Nessuno se la ricorda, offuscata, a ragione, dal memorabile duello tra Arnoux e Villeneuve a Digione. Era il 1979, GP di Francia, e a vincere quella gara, storica, fu la RS 10 di Jean-Pierre Jabouille, la prima del turbo nella disciplina regina del motorsport. Da allora sono cambiate tante cose ma, intanto, il turbo si è diffuso a macchia d’olio sulle stradali e, dal 2014, è tornato anche in F1, parallelamente ai motori ibridi. Questo è il racconto, se avrete il piacere di leggerlo, di un’invenzione che ha cambiato per sempre il mondo dell’auto.
Partiamo dai festeggiamenti. Nei giorni scorsi, più precisamente il 19 luglio, Renault ha festeggiato im quarant’anni dalla prima vittoria del turbo in F1 portando in pista veicoli simbolici, dalla F1 del 1979 nella sua livrea bianco-gialla ad altri modelli, questa volta stradali, che mitologici è dire poco.
La storia della sovralimentazione inizia, però, nel 1977, quando sulla griglia del mondiale debutta la prima vera Renault turbo della storia, la RS01 con il suo V6 sovralimentato, curiosamente lo stesso frazionamento che troviamo oggi sulle piste del mondiale, sebbene “aiutato” dalla controparte elettrica per un valore ormai vicino ai 1.000 CV. Tornando al ’77, sono tre anni di guasti e sorrisi, quasi di sfida, da parte degli avversari, e poi quella vittoria, passata in sordina per il motivo di cui sopra. A trionfare, perché di trionfo si trattò per la portata storica dell’evento, fu il piccolo 1.5 turbo che riuscì a battere la concorrenza dei 3.0 aspirati, nell’epoca in cui c’era la massima libertà di impiego circa la tipologia di propulsore.
La storia del turbo, però, affonda le sue radici nel 1902, quando il fondatore, Louis Renault, capisce che portare una maggiore quantità d’aria nelle camere di combustione non può che migliorare il rendimento. Il fondatore-inventore deposita un brevetto per “aumentare la pressione di aspirazione dei gas nei cilindri [tramite] un ventilatore o un piccolo compressore”. Passano circa cinquant’anni e, dopo la seconda guerra mondiale, il compressore e soprattutto il turbocompressore, la cui affidabilità era stata migliorata, vengono utilizzati abitualmente nei grossi motori Diesel delle locomotive e degli automezzi pesanti.
Su strada, specificatamente su un motore Renault, il turbo debuttò nel 1972 su un’Alpine A110 gruppo 5, rimasta famoso per il suo evidente turbo-lag. Seguono diversi prototipi, con la vittoria della Renault Alpine A442B alla 24 Ore di Le Mans nel 1978. La vittoria in Francia (nessuno avrebbe scommesso un soldo su cosa sarebbe successo da lì a un anno) convince la Regiè a tentare l’impossibile, vincere in F1.
Spuntata questa casella, con la parentesi Renault 5 Maxi Turbo, capace di arrivare alla stratosferica potenza di 350 CV (solo trazione anteriore) con tanto di vittorie nel Gruppo B davanti alle più blasonate trazioni integrali, la tecnologia turbo è già arrivata sulle strade di tutti i giorni, al servizio delle prestazioni e dei sorrisi degli appassionati.
La prima è la Renault 18 Turbo del 1980, con motore 1.6 da 110 CV e turbina Garrett montata a monte del carburatore. Il propulsore di Renault 18 Turbo ha la caratteristica di essere sovralimentato da un turbo a carburatore soffiato, alimentato da aria raffreddata. È dotato anche di sensore di detonazione e centralina di accensione. Seguono la 5 Turbo (1981), sintesi della massima evoluzione del modello introdotto già nel 1972 e la 5 Alpine Turbo, la sua controparte sportiva, velocità massima dichiarata 185 km/h. Altri modelli da ricordare? La Renault Fuego Turbo (1983), la 11 Turbo (1984), la 9 Turbo e la 5 GT Turbo (1985) e, sempre a cavallo degli anni ’80, la 21 2L. Turbo (1987).
Seguiranno altri modelli negli anni ’90, come la Safrane BiTurbo, con V6 3 litri da 268 CV, ma arrivando al presente, due sono le punte di diamante della gamma turbo Renault. Alpine, come sappiamo, è tornata alla ribalta grazie all’A110, con il 1.8 sovralimentato da 252 CV, ma solo la Megane R.S. e la R.S. Trophy si spingono ancora più in là. La prima, presentata nel 2017, conta su 275 CV ma è la Trophy che porta al vertice la capacità del 2.0 sovralimentato, adottando un turbo più grande e soprattutto montato su cuscinetti di ceramica per migliorare la risposta.
La prova dell’auto in questione, oggi soggetta al nostro test, la troverete molto presto sulle nostre pagine di autoappassionati.it. Ah già, quasi dimenticavamo: la Trophy R, ha segnato di recente il nuovo record sui 20,6 km del Nürburgring: 07’40’’100, nuovo record ufficiale per una trazione anteriore. Onore a quarant’anni di storia e grazie a Renault per averla portata all’onore che merita.
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