Se si apre pagina 1 del libro della Formula 1 il nome “Alfa Romeo” è il primo che appare. Semplice no? Fu proprio il Biscione ad aggiudicarsi sia il primo Gran Premio mai disputato (Silverstone 1950) sia il titolo a fine stagione, con la mitica 158 Alfetta guidata da Nino Farina, titolo bissato l’anno successivo da Juan Manuel Fangio sull’Alfetta 159. Sono loro le protagoniste del nuovo capitolo, il quarto, di Storie Alfa Romeo.
Partiamo dal presente, o quasi. L’anno scorso si è corsa la millesima gara della F1, in Cina, e sulle carrozzerie di Raikkonen e Giovinazzi Alfa Romeo, dal 2018 main sponsor del team Sauber, ha voluto celebrare le origini del mito. Sembrano passati secoli e non settant’anni osservando la celebre Alfetta, con la quale Raikkonen si è poi esibito a Silverstone, e la C39 del duo italo-finlandese. Una cosa, però, è rimasta in comune, la passione di Alfa Romeo per le corse.
L’Alfetta del 1938 è un gioiello tecnologico per l’epoca. Gioacchino Colombo progetta l’8 cilindri in linea con compressore monostadio e carburatore a triplo corpo, laddove la distribuzione è azionata da un doppio albero a camme in testa. L’uso di leghe leggere (elektron per il monoblocco, acciaio al nichel-cromo per l’albero motore) consente di ridurre il peso del propulsore a soli 165 chilogrammi. Il cambio trova posto al retrotreno, in blocco con il differenziale. È il famoso schema “transaxle”, che garantisce minore ingombro e una distribuzione ottimale dei pesi sui due assi: una soluzione che il Marchio porterà in seguito anche sulle vetture di serie.
L’Alfetta, però, nasce prima (1938) del conflitto che cambierà per sempre le sorti del mondo. Nel 1943 al Portello sono ferme alcune Alfetta 158, in attesa di un destino migliore. Alcuni appassionati alfisti, prima che possano finire vittime delle bombe alleate, decidono di nasconderle presso i propri averi non senza un pattugliamento a opera della Wehrmacht che avrebbe potuto avere ben altri esiti se non fosse stato per il collaudatore Pietro Bonini e il suo ottimo tedesco.
Finisce la guerra, cessano le bombe e le 158 vengono riportate nella loro culla, il Portello, restaurate e rimesse in condizione di correre. E tornano subito a vincere, anche se un Campionato vero e proprio non c’è ancora. Tra il 1947 e il 1948, Nino Farina trionfa a Ginevra al Gran Premio delle Nazioni, Varzi taglia per primo il traguardo del Gran Premio del Valentino a Torino e Trossi stravince il Gran Premio di Milano. Il messaggio è forte e chiaro: Alfa Romeo è sempre la squadra da battere, come prima della guerra.
Arriviamo al primo mondiale di F1, datato 1950 e disputato su sette gare. A Silverstone, round inaugurale, ci sono quattro Alfetta 158 nei primi quattro posti. Giuseppe “Nino” Farina conquista la pole position, il giro più veloce e la vittoria finale. Secondo è Luigi Fagioli, terzo Reg Parnell. Il primo podio della F1 è tutto Alfa Romeo e rimarrà scolpito, per sempre, nella storia del motorsport.
A livello di prestazioni, dovete pensare che la 158 raggiunse, all’apice della sua carriera, un rapporto peso/potenza pari a 2 kg/CV, al livello di una supersportiva di oggi. Inutile ricordare che i piloti corressero senza protezioni, senza cinture e con un fragile volante, rigorosamente in legno, tra le mani. Il dominio è talmente indiscutibile che Giuseppe Busso, storico progettista Alfa Romeo e ai tempi collaboratore di Colombo, dichiarò: “il problema principale era decidere quale dei nostri tre piloti avrebbe dovuto vincere la gara”.
Al Gran Premio di Monza, il 3 settembre 1950, Alfa Romeo anticipa le soluzioni tecniche della 159 sviluppata per partecipare al Campionato dell’anno successivo. La nuova Alfetta esordisce con una vittoria: al volante Nino Farina – che diventa così il primo Campione del Mondo di Formula 1.
L’anno successivo il campionato rimane aperto fino all’ultima gara: a contendersi il successo Alfa Romeo e Ferrari. Il motore, nonostante il cambio di nome, è quello dell’anno prima (da un’idea di 17 anni prima) ma compiendo un mezzo miracolo i tecnici del Biscione riescono ad estrarre ben 450 CV. La 159 vince in Svizzera, Belgio, Francia e Spagna, raccoglie 11 podi e stabilisce il giro più veloce in tutte e sette le gare disputate.
Il soggetto perfetto per un film tanto che gli storici produttori del momento (Dino De Laurentiis e Carlo Ponti) scelgono gli attori Amedeo Nazzari e una bellissima Alida Valli) per realizzare “Ultimo incontro”, un film interamente ambientato sui circuiti della F1 e nelle officine della Squadra Corse Alfa Romeo. Alla sceneggiatura collabora anche il noto scrittore Alberto Moravia.
Il film esce nelle sale il 24 ottobre 1951, e quattro giorni dopo Juan Manuel Fangio vince il Gran Premio di Spagna, diventando Campione del Mondo con l’Alfetta 159. È la seconda vittoria consecutiva. Alfa Romeo ha vinto i primi due titoli di Formula 1, e può ritirarsi imbattuta per dedicarsi interamente alla produzione di serie.
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