Curiosità

Storie Alfa Romeo 9° puntata: la 8C Competizione, tra tradizione e futuro

Tempo di lettura: 3 minuti

Pensate alla 8C Competizione e cosa vi viene in mente? Nelle teste dei progettisti e designer Alfa Romeo di metà anni ‘00, semplicemente un’auto che sapesse unire le radici del brand ma che, allo stesso tempo, fosse un laboratorio di idee per il futuro. 

Bastano le parole di Jeremy Clarkson, all’epoca ancora al timone di Top Gear, per sintetizzare questo modello: “Si chiama 8C, e credo sia semplicemente la più bella macchina mai costruita”. 8C, come gli 8 cilindri che battono sotto il suo lungo cofano e come le “otto cilindri” degli anni Trenta e le “Competizione” dei Cinquanta, che trionfarono a Le Mans e alla Mille Miglia.

Un’auto a suo modo particolare che diventa riferimento per le successive MiTo e Giulietta, così come la 4C ne eredita il DNA sportivo in dimensioni più contenute, (e con 4 cilindri in meno…). In sintesi, un successo e una pietra miliare: la 8C raccoglie 1.400 ordini da tutto il mondo in poche settimane, e i 500 esemplari numerati previsti sono già venduti prima di essere prodotti.

Alfa Romeo 8C: i motivi per i quali ha visto la luce

Siamo all’inizio del 2006, Marchionne è da circa 2 anni al comando del Lingotto e la decisione di far diventare realtà la concept car vista al Salone di Francoforte del 2003 è realtà. In 8 mesi il progetto prende vita e al Motor Show di Parigi dello stesso anno viene presentata l’auto definitiva, e le 500 unità vanno subito esaurite appena si tolgono i veli…

Dietro tanta apparenza, anche tanta, tantissima sostanza. Come la leggerezza, esaltata dal telaio “dual frame” e dall’utilizzo di alluminio, titanio, carbonio e materiali compositi. Come il bilanciamento dei pesi tra anteriore e posteriore, ottenuto con lo schema “transaxle” (motore anteriore longitudinale e cambio al retrotreno). Come la precisione di guida, affinata con l’adozione di sospensioni a doppi bracci trasversali su entrambi gli assi. 

Sotto il cofano, il 4.7 V8 da 450 CV che trasmette la sua potenza all’asse posteriore, un ritorno a ciò che Alfa Romeo considerava la normalità fino ai primi anni ‘90. In numeri, lo 0-100 viene coperto in 4,2 secondi e il rapporto peso/potenza è ottimale. Non parliamo poi di stile, giusto per tornare alle parole di Clarkson. L’ampio cofano sembra mordere l’asfalto ma in linea generale il profilo appare morbido e sinuoso. Un taglio orizzontale unisce i passaruota, congiungendosi con il “muscolo” del parafango posteriore. Il lunotto si lascia avvolgere dai montanti, che si estendono sul retro fino a rastremarsi nella coda. 

Gli “occhi” sono quelli della 33 Stradale, leggermente più alti rispetto alla linea del cofano; il retro ricorda quello della Giulietta SZ del ‘61, la prima “coda tronca” della storia dell’auto; i fari posteriori rotondi sono un omaggio alla Giulia TZ, un’altra regina delle piste. La 8C è ricca di citazioni affascinanti, e rappresenta il tributo del Centro Stile Alfa Romeo a un’intera fase storica del car design. Il trilobo, poi, sinonimo di Alfa Romeo torna prepotente sul frontale e lì rimarrà anche nei modelli a seguire.

La 8C Competizione “scuola guida” per la 4C

Tra di essi, proprio la 4C è quella che con la 8C Competizione ha più da spartire, senza essere un’edizione limitata. Con la piccola sportiva Alfa Romeo torna nel mercato delle sportive compatte offrendo materiali e soluzioni tecnologiche all’avanguardia, unite alla massima leggerezza e a straordinarie qualità dinamiche. Segreto della sportivetta è il suo peso, grazie all’ormai nota vasca in carbonio, una monoscocca, realizzata con tecnologie derivate dalla F1: peso totale? 65 kg. 

Anche il motore della 4C è “ultraleggero”: un 1750 cc a quattro cilindri in linea, interamente in alluminio, che eroga 240 cavalli di potenza massima. Per garantire una distribuzione ottimale dei pesi è collocato in posizione trasversale posteriore. Il cambio è a doppia frizione a secco. Gli schemi delle sospensioni sono di tipo sportivo: doppio triangolo sovrapposto anteriore, con gruppo molla-ammortizzatore fissato direttamente alla monoscocca, e una evoluzione del classico sistema McPherson sull’asse posteriore. La 4C raggiunge oltre 255 km/h di velocità massima con una accelerazione che la accomuna alla sua celebre progenitrice, grazie al peso ridotto nonostante i cilindri in meno: da 0 a 100 km/h in 4,5”.

Tutto il resto è storia…

Tommaso Corona

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Tommaso Corona

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