Suzuki e HAT Sestriere Adventourfest: in vacanza col tassello

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È tempo di vacanze, dobbiamo decidere dove mettere le ruote quest’estate. Ladakh, Pamir o Terra del Fuoco? Sono queste alcune delle mete che ogni moto viaggiatore nostrano ha in testa quando cerca di pianificare un nuovo viaggio.

Si certo, però poi bisogna scontrarsi con la realtà,  ci sono le esigenze della moglie, dalla fidanzata, dei figli, del cane e della suocera,  non ultimo il budget a disposizione.  Quest’anno però vi veniamo in soccorso e vi proponiamo la vacanza che mette tutti d’accordo, suocera compresa.

Suzuki Italia lo scorso fine settimana ci ha portato a Sestriere per la prima edizione della HAT Adventourfest, una kermesse dedicata ai viaggi su due ruote, non potevamo quindi esimerci dal provare le loro Sport Enduro Tourer sulle piste militari del comprensorio alpino.

Suzuki V-Strom XT 1000 o 650? Io ho scelto la seconda, rigorosamente gialla come le moto da enduro anni ’70 con quei meravigliosi cerchi a raggi color oro e un richiamo forte alla mitica DR-Big soprannominata alla fine degli anni ’80 Desert Express. Di fronte a noi un parco giochi per le maxi-enduro, con panorami mozzafiato, strade bianche e rifugi che ricordano la Manali – Leh.

Il luogo ideale per una settimana con la famiglia ritagliandosi il tempo per un’escursione in solitaria, sognando le mete più esotiche.

Una scelta pratica insomma, come pratica è la V-Strom della nostra prova, la moto che gli appassionati di viaggi già conoscono, e che si è comportata bene sulle piste alpine, con le gomme tassellate Anlas Capra X e l’ABS disattivato. Per il resto divertimento puro. Il motore progressivo gira bene, silenzioso e lineare fino ai 9000 giri. Per chi vuole aggiungere un po’ di pepe basta disattivare il traction control e allora via con il posteriore che disegna virgole sulla terra come una tastiera impazzita.

Le Suzuki V-Strom 650 e 1000 protagoniste del test.

La nostra guida Mario, settant’anni a settembre di cui la maggior parte passati in moto, ci impartisce qualche nozione di base e poi via insieme a lui e Federico del marketing alla volta dei Monti della Luna, passando prima da una statale tutta curve che mi fa prendere confidenza con la bicilindrica di Hamamatsu. La V-Strom ha un’impostazione prevalentemente stradale e nel misto veloce se la cava egregiamente. Raggiunta la cima puntiamo verso il Colle Bercia e Sagnalonga, il panorama è lunare e la vista d’inverno è riservata agli sciatori che qui prendono la seggiovia che li porta in punta, a noi spetta una discesa ripida: “Prima dentro e farla scorrere!”, ci urla Mario. Scendiamo di quota ed entriamo nel bosco, pini alti tre piani fanno da cornice a un tratto più guidato, il posteriore assorbe bene le asperità del terreno, è l’anteriore che viene messo maggiormente in crisi da un paio di buche profonde, entriamo nella Val di Thures che a me ricorda il… Montenegro.

Ci fermiamo per il pranzo, cerchiamo di non esagerare per affrontare ancora brillantemente l’ultimo tratto in Valle Argentera fino al Rifugio Alpe Plane, a 2085 metri sopra il livello del mare. Costeggiamo il fiume e schiviamo un gregge di mucche al pascolo, il panorama è abbacinante, ti riempie gli occhi, diminuisco la velocità e mi godo il momento. Arrivati in cima prendiamo un caffè caldo, il giro è quasi finito, ma il luogo è magico e sa di avamposto di frontiera, la Francia in linea d’aria è a pochi metri e la bandiera della comunità valdese sventola fiera sul pennone.

Non ci resta che rincasare a bordo delle nostre moto ormai infangate. La V-Strom mi ha trasmesso fiducia, rivelando la sua natura, una moto tutto terreno fatta per viaggiare da soli o in due, senza dover cambiare strada quando l’asfalto lascia il passo alle pietre. Se questo breve giro non sazia la vostra voglia di fuori strada allora per voi c’è la V-Strom Academy. La scuola organizzata da Suzuki che propone un ampio assortimento di corsi che accompagnano tutti i motociclisti in un percorso di crescita, utile ad affinare le vostre capacità di guida anche in ottica Adventouring. 

Testo: Stefano Fassone – Credits photo: Massimo Di Trapani

Franco Daudo

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