La manutenzione dell’auto elettrica costa meno? Pare di sì, la conferma arriva
anche dall’Institut für Automobilwirtschaft (IFA), istituto tedesco che ha svolto uno studio preciso sui costi delle auto tradizionali e quelli delle elettriche: considerando di percorrere 8.000 km l’anno per 8 anni, l’auto convenzionale ha un costo medio per la manutenzione di 3.650 euro complessivi; una equivalente, ma elettrica, di 2.350 euro, ovvero il 35% in meno. Ottime notizie dunque per il futuro, ma dall’altro lato i riparatori devono formarsi, conoscere i nuovi prodotti elettrificati e, soprattutto, dotarsi di materiale che sia atto a proteggere i loro meccanici ed elettrauti che lavorano con tensioni ben superiori ai canonici 12V.
Per le riparazioni, in termini generali le case si sono attrezzate con servizi completamente in-house presso i riparatori ufficiali. Stanno comunque crescendo anche le competenze di riparatori indipendenti. Molti operatori stanno lavorando sulla formazione di meccatronici per colmare un gap occupazionale, anche in ottica
di sviluppo futuro della mobilità elettrica nel nostro Paese.
Insomma lavorare su un’auto elettrica non è facile e l’officina deve esser dotata di appositi strumenti per agire su componenti ad alta tensione. Occorre, oltre a partecipare ad appositi corsi ed abilitazioni, anche dotare l’officina di appositi attrezzi ideati per lavorare su componenti a 400 o 800 volt, come appunto quelli prodotti dalla Beta.
Ricordiamo infatti che cosa dice la direttiva riguardo ai rischi elettrici il D.Lgs. 81/2008 stabilisce vari e precisi adempimenti a carico al Datore di lavoro per arrivare all’adozione di tutte le misure atte ad eliminare o ridurre al minimo il rischio di natura elettrica, anche individuando i dispositivi di protezione individuali necessari per la tutela della sicurezza degli operatori.
In particolare si ricorda che i DPI sono divisi in tre categorie, in funzione del tipo di rischio:- I categoria: “dispositivi di facile progettazione e destinati a salvaguardare gli utilizzatori da danni lievi – autocertificati dal produttore”;- II categoria: tutti quelli non rientranti nelle altre due categorie – prototipo certificato da un ente notificato;- III categoria: “dispositivi di progettazione complessa e destinati a proteggere da rischi di morte o di lesioni gravi – ad esempio i DPI destinati a salvaguardare dai rischi connessi ad attività che espongano a tensioni elettriche pericolose o utilizzati come isolanti per alte tensioni elettriche”.
L’intervento inoltre ricorda quali sono i rischi specifici nelle attività che espongono a tensioni elettriche pericolose:
– folgorazione (comunemente detta “scossa”): “è il passaggio di una forte corrente elettrica attraverso il corpo. Può avere diversi effetti: da una leggero formicolio all’arresto cardiaco; le ustioni sono le lesioni più comuni. La gravità di una scossa elettrica dipende da: intensità, tensione e frequenza della corrente; resistenza del corpo (superficie di contatto, spessore della pelle, peso, salute, sesso, umidità ..); tempo di esposizione durante il quale il corpo rimane nel circuito; tipo di corrente (alternata o diretta). I dispositivi di protezione isolanti sono in grado di offrire una protezione adeguata contro le scosse elettriche fino ad un certo voltaggio”;
– sviluppo di un arco elettrico: “può rappresentare un pericolo a causa dell’elevato calore generato, dell’esplosione dell’aria rapidamente riscaldata, dalla vaporizzazione di metalli e dall’intensa emissione di raggi ultravioletti. I danni prodotti all’organismo sono di tipo termico (ustioni) e meccanico (fratture, danni agli organi interni). La contrazione muscolare involontaria può provocare movimenti bruschi e pericolosi, cadute e altri incidenti. I materiali ignifughi, ‘flame retardant’ o, meglio, specificamente testati all’arco possono offrire una protezione adeguata”.
Ecco quindi alcuni suggerimenti per una dotazione completa e sicura sotto il punto di vista del pericolo di folgorazione. Nelle auto elettriche esiste un connettore che permette di sganciare il circuito di alta tensione.
Una volta effettuata questa operazione un secondo connettore permette di vedere se c’è rimasta tensione residua nel circuito collegando un apposito tester o multimetro. Anche una pinza amperometrica può tornare utile per capire se c’è un assorbimento di corrente.
Una volta verificata l’assenza di corrente ogni operatore deve sempre agire con strumenti adeguati e isolati come cacciaviti Beta isolati 1000V, pinze e forbici, chiavi esagonali, bussole e tronchesi isolate, chiavi anch’esse isolate.
Oltre ovviamente ai dispositivi di protezione individuali e attrezzature isolanti: guanti/manicotti; calzature; elmetti/visiere; tappeti; attrezzi isolanti; tubi, coperte.Questi invece DPI e attrezzature di protezione contro l’arco elettrico: abbigliamento ignifugo; guanti/manicotti; elmetti/visiere; coperte. In particolare i guanti isolanti “sono i DPI più importanti per i lavori elettrici: sono la prima linea di difesa con le parti sotto tensione; possono essere utilizzati come protezione diretta lavori a contatto o secondaria in abbinamento ad attrezzi isolanti Beta”.
E’ buona norma lavorare su un tappetino isolante e recintare l’area di lavoro con catenelle e appositi cartelli. In questo caso sconsigliamo ogni operazione fai da te. La manutenzione “casalinga” su auto elettriche è possibile solo per quei componenti standard comuni ad autovetture termiche come tergicristalli, pneumatici, batteria 12v, pastiglie dei freni, filtro antipolline, ecc…
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