Karl Abarth. Tutto nacque dalla mente del suo creatore quasi settant’anni fa. La storia Abarth nasce così, nel lontano 1949, quando, dopo una carriera da pilota, Karl e Guido Scagliarini fondano la Abarth & C.
Nato nel 1908 a Vienna, Karl Abarth iniziò già da giovanissimo ad appassionarsi alla velocità, quando da ragazzino, a circa 11 anni, ricoprì la ruota in legno del suo monopattino con una cintura in cuoio, in modo da raggiungere una velocità superiore e battere gli altri ragazzi nelle sfide di quartiere. Subito si capì che l’elaborazione ai fini delle performance era nel DNA del giovane Abarth, quando finalmente arrivò il suo momento.
Iniziò con il mondo delle due ruote, ma in seguito a un incidente e alla difficile situazione dell’Austria durante la Seconda Guerra Mondiale, Karl si trasferì in Italia, dove raggiunse il padre e ottenne la cittadinanza italiana, naturalizzando il suo nome in Carlo. Nel tentativo di ritornare ad occuparsi di meccanica e competizioni motoristiche, scrisse all’amico Ferry Porsche per offrirsi come collaboratore, che, una volta scarcerato, chiamò Abarth per far parte del gruppo di lavoro formato per gestire l’ambizioso progetto sportivo della Cisitalia, quale responsabile organizzativo per le gare.
L’esperienza durò solo due anni, ma gli permise di entrare appieno nel mondo delle corse e di rimanere in contatto con i grandi dell’automobilismo mondiale di quell’epoca, come, ad esempio, Piero Taruffi e Tazio Nuvolari. Quando, nel 1949, Cisitalia fallì, Abarth ricevette, come pagamento dei suoi crediti, le vetture dell’azienda utilizzate dal reparto corse e alcune casse di ricambi e altri materiali, provenienti dall’officina di sperimentazione. Proprio in quelle casse, a sua insaputa, si nascondeva la fortuna della futura Abarth & C.
Una parentesi importante della sua carriera personale, avvenne nel 1965, a 57 anni, quando Carlo Abarth ottenne il record di accelerazione al volante della sua Fiat Abarth “1000 monoposto record” Classe G e il giorno successivo ottiene lo stesso record su una monoposto Classe E. Per entrare nel piccolo abitacolo era dimagrito di 30 kg grazie a una dieta a base di mele.
Carlo Abarth muore il 24 ottobre 1979, quando ormai, già da otto anni il Marchio Abarth era diventato di proprietà della Fiat.
La prima vettura prodotta, la 204 A Roadster, derivazione della FIAT 1100, vinse immediatamente il campionato italiano 1100 Sport e quello di Formula 2. In parallelo alle corse, s’iniziarono a produrre i kit di elaborazione che aumentavano prestazione, potenza e velocità delle macchine di serie.
La nuova 1100, lanciata da FIAT nel 1953, rappresenta per la Abarth la possibilità di creare ulteriore valore da un mezzo esistente. Proprio in quell’anno i risultati aziendali danno ragione ad Abarth: 70 dipendenti, esportazioni al 10% del fatturato totale, quasi 50.000 marmitte prodotte. Il mondo che oggi chiamiamo aftermarket, infatti, nacque proprio da quell’elemento che, ancora oggi è uno dei fiori all’occhiello del Marchio: la Marmitta Abarth, inizialmente prodotta solo per la Topolino, che riusciva ad aggiungere alla piccola utilitaria un sound più cattivo, oltre ad un piccolo aumento di potenza.
Pochi anni dopo, la Abarth & C. poteva già contare su 375 dipendenti e una produzione di circa 300.000 marmitte l’anno. È del 1955, però, la scelta di rielaborare la Fiat 600 per ricavarne una piccola sportiva, la 750 GT. Questa vettura rappresenta una grande intuizione per Abarth, con risultati eccezionali, confermati anche dalla 500 Abarth, con impianto di scarico della ditta e carburatori Weber. Oltre al successo a livello di prestazioni, la piccola Abarth si conferma anche a livello commerciale, stupendo tutti gli addetti ai lavori.
Passano gli anni e i successi continuano, sia nel mondo del motorsport, sia sul mercato. Si arriva così al 1971, quando Abarth venne acquisita da Fiat e, l’azienda torinese produce interpretazioni di auto del gruppo, come la A112 Abarth, 124 Spider, le 131 e Ritmo, per arrivare a collaborazioni addirittura con Lancia, come sulla 037, S4 e la Delta.
Il marchio Abarth ancora oggi mantiene invariato il suo DNA, e resta sinonimo di performance, grande piacere di guida e sportività.
Attualmente l’azienda è una società controllata al 100% da FCA Italy, a sua volta facente parte di Fiat Chrysler Automobiles. Rilanciata a partire dal 2007, con il nome Abarth & C. SpA, l’azienda si occupa della produzione e commercializzazione di versioni sportive ed elaborazioni di vetture FIAT con il marchio Abarth.
Grande Punto, Punto EVO, 500, poi diventata 595, e 124 Spider sono i modelli che hanno caratterizzato questi ultimi 11 anni di storia, dalla rinascita.
La risposta è molto semplice: lo scorpione era il suo segno zodiacale e per questa motivazione fu scelto, ma, in seguito questa figura venne anche associata alle auto Abarth, leggere, veloci e pungenti, proprio come il piccolo predatore.
Dopo l’introduzione delle ultime novità legate alla riforma del codice della strada e le relative…
Abbiamo parlato negli scorsi giorni delle voci sempre più insistenti riguardanti una possibile fusione tra…
Una Range Rover a meno di 4.000 euro? Sembra un "sogno" ma in realtà la…
L'abbiamo provata, solo pochi mesi fa, in versione completamente elettrica la Leapmotor C10, SUV prodotto…
In un 2024 che ha visto Hyundai sorridere di fronte ai risultati di crescita sul…
Sin dal debutto dell’Audi e-tron nel 2019, il primo modello completamente elettrico della Casa dei…