Ma non ci siamo già visti? Queste potrebbero essere le parole di uno che guarda una Toyota Sienta ed è appena sceso da una Fiat Panda, le linee ci sono, è compatta, versatile, ibrida e l’aria familiare. Purtroppo, o per fortuna, a voi la scelta, la Toyota Sienta è un modello che non troveremo mai sulle nostre strade, ma che a guardarla ispira un insolito senso di “déjà-vu”. La terza generazione, appena introdotta sul mercato giapponese dove questa multispazio è presente dal 2003, colpisce infatti per alcuni tratti stilistici che la rendono molto simile alla nostra Fiat Panda, oltre che ricordare la mitica Toyota Yaris Verso.
Un caso? Sicuramente no, ma nemmeno un motivo per gridare al plagio, almeno pensando a quanto facilmente le più riuscite soluzioni di design migrano da una Casa all’altra anche da queste parti, ed il modello ha un’origine tutta sua.
La Toyota Sienta è in produzione da 20 anni ed è sempre derivata dalla base della contemporanea Yaris, però in una configurazione specifica per Giappone e sud-est asiatico e con uno stile proprio. La prima è arrivata sul mercato nipponico quando in Italia era in commercio la Toyota Yaris Verso, e già allora aveva un design autonomo, forse addirittura più gradevole e fortemente made in Japan.
Si tratta di un modello lungo poco più di 4 metri, arrivati a 4,3 su quest’ultima generazione, con larghezza e altezza contenuti entro il metro e 70 circa, e porte posteriori scorrevoli, che oggi offre perfino cinque o sette posti e due motori già visti a listino: un 1.5 a benzina con cambio CVT e l’ibrido 1.5 della Yaris anche con trazione integrale “elettrica”.
La novità principale della Toyota Sienta, specie al confronto con le precedenti, è proprio il design: addio ai fari triangolari e alle linee tese, il frontale si è fatto insolitamente morbido, con grandi fari ovali e fanali posteriori verticali posizionati sui montanti, inserti in plastica antiurto nella parte bassa delle fiancate, finestrature nere che formano un tutt’uno con i montanti.
Di fronte e di profilo sembra che qualcuno abbia rubato le linee dell’attuale Fiat Panda Cross cercando di adattarle alla belle meglio con la fisionomia di un Fiat Doblò. E non è una cosa campata in aria pensando che la Casa stessa ha dichiarato di aver adottato un motivo stilistico chiamato “Shikakumaru” e basato su forme tondeggianti che uniscono cerchi e quadrati, lo stesso concetto di “squircle” visto ed adottato 10 anni fa per la Fiat Panda.
Non siamo più totalmente nuovi a notare somiglianze tra certi nuovi modelli orientali e alcuni di quelli più popolari sulle nostre strade, ma questo accade solitamente con le auto cinesi, spesso veri e propri cloni che sono in grado di uccidere ogni proprietà intellettuale.
Quando si parla di Giappone, invece, i toni sono più deboli e sfumati: anche nel sol levante, infatti, non manca la sensibilità per le tendenze stilistiche in voga nel Vecchio Continente, che vengono tuttavia lette con un tocco più personale. Basti pensare alle molte “allusioni” alla MINI che Suzuki inserì nelle linee della Swift 10 anni e più fa, con risultati comunque gradevoli e non privi di carattere, da qui potremmo anche andare avanti all’infinito, da qui a similitudine Fiat Panda Toyota Sienta risulta essere gisutificata.
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