Ci sono voluti diversi anni per vederla su strada, una gestazione molto simile alla sorellina Model 3. Oggi quest’ultima è tra le auto più vendute in Europa e ha permesso a Tesla di fare quell’importante step sul quale forse non tutti avrebbero scommesso. La nuova Tesla Model Y che abbiamo provato in questo long test arriva a completamento di una gamma che ora è in grado di strizzare l’occhiolino a quel pubblico, a prescindere dall’alimentazione, che l’auto la vuole per forza di cose alta da terra e non può permettersi una Model X.
Sarebbe semplicistico dire che rispetto alla tanto apprezzata Model 3 la nuova Model Y aggiunge “solo” 6 centimetri in più, più che sufficienti a cambiare connotati per quanto riguarda spazio, abitabilità interna e modo di vivere l’abitacolo stesso. Qualcosa di nuovo, una via di mezzo tra Model 3 e Model X, che sconfina verso i 5 metri. Con la Model Y Tesla risponde a gran voce “presente” davanti a una concorrenza che si è fatta nel frattempo sempre più nutrita, come avrete modo di leggere nel paragrafo dedicato. Con questo modello, la Casa americana sembra sulla buona strada per continuare a dominare un mercato dove chi sceglie l’elettrico, almeno nel premium, lo fa con un Sport Utility Vehicle.
Vediamo, quindi, come si è comportata la Tesla Model Y in questa prova su strada. Ci siamo concentrati sul vivere l’esperienza a bordo della californiana con un particolare occhio ai consumi
I centimetri in più rispetto a Model 3, come vedremo a brevissimo, si sentono più dentro che fuori. Parlando delle dimensioni della Tesla Model Y, quest’ultime sono di 4,75 metri di lunghezza, 1,92 metri di larghezza e 1,62 metri di altezza. La Model Y, dal punto di vista prettamente estetico, è realmente una versione un po’ cresciuta della Model 3: sono simili gli ingombri, uguali i fanali, mentre differiscono i cerchi in lega (da 19″ o da 20″ su “Y” e da 18″ o 19″ su “3”). Forse c’è meno “grazia” rispetto alle forme più affusolate della Model 3, ma con i cerchi più grandi cambia anche la percezione visiva specie in vista laterale. Ah, l’altezza da terra è di 16,7 centimetri su Model Y.
La Model Y è, inoltre, più alta da terra della Model 3 ma nel suo essere estremamente semplice, senza linee tese, linee di rottura, sembra mancarle qualcosa. Un difetto sono sicuramente i fari a matrice di LED, visto che monta “solo” i Full LED senza possibilità di scelta. Il tetto, tipico di un SUV coupé, restituisce un lunotto estremamente inclinato dove manca, sembra incredibile ma è così, il tergicristalli. Oltre a sporcarsi, senza possibilità di pulirlo se non a mano, non offre una grande visibilità posteriore e questo non può che essere un difetto sul quale non si può letteralmente girare la testa dall’altra parte. Se, invece, guardiamo più in basso, quasi all’asfalto, spicca un bel diffusore che fa la sua figura nell’insieme del lato B.
Piace l’apertura piuttosto rivoluzionaria, assolutamente Keyless proprio perchè le chiavi non esistono. Dimenticatevi la piccola chiave che simulava la forma di una Tesla: qui, ma erano già presenti quando abbiamo provato la Model 3 (prova della Model 3 Performance e prova della Model 3 Long Range), c’è una schedina che va appoggiata al montante B per poter aprire le maniglie a scomparsa. C’è un’altra soluzione: scaricando l’app Tesla, si può interfacciare tramite Bluetooth la carta al proprio device e usare quest’ultimo come chiave. Dall’app si controllano poi tantissimi parametri come la climatizzazione (compreso riscaldamento dei sedili), la ricarica, la posizione dell’auto e si può persino far suonare il clacson o attivare le luci. In questo, Tesla è decisamente avanti a chi cerca di toglierle terreno sotto i piedi. Un’app dalla quale tanti competitor dovrebbero prendere chiaramente spunto: semplice e intuitiva.
Salendo all’interno, complice un passo di 2,89 metri, si rimane piacevolmente colpiti dallo spazio a disposizione. Ci sono rivali, dal DNA coreano, che fanno meglio in termini di passo ma ciò non toglie che la Tesla Model Y sia assolutamente in grado di far accomodare più che comodamente 5 passeggeri, con le tipiche sedute di stampo americano per poco o nulla contenitivo ma in grado di offrire tanto spazio per le gambe. Non si rimane stupiti per l’assenza, quasi totale, di comandi fisici: prima di volgere l’attenzione al generoso schermo centrale da 15″, segnalo la presenza del tasto per l’apertura delle porte sul vano portiera, dell’immancabile selettore delle modalità di guida sempre fedele a sé stesso e dell’hazard che si aziona nella zona delle luci sul bordo dell’imperiale.
Sul volante, poi, due piccole rotelline sono cliccabili e permettono non solo di regolare il volume, sarebbe troppo semplice, bensì entrando negli appositi menu saranno sempre loro ad aiutarvi nella regolazione dello sterzo e degli specchietti. Si fa tutto, e di più, dall’ipnotizzante schermo centrale. Quest’ultimo può essere tranquillamente eletto come un punto di riferimento nel mondo dell’auto: è unico nel suo genere, velocissimo nell’esecuzione dei comandi e rappresenta quasi un mondo a parte con il quale sulle prime non è così semplice prendere confidenza.
Occhio perchè dovendo fare tutto dallo schermo bisogna comunque stare concentrati sulla strada, meglio “fare amicizia” a macchina ferma prima di mettersi in viaggio dalla concessionaria. Un esempio sono le bocchette del clima, regolabili virtualmente dall’apposita schermata. Belle nel loro azionamento, possono realmente distrarre nella guida di tutti i giorni e chi siede dietro deve comunque chiedere a chi siede davanti di regolare flusso e temperatura: un po’ macchinoso. Spettacolare, non c’è che dire, l’ampissimo vetro panoramico con filtro per raggi UV.
Come su ogni Tesla provata negli ultimi anni, velocità e altri parametri si controllano anche in questo caso sempre dall’onnipresente schermo centrale. Su questo Tesla sta correndo ai ripari: la nuova Model S Model Year 22 ha già fatto debuttare non solo l’avveniristico volante simil jet aeronautico con le razze tagliate in alto, bensì un quadro strumenti virtuale che funge anche da head-up display. Ci voleva.
Dimenticatevi, inoltre, il mirroring del telefono, del quale non si sente oggettivamente la mancanza, e la cappelliera. I vetri sono molto oscuri, sia sul lunotto sia per la seconda fila, ma intanto fa strano non trovarla e con una torcia molto potente si può facilmente aggirare…l’ostacolo. Sempre divertenti e originali le fonti di intrattenimento offerte dal sistema multimediale, tra cui vari giochi, l’universo Spotify Premium presente sulla vettura in prova e, ad auto ferma, la possibilità di accedere a Netflix per godersi la serie TV preferita durante una ricarica. Sulla parte bassa del cruscotto, giocano a favore due piastre di ricariche wireless, un generosissimo vano centrale profondo e molto ampio. Promossi anche i comandi vocali, un bel modo per evitare di interagire continuamente con il display.
Infine, promosso il bagagliaio nonostante l’assenza del tendalino: è ampio poco più di quello di una Model 3 anche se la Casa, per abitudine, non rilascia questi dati alla stampa. Siamo intorno ai 600 litri e ci stanno senza problema diverse borse e borsoni come testimoniato dalla foto che trovate qui sopra. Ulteriore spazio si libera abbassando lo schienale tramite due pulsanti (ci si avvicina tranquillamente ai 2.000 litri totali) e si ricava sotto il cofano anteriore (117 litri) ottimo per il cavo di ricarica Mode 2.
Dopo tutte queste disanime sulla Tesla Model Y, prima che i suoi due motori elettrici vengano avviati, è veramente arrivata l’ora di mettersi alla guida dell’oggetto del desiderio per molti fan delle auto a batterie. Partiamo dai dati, come sempre. La batteria ha una capacità di 75 kWh e alimenta due motori elettrici, uno per asse, capaci di garantire un picco di potenza di 441 CV per la Long Range (auto in prova) e di 513 CV sulla Performance. La spinta è comunque sempre tanta, impressionante per un’auto di questa mole. Già ci aveva sorpreso la Model X e anche in questo caso si rimane stupiti visti i pesi in gioco (siamo già nell’ordine delle 2,3 tonnellate).
Molto elevato, e regolabile in tre posizioni, l’effetto one pedal. L’auto non si arresta mai completamente ma è chiaro che in frenata e decelerazione l’effetto rigenerante dei motori elettrici si avverte e questo può diventare un surplus nella guida in città, dove l’impianto frenante diventa quasi del tutto ininfluente se non per soste improvvise e di emergenza. In autostrada, per esempio, la Tesla marcia che è un piacere e anche i fruscii non sono fastidiosi. Merito di un’aerodinamica studiata a puntino e del suo design semplice ma efficace in tal senso.
La spinta dell’accoppiata elettrica si può comunque regolare e “addolcire” scegliendo l’opzione “Soft” da una delle schermate principali, quella dedicata alla guida; in tal senso, ne guadagnerà anche l’autonomia ogni volta che vi troverete ad accelerare. Ciò di cui ci si accorge in fretta non è, però, solamente la sua dote dinamica per eccellenza. Altresì lo sterzo è sì diretto ma il diametro di svolta non aiuta nelle manovre strette; il comando è comunque regolabile in tre fasi (Comfort, Standard, Sport) e il suo comportamento varia quindi in funzione di questo settaggio, rimanendo comunque sempre piuttosto diretto e abbastanza comunicativo.
Torno sulla visibilità posteriore. Specie nelle ore notturne, ci si accorge subito che diventa difficile inquadrare visivamente il veicolo che segue, specie se questo si avvicina eccessivamente; ci sono le telecamere sì, sempre attivabili dallo schermo, ma l’occhio umano fa comunque sempre la differenza. Il lunotto è davvero troppo piccolo e il rigido montante al termine del più che ampio tetto panoramico non aiuta vista la sua dimensione.
Guardando letteralmente avanti, tra le curve mi ha convinto più l’anteriore, preciso e diretto, che il posteriore, un po’ “sulle sue”: la Tesla Model Y ti ricorda, alla prima svolta, di essere in tutto e per tutto un’auto made in USA. Dove invece la Tesla ricorda a tutti, ma proprio a tutti, di essere ancora avanti anni luce è nella fase di ricarica. Ve ne accorgerete guardando il POV che abbiamo girato a bordo della Model Y. Presso il più vicino Supercharger, una volta configurata l’app, basta arrivare, connettere il cavo (che viene letto dall’auto in maniera automatica, favorendo l’apertura dello sportello) e avviare la ricarica. Quanto costa ricaricare la Tesla al Supercharger? Il costo è di 0,37 euro/kWh e presto Tesla aprirà le sue stazioni a tutti i possessori di auto elettriche.
In corrente continua la batteria accetta fino a 250 kW di potenza tanto che vi basterà letteralmente una veloce pausa pranzo per ritrovare la Model Y carica e pronta a ripartire. Chi volesse optare per una wallbox nel proprio box domestico deve sapere che l’auto accetta fino a 11 kW in alternata. Fatti due calcoli, vista la capacità della batteria, in 7 ore si carica dalla colonnina pubblica CA (22 kW, ma lei ne accetterà sempre 11) e in più di 10 (in media, una notte di sosta in garage) basta la wallbox da 4,5 opportunamente cablata. La Wall Connector di 3° generazione, un device marchiato Tesla e acquistabile a parte, costa 599 euro.
Tornando alle stazioni Tesla di ricarica superfast, basterà invece un caffè per caricare più di 100 km. Al contrario, armatevi di pazienza se vorrete connettere la vostra Model Y alla presa di corrente domestica: servono qualcosa come 2 giorni interi.
Proseguendo nel nostro test drive mi sono concentrato sul comportamento dinamico nelle situazioni di guida quotidiane. In tal senso, si può dire che la Model Y si conferma piuttosto morbida a patto di avere i cerchi da 19″ della versione in prova, meno efficiente l’assorbimento delle buche optando per i 20″ in optional. Non c’è la regolazione elettronica delle sospensioni e, anche su questo aspetto, si sarebbe potuto fare qualcosa di più. Arriverà una versione Plaid della Tesla Model Y? Probabile, ma non è ancora chiaro quando e quanti cavalli avrà.
Sull’esemplare in prova, infine, era presente la navigazione con Autopilot a livello avanzato. Utile più in autostrada che in città, permette all’auto di sterzare automaticamente se non viene rilevata dalla telecamera posta sullo specchietto la presenza di un altro veicolo in arrivo sulla corsia di sorpasso. La Tesla, così, completa la manovra e torna nella sua posizione senza che il pilota debba fare niente. Nelle situazioni di traffico congestionato la Model Y regola bene la distanza ma rimane sempre piuttosto distante dal veicolo che precede. Non bella la sensazione quando l’auto riconosce l’avvicinarsi di un camion, specie nelle corsie laterali: l’auto, in via del tutto precauzionale, frena un po’ troppo bruscamente. Quando si parla di guida autonoma di Tesla, grazie agli aggiornamenti OTA (Over-the-Air), bisogna confidare negli aggiornamenti che via via arrivano con il tempo.
Sempre nel pacchetto “base” dell’Autopilot sono compresi il parcheggio automatico e la funzione Summon (si può spostare l’auto, avanti e indietro, direttamente dall’app). A un prezzo più avanzato, ma per questo dettaglio vi rimandiamo alla sezione “prezzi e concorrenti” la versione avanzata dell’Autopilot è anche in grado di riconoscere l’attivazione dei semafori e degli stop. Successivamente, sempre grazie agli aggiornamenti, arriverà anche il sistema di autosterzatura per la città, e sarà curioso provarlo.
Quanto consuma la Tesla Model Y? Basta, anche in questo caso, consultare una delle pagine apposite sullo “schermone”. Dopo aver resettato il “Trip A” è confortante leggere un consumo medio di 196 Wh/km, quindi 19,6 kWh/km da cui deriva un’autonomia massima calcolabile in 382 km. Attenzione, un’autonomia figlia del pieno inverno che ha fatto da sottofondo alle giornate in sua compagnia e di almeno due viaggi in autostrada a velocità da codice; girando costantemente in città, prevedendo un consumo medio tra i 15 e i 16 kWh/100 km, l’autonomia sarebbe salita come minimo sopra i 450 km.
Nelle condizioni della nostra prova, siamo stati abbastanza lontano dagli oltre 500 km dichiarati dalla Casa, ma è pur vero che il nostro è un dato ampiamente migliorabile. Sotto questi aspetti, cioè autonomia e consumi medi, la Tesla Model Y è ampiamente promossa.
Il prezzo della Tesla Model Y in Italia parte da 60.990 euro per la Long Range che abbiamo provato in questa prova, con tempi di consegna stimati entro e non oltre i 2 mesi. Ricapitolando le sue caratteristiche, Tesla promette 533 km di autonomia massima nel ciclo WLTP, 217 km/h di velocità massima e 5 secondi netti per lo 0-100 km/h. Dati non troppo dissimili, con la precisazione relativa all’autonomia dipendente dal rigido clima invernale, da quelli da noi rilevati durante i nostri pochi giorni in sua compagnia.
Tornando al listino prezzi della Tesla Model Y, costa 8.000 euro in più la versione Performance (250 km/h, 3,7 secondi) e costano 1.200 euro in più il Nero Pastello e 2.200 euro le metallizzate Grigio, Blu Oceano e Rosso micalizzato. La vernice bianca della vettura in prova è invece prevista di serie senza alcun sovrapprezzo. Sono di serie anche i cerchi Gemini da 19″ che potete vedere in foto, costano invece 2.200 euro gli “Induction” da 20″ che contribuiscono ad abbassare di qualche decina di chilometri la percorrenza massima.
Per gli interni della Tesla Model Y sono a disposizione due opzioni: il Nero Totale è di serie, i sedili bianchi con parti della plancia nere (vettura in prova) costano 1.200 euro in più. Costa, infine, 3.800 euro l’Autopilot avanzato (Summon, parcheggio automatico, cambio di corsia automatico) e 7.500 euro quello che è oggi il massimo ottenibile dalla guida autonoma secondo Tesla (risconoscimento semafori e degli stop, prossimamente arriverà il sistema di autosterzatura sulle strade pubbliche). La garanzia sulle batterie è di 8 anni/195.000 km.
Concorrenti? Sono cambiati i tempi da quando Tesla poteva considerarsi senza rivali. Per la Model Y ha senso parlare di Mercedes EQC, Hyundai Ioniq 5, Kia EV6, Ford Mustang Mach-E, BMW iX3, Jaguar I-Pace, Audi Q4 e-tron e Volkswagen ID-4. Insomma, Tesla rappresenta sempre un discorso a parte, ma oggi l’alternativa c’è ed è concreta.
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