Germania, dove il carbone rappresenta oltre il 30% del mix energetico. La correlazione tra mobilità elettrica ed energie rinnovabili è destinata a subire un forte contraccolpo e non si sa neanche per quanto tempo.
Questo scenario era già stato preannunciato da diversi costruttori, tra i primi è stata Volvo a dire che la produzione di un’auto elettrica implica emissioni fino al 70% superiori rispetto all’assemblaggio di un’auto tradizionale. Questo allarme fa il paio con quanto dichiarato da Carlos Tavares, amministratore delegato di Stellantis: “Con il mix energetico dell’Europa, un veicolo elettrico deve percorrere 70 mila chilometri prima di compensare l’impronta di CO2 creata dalla fabbricazione della batteria”. Questo scenario allontana i benefici dell’elettrico nel tempo, evidenziando i rischi legati ad un approccio monotecnologico perseguito dall’Europa e fortemente criticato dalle associazioni della filiera.
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