Nessuno è imbattibile e infallibile fuorché, per chi ci crede, un Ente superiore eterno: alla regola non fa eccezione Tesla, sulla quale per la prima volta dalla nascita si addensa qualche nuvola nera. Nel primo trimestre 2024, la Casa texana ha consegnato 386.810 auto elettriche nel mondo. In generale, sono tantissime, ma 43.000 unità in meno rispetto alle 430.000 previste. Giù addirittura del 20% rispetto agli ultimi tre mesi 2023. Il secondo punto debole è che il costruttore Usa cerca alibi: “Il calo dei volumi è parzialmente dovuto alla fase iniziale della rampa di produzione della Model 3 aggiornata nello stabilimento di Fremont, alle chiusure della fabbrica causate dalle deviazioni delle spedizioni per il conflitto nel Mar Rosso, e a un attacco doloso alla Gigafactory di Berlino”.
Risultato: Tesla cede oltre il 5% a inizio aprile in Borsa. Sprofondando come mai aveva fatto dal 2020, in pandemia. Il terzo elemento che evidenzia fragilità è il probabile ridimensionamento dell’obiettivo di 2,1 milioni di mezzi immatricolati nel 2024.
Stando a osservatori esterni, questo è il momento per Tesla di investire in campagne pubblicitarie sui media. Lo dice Dan Ives, di Wedbush, investitore dell’azienda statunitense. In passato, la società non ha previsto budget per il marketing a pagamento, negli annunci sui social o sui siti Internet specializzati in automotive. Non è più sufficiente che nel web esistano pagine e canali Youtube dedicati al costruttore fondato da Elon Musk senza che questi sborsi un centesimo di dollaro o di euro o di un’altra moneta.
Sempre secondo Ives, è anche necessario che Tesla affronti con maggiore decisione i problemi della domanda in Cina e la relativa strategia: qui, le aziende domestiche sono scatenate, con target elevatissimi a livello sia locale sia planetario. Cautela pure con la guida del tutto autonoma e con gli equivoci che può portare la guida semiautonoma: alcuni possessori di auto, poco informati, potrebbero essere indotti a lasciar fare del tutto al robot, con seri rischi per la sicurezza stradale.
In quanto alla guerra dei prezzi, col listino Tesla spesso ritoccato all’ingiù, questa strategia potrebbe avere conseguenze deleterie: l’usato si deprezza prima, con le concessionarie di altre marche che impongono valutazioni basse. Tant’è vero che a marzo la capitalizzazione della Casa è precipitata del 33%, scendendo da 800 a 510 miliardi miliardi di dollari. Con Wells Fargo (analista della banca Usa) che ha declassato il titolo Magnificent 7 da “hold” a “sell”, ossia da “tenere” a “vendere”.
Per adesso, comunque, Musk non teme la Cina. O almeno così dichiara. Per il pirotecnico patron dell’azienda texana, i cinesi demoliranno quasi tutta la concorrenza a livello globale, se non si erigeranno barriere commerciali per arginare la pressione sui prezzi. Il problema riguarderà gli altri, e non Tesla, ha detto Elon. Verità o bluff?
Autore: Mr. Limone
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