Tecnologia

Steer-by-wire: una tecnologia che lascia dubbi

Tempo di lettura: 3 minuti

Lo steer-by-wire elimina la tradizionale connessione meccanica tra il volante e le ruote. Quindi affida il controllo dello sterzo a un sistema completamente elettronico

Questa tecnologia risale ai primi 2000, ispirandosi al fly-by-wire adottato in aeronautica

La prima casa automobilistica a implementarlo effettivamente in un modello di produzione è stata Infiniti con la Q50 nel 2013. Qui però si manteneva un collegamento meccanico di backup. 

Oggi lo steer-by-wire invece è totalmente elettronico. È presente ancora in pochissimi modelli di lusso e auto elettriche. Si può trovare nella Nissan Ariya, nella Lexus LS e più recentemente nel Tesla Cybertruck, modello che ha sollevato diverse critiche.

Proprio a partire da ciò cogliamo l’occasione per raccontare i vantaggi promessi da questa tecnologia e le criticità che instillano dubbi sia nei consumatori che nel mercato.

Vantaggi potenziali

Lo steer-by-wire consente una maggiore personalizzazione della risposta dello sterzo in base alle condizioni di guida. Per esempio a bassa velocità è possibile ottenere un raggio di sterzata molto stretto. Il che è utile per parcheggiare e fare manovre in spazi ristretti. Al contrario, a velocità autostradale, la risposta viene smorzata.

Questo sistema riduce anche le vibrazioni trasmesse al volante. In più l’assenza del piantone dello sterzo fisico semplifica il design. Così offre la possibilità di ottimizzare lo spazio interno e ridurre il peso totale dell’auto.

Infine questo sistema dà la possibilità di integrare la sterzata su tutte e quattro le ruote, come nel caso del Cybertruck.

Criticità dello steer-by-wire e dubbi dei consumatori

I punti di forza dello steer-by-wire, specie la riduzione delle vibrazioni, mettono in crisi molti automobilisti. La percezione influenza significativamente l’esperienza di guida. Infatti mancando la meccanica tradizionale, si riduce moltissimo il contatto con la strada che si può sentire attraverso la risposta dello sterzo. Stesso discorso vale per il raggio di sterzata che differisce a basse e alte velocità. Per questi motivi si ha una sensazione troppo diversa rispetto alla norma, che destabilizza. Dunque lo steer-by-wire non è universalmente apprezzato a livello diretto. Il che ha poco a che fare con i dubbi, trattandosi di un’esperienza fisica.

Invece, un altro aspetto che lascia più spazio a ipotesi e interrogativi, è il fattore sicurezza: chi se la sente di affidare il controllo del volante a un sistema totalmente elettronico? In caso di guasti come si fa? È abbastanza avanzata la tecnologia da prevenire problemi seri?

Il caso del Cybertruck

Nel caso del Cybertruck, test di affidabilità condotti da agenzie come Consumer Reports evidenziano che la dipendenza dalla componente elettronica può portare a rischi in situazioni estreme​. In una revisione del National Highway Traffic Safety Administration invece emerge che i sistemi steer-by-wire richiedono protocolli di sicurezza molto complessi per garantire il corretto funzionamento in caso di guasti, ma non tutti i modelli sul mercato rispondono allo stesso livello di sicurezza​. 

Riguardo al discusso Cybertruck, infatti, sappiamo che è dotato di un sistema di backup ridondante in caso di malfunzionamenti. Ciò implica la presenza di sensori multipli che monitorano costantemente il funzionamento dello sterzo e che, in caso di guasti, avvertono il conducente, dandogli la possibilità, attraverso un rallentamento controllato, di accostare in sicurezza. La stessa architettura di ridondanza è presente nei sistemi aeronautici fly-by-wire che abbiamo citato all’inizio, il che dovrebbe dare una certa assicurazione. Però atteniamoci ancora ai fatti, per quanto possibile.

Ultimamente c’è stato un Cybertruck ha avuto un incidente sulla Skyline Boulevard con una Toyota Corolla. Il pilota in questo caso ha riportato che lo steer-by-wire gli ha permesso di effettuare una manovra brusca senza perdere stabilità, il che ha migliorato la situazione.

Al contrario, però, in un altro incidente risalente a Luglio è stata riportata una perdita di potenza a 137 km/h che ha messo a rischio il pilota riducendo parecchio la sterzata. Questo è il caso di Jeremy Wright, che ha testimoniato la sua esperienza su più media. 

Redazione Kilobit

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