Qualche dato, giusto per inquadrarvelo? Pensate per un secondo da americani e pensate che il protagonista di questa prova su strada è niente meno che il SUV più scattante al mondo e, sì, anche quello più veloce sul famoso “quarto di miglio” (corrispondente a 402,335 metri). 0-100 km/h in 2,6 secondi, per un SUV dalla mole interessante, è un dato che già di per sé dovrebbe scatenare un certo interesse ad approfondire la questione. Il quarto di miglio in 9,9 secondi, e questo è un dato che può far contenti i nostri omologhi a stelle e strisce. Il tutto è merito dei tre motori elettrici, rivestiti da gusci in carbonio, che alimentano questo “bestione”, per una potenza minima garantita di 1.020 CV, sì avete letto proprio bene.
Dal mio punto di vista, mai avrei pensato di superare la fatidica soglia dei 1.000 CV guidando un SUV tutto sommato, nella giusta modalità, comodo e adatto per viaggiare. Mi sarei aspettato, forse, una hypercar termica, e invece eccomi qui a raccontarvi di Tesla Model X Plaid, del suo volante a cloche (Yoke), di quanto si carichi in fretta, di cosa voglia dire passare qualche giorno in sua compagnia e, non di meno, che cosa voglia dire comprarlo.
Insomma, un veloce excursus per introdurre la Tesla Model X Plaid, ora ordinabile anche in Italia.
Partiamo subito dalle dimensioni, non certo definibili come compatte, di Tesla Model X Plaid.
Davvero appariscente, specie con questa colorazione così vivace, Tesla Model X Plaid la si riconosce soprattutto grazie a un dettaglio sul generoso lato B. Basta un piccolo logo, vicino al fanale posteriore destro, per comprendere cosa si nasconde sotto quelle forme non troppo sinuose ai fini dell’aerodinamica. In realtà nel progettarla gli ingegneri Tesla hanno fatto tutto il possibile per ridurre al minimo l’impatto nefasto del baricentro alto di questa vettura. Non tanto sulla guida, quanto sulla penetrazione aerodinamica. Ecco perché le sospensioni permettono di abbassare la vettura su vari livelli, riducendo quando meno l’effetto drag o “sacrificandolo” se vi trovate ad affrontare una strada bianca e avete bisogno di alzare il più possibile la vettura. Al posteriore, poi, l’alettone fisso fa sempre la sua figura anche a vettura ferma e risulta strategico, all’aumentare proporzionato della velocità, a tenere il più possibile incollato a terra il poderoso “fondoschiena” della Model X.
Sempre molto scenografica l’apertura delle portiere posteriori Falcon Wings, capaci di riconoscere eventuali ostacoli laterali e di conseguenza di aprirsi evitando l’intoppo, ove possibile. Bello che tutto, o quasi, si comandi dall’app Tesla. Basta interfacciare la chiave tramite Bluetooth, una tessera molto simile a una carta di credito, poi si fa tutto dal proprio smartphone. Far lampeggiare le luci, suonare il clacson, muovere la vettura con la funzione Summon e, per l’appunto, aprire o chiudere le portiere. Nel caso di quelle anteriori, però, una novità molto gradevole è data dalla semplice pressione del freno che comporta la chiusura automatica della portiera elettroattuata dopo essersi accomodati. Sono peculiarità che, forse, vedremo tra diversi anni su altre vetture e in questo Tesla è sempre in grado di tirare fuori il classico coniglio dal cilidro che ti lascia abbastanza stupefatto.
Solo salendo a bordo, però, ecco l’effetto WOW. Vero, ha già scatenato molto discussioni, ma non si può rimanere certo impassibili davanti al nuovo volante a cloche, finalmente disponibile anche in Europa. La curiosità di provarlo era tanta e, prima di scendere nei dettagli con le sensazioni di guida, va detto che rappresenta una novità notevole rispetto ai più classici volanti “semplificati” cui Tesla ci ha abituato negli anni. Prima di tutto, via il selettore delle marce in stile Mercedes: ora D, N e R si inseriscono interagendo direttamente dallo schermo: novità assoluta, e si fa presto la mano.
Le frecce si attivano premendo con la mano sinistra, meglio se col pollice, sulla razza, così come dall’estremità opposta si attivano abbaglianti, tergicristalli e clacson. Già, il clacson: con una pressione singola sul tasto dedicato si ha il classico suono, modificabile a piacimento tra le tante funzioni cui Tesla ci ha abituato. Se, però, volete far sobbalzare chi precede o sorprendere i passeggeri, dovrete letteralmente pigiare con tutto il palmo della mano sulla razza, a patto di far partire i tergicristalli involontariamente al primo tentativo. Anche questa è Tesla, capace di stupirti con il notevole carico di novità che le versioni Plaid hanno portato con il loro debutto in Europa. Derivano, invece, da Model 3 e Model Y le due piastre di ricarica wireless per lo smartphone. Nuovi anche i vetri, ora doppi, che migliorano notevolmente il comfort acustico in abitacolo.
Nuovi di zecca sono anche gli schermi. Il quadro virtuale è stato ritoccato con il debutto delle nuove bocchette d’aerazione quasi completamente invisibili (a ben guardare, si vedere una piccola apertura appena sopra la modanatura in fibra di carbonio), e ha una dimensione piuttosto standard da 10,25″. Via lo schermo centrale disposto verticalmente per fare spazio a un display, orientabile orizzontalmente, da 19″. Più simile a Model 3 e Model Y, quest’ultimo si può per l’appunto orientare verso il conducente, lasciare nella posizione standard o orientare verso il passeggero. Dietro, per i due passeggeri della seconda fila, c’è uno schermo da 9,4″ che conclude il tunnel centrale della prima fila e che permette di visualizzare video da diversi sorgenti, compresi YouTube e Netflix. Lo “schermino“, il più piccolo dei tre in abitacolo, permette inoltre di comandare l’aria condizionata sulla seconda (e terza) fila o di scegliere una fonte audio diversa rispetto alla prima fila, gestibile comunque e sempre da chi siede al volante o al suo fianco.
Detto della tecnologia, il nuovo sistema operativo è basato su AMD Ryzen 9000 ed è veramente veloce nell’interazione, sia per le mappe sia per i vari software tra cui alcuni giochi arcade con cui intrattenersi durante la sosta per la ricarica. Una nota sui sedili. Davanti si sta comodi, anche se visto la potenza in gioco potrei lamentare una certa poca contenitività laterale; poco male sulla seconda fila, in realtà due vere e proprie poltrone sdoppiate. Meno confortevoli, almeno per me che sono alto 1,84 metri, le due poltroncine completamente reclinabili della terza fila. Ho avuto qualche difficoltà sia ad accedere, facendo scorrere elettricamente in avanti il sedile mediano, sia a posizionarmi. Le gambe, volente o nolente, sporgevano verso lo spazio centrale libero. Inoltre, per tutte le sedute non c’è una maniglia a cui tenersi se si inizia a viaggiare piuttosto veloce, e questa macchina con la modalità Plaid è davvero pronta a cambiare anima in men che non si dica.
Chiudiamo con lo spazio per oggetti e bagagli. Sul tunnel l’elegante cover in carbonio svela, una volta aperta, due vani separati (uno per le bottiglie, uno per oggetti), sotto ai quali esiste in realtà un secondo vano molto profondo. Un secondo vano, poi, è sotto il bracciolo. Dietro, almeno su questa Model X Plaid a sei posti fissi, il bagagliaio può comunque superare i 2.500 litri se abbattete l’ultima fila, operazione agevolata da un tasto apposito presente sulla spallina di entrambe le sedute. Con il quinto e il sesto sedile in posizione, anche 425 litri non sfigurano affatto. La moquette del vano restituisce un senso di ben fatto, più spartano ma comunque utile per il posizionamento dei cavi (specie se usate le colonnine di altri gestori) il vano anteriore.
A livello di qualità si percepisce un grande salto in avanti, specie rispetto alla precedente Model X P100 D. Ho apprezzato davvero molto la fattura del carbonio che adornava e ora adorna ancora più elegantemente l’abitacolo della Model X Plaid. Tante, infine, le prese USB-C sparse qua e là in abitacolo: ce ne sono due anche per i passeggeri della terza fila.
Seduti a bordo, dopo l’ampia disamina delle novità che presenta questa Plaid, si rimane impressionati dalla quantità di luce che pervade l’abitacolo grazie all’ampio tetto panoramico, tanto che è quasi obbligatorio guidare con gli occhiali da sole visto il poco contributo che deriva dall’aletta parasole, riposta lungo il montante quando non serve. E poi c’è lui, lo Yoke, o volante cloche per gli amici. Prima di capire come si guida la Tesla Model X Plaid con questa inedita novità, qualcosa di simile arriverà prima o poi anche in Europa sulle elettriche Toyota (con bZ4X e con le gemelle Subaru Solterra e Lexus RZ 450e), meglio prenderci subito la mano. Dico prenderci la mano perchè, pronti via, parto e mi ritrovo con la mano sinistra nel vuoto a cercare di azionare gli indicatori di direzione alla vecchia maniera. Ho letto diverse critiche mosse contro lo Yoke e non mi sento di condividerle a pieno.
Mi spiego: ci vuole dimestichezza, lo ammetto, ma come per tutte le cose si fa presto l’abitudine. Ricordo, da buon millenial, quando i primi smartphone soppiantarono di netto i vecchi cellulari con tastiera. Alcuni furono subito favorevoli, altri decisamente meno. Ora, non è che da qui a un anno tutte le auto avranno un volante a cloche, ma basta farci la mano come accade per tanti aspetti delle nostre vite. Una critica neanche troppo velata? Avrei preferito una cloche più in stile Toyota, il paragone non è stato a fatto a caso, più che altro come supporto per le mani a ruote dritte. Manca un supporto per i pollici, in sostanza, mancanza che si sente in parte anche durante le svolte. Al contrario, tenendo le mani sulla parte bassa non si accede rapidamente ai comandi, uno su tutti quelli degli indicatori di direzione.
Il più grande difetto di questo volante Yoke, e lo dico dopo aver parcheggiato più di una volta e senza troppe difficoltà in garage, sta nella demoltiplicazione. Due giri e mezzo per parte ti obbligano, per le svolte strette, a staccare la mano opposta al senso di manovra e sulle prime non si capisce dove posizionarla. Per curve leggere, diciamo così, lasciamo parlare il nostro video POV dove potete capire meglio di cosa sto parlando: lo vedete bene quando mi sono fermato al Supercharger per un veloce rabbocco di energia, le mani sembrano impazzite ma in realtà la manovra si completa in pochi istanti. Detto onestamente, avevo la vettura in mano da meno di 24 ore. Un volante molto più diretto, al contrario, specie considerando gli standard della guida nord americana, avrebbe significato un’auto troppo “puntata” e altresì pericolosa in alcune situazioni. Ricordatevi la potenza sprigionata dai tre motori, tutti sincroni a magneti permanenti, con i due al posteriore e il singolo all’anteriore.
Insomma, promosso con riserva, ma comunque non lo scarterei a prescindere dal configuratore. Parliamo, però, dell’altra arma di questa Tesla Model X Plaid, la sua potenza smisurata. Potenza che si può facilmente adattare agendo sul menu “Pedali & Sterzo” dove si può scegliere tra un’accelerazione Soft, Sport e Plaid. Con la prima l’auto si muove dolce, già con Sport si “risveglia” ma è con Plaid che ti scaraventa contro il sedile, e il bello deve ancora venire. Già, sempre curiosando nel menu, basta un clic su “Modalità Drag Strip” e, nel giro di qualche minuto di vero e proprio riscaldamento, l’auto è pronta a entrare in un’altra dimensione. 2,6 secondi per passare da 0 a 100 km/h sono numeri che fanno impressione, considerando che parliamo sempre di un’auto che dichiara a secco 2,45 tonnellate. La coppia sprigionata istantaneamente sulle quattro ruote supera abbondantemente i 1.200 Nm, il cuore sale in gola e bisogna davvero tenere sotto controllo la velocità sul quadro perchè non ci si rende conto di quanto facilmente il tachimetro virtuale stia schizzando velocemente verso i…200 km/h!
Meglio lasciare la parola al circuito, potendolo fare, dove viene fuori quello che è un difetto, importante, di questa vettura: l’impianto frenante. Parliamo di una vettura oggettivamente pesante (si avvicina alle 2,5 tonnellate a vuoto) dal baricentro alto, tutti nemici delle stabilità. In America è già ordinabile l’impianto frenante carboceramico per le Plaid (a 20.000 dollari) e con ogni probabilità lo vedremo a listino, anche in Europa, entro il 2023. Per un uso standard della vettura, ma chi compra la Plaid vuole qualcosa di più, può essere un accessorio non così fondamentale. Molto diverso il caso di chi si vuole divertire sapendo cosa ha tra le mani: vista la rapidità con cui la velocità cresce, ho trovato per l’appunto un po’ carente la presa del freno e la consistenza del pedale. Tutto questo dopo la prova della Drag Strip, sia chiaro. In situazioni di traffico o di guida rilassata, basta e avanza l’effetto del recupero energetico che è uno dei migliori sul mercato delle elettriche.
Presa confidenza con la cloche, poi, si apprezzano le doti telaistiche che sono state punto fondante nella progettazione delle nuove Plaid rispetto alle vecchie P100 D. Si calcola un risparmio vicino ai 100 chilogrammi grazie all’impiego massiccio di alluminio e leghe dello stesso, anche se il grosso problema rimane il baricentro che svetta letteralmente nel senso opposto della gravità. Per questo motivo ci riserviamo di valutare il beneficio di questi 1.000, e oltre, cavalli sulla più bassa e filante Model S Plaid.
Bene anche la ricarica di questo “Suvvone” a stelle e strisce. Con i nuovi Supercharger V3, ho toccato i 254 kW, tanto che poco più di 20 minuti sono bastati per passare da poco meno del 20% a un’ottimale 88% di batteria. A questo livello, sappiamo tutti che per completare il passaggio da 80% a 100% serve più tempo, l’auto segnava un’autonomia più che sufficiente, pari a 477 km. Non è specificato ma la batteria ha una capacità nominale vicina se non superiore ai 100 kWh quindi, anche se i cavalli sono tanti, l’autonomia è comunque buona e consente di muoversi tra un Supercharger e l’altro senza troppi pensieri. Con un consumo medio che si è aggirato tra i 25 e i 30 kWh/100 km, può sorgere qualche problema su una tratta standard come la Torino-Milano in A4 se vi sbizzarrite in modalità Plaid. In altre parole, lasciate fare al navigatore che, tra i migliori a disposizione sul mercato, vi guiderà ai vari Supercharger per giungere comodamente a destinazione con la giusta riserva di energia.
Calma piatta sul fronte Autopilot. Rispetto all’ultima Tesla Model Y Performance provata lo scorso autunno dal sottoscritto, rimane sempre ragguardevole poter affidarsi alla tecnologia per compiere un sorpasso e rientrare in corsia così come veder riconosciuti i semafori e gli stop. Siamo, però, ancora lontano dalla tanto conclamata guida autonoma di livello 3/4 che qualcuno aveva paventato come “ormai prossima” non più tardi di qualche annetto fa.
Veniamo al prezzo della Tesla Model X Plaid, modello che si erge ovviamente al più caro nella gamma del SUV californiano da 6 posti. Due le scelte: la prima parte da una base di 124.990 euro per la Dual Motor a trazione integrale, ma con la Plaid il prezzo sale fino a 144.990 euro senza aver ancora aperto la lista degli optional disponibile sul configuratore ufficiale. Scorrendola, si scopre che sono cinque le vernici tra cui scegliere, delle quali l’unica senza sovrapprezzo è la Bianco Perla micalizzata. Le altre sono la Nero pastello (1.850 euro), la Grigio Scuro metallizzato (2.250 euro), la Blu Oceano metalizzato (2.250 euro) e la Rosso micalizzata (3.200 euro) che è anche la vernice della vettura che vedete in queste foto.
Doppia anche la scelta dei cerchi: i “Cyberstream” da 20″ sono di serie, mentre costano 5.950 euro i cerchi “Turbine” da 22″, forse più adatti a mascherare la considerevole mole del SUV californiano. Per gli interni due le scelte: Bianco e Nero o Crema (entrambi a 2.500 euro), mentre così come appaiono sulla vettura in prova (colore nero totale) non c’è sovrapprezzo. Di serie c’è, anche, la configurazione a sei posti (si può scegliere a 5 o 7 sulla Dual Motor, con la prima si privilegia ovviamente il bagagliaio), mentre il famoso volante oggettivamente secondo attore protagonista di questa prova su strada è un opzione, gratuita, che si può richiedere al posto del volante tradizionale. A questo punto si possono ancora aggiungere l’Autopilot avanzato (3.800 euro) che comprende il cambio di corsia automatico e la guida autonoma al massimo potenziale (7.500 euro) che aggiunge il riconoscimento dei semafori e degli stop, segnalati dal quadro strumenti virtuale e utili a frenare la vettura nel caso in cui venga attivato l’Autopilot. Siamo in una fase di Beta sul discorso di autosterzatura sulle strade cittadine, per cui non sono attese novità a stretto giro.
Se vi interessa un finanziamento/leasing, con la formula Flex anticipando un minimo di 15.513 euro per durata contrattuale di minimo 36 mesi (TAN fisso 3,95% TAEG 4,03%) l’importo della rata ammonta a 1.396 euro/mese. Con il leasing, vale la stessa base d’anticipo, il chilometraggio può variare tra 10.000 e massimo 40.000 chilometri e la durata tra 18 e 60 mesi. Ammortizzando su un periodo più lungo possibile (60 mesi) la rata con leasing è di 1.561 euro su 10.000 chilometri percorribili annualmente.
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