Al giorno d’oggi la richiesta di auto elettriche sta diventando argomento di attualità. Vero, le vendite sono molto variabili da paese e paese e l’Italia non è certo l’esempio virtuoso. Fatto sta che con i piani ormai conclamati della quasi totalità di case costruttrici sta cambiando la geopolitica del mondo dell’auto: dal petrolio, risorsa ancora importantissima per muovere il mondo, l’attenzione si sta via via spostando sui minerali necessari per la creazione delle batterie.
Le cosiddette materie prime critiche, perchè poco diffuse sulla crosta terrestre, e oggi a quasi totale appannaggio della Cina. L’ansia, così possiamo chiamarla, si sta pian piano diffondendo sull’economia non solo europea, tanto che è già scattata da tempo (in ritardo?) la corsa a nuovi giacimenti di terre rare essenziali per la costruzione e la funzionalità stessa delle batterie. Per fortuna potremmo non dover costantemente dipendere dai cinesi, almeno stando a giudicare quanto avvenuto con la recente scoperta di un nuovo importante giacimento di terre rare in Svezia.
L’annuncio autorevole è stato dato dalla compagnia mineraria statale del Paese scandinavo, che ha quantificato, secondo le prime stime, più di 1.000.000 di tonnellate dei preziosi minerali oggi strategici per lo sviluppo della “nuova” industria automobilistica.
Questa potrebbe rappresentare un’opportunità decisamente importante capace di garantire maggiore stabilità ai costruttori del Vecchio continente proprio dal rischio di mancata disponibilità delle materie prime. D’altronde, la storia insegna: dipendere da pochi paesi per le risorse che comandano la nostra vita è deleterio e il conflitto Russia-Ucraina non ha fatto altro che farcelo capire con tutta la sua schiettezza.
Le terre rare, per chi non è esperto di chimica, sono i 17 elementi della tavola periodica dalle elevate proprietà magnetiche e conduttive e dai nomi poco conosciuti. I meno esperti troveranno nuovi e inediti nomi come europio, gadolinio, samario o terbio. La domanda di queste terre rare è già in crescita oggi ed è destinata a crescere esponenzialmente negli anni a venire.
Ora che dalla Svezia arrivano buone notizie serve semplificare l’iter che permette alle aziende minerarie di sfruttare queste risorse. Non entriamo nel “gioco” politico che vede l’UE già refrattaria sul rimandare il ban alle endotermiche oltre il 2035. Le terre rare, per fortuna o meno, sono destinate a segnare indelebilmente l’industria elettronica dei prossimi decenni. La transizione è già iniziata, per buona pace di chi spera ancora di tornare indietro.
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