Gli anni ’50 rappresentarono per ŠKODA l’inizio di un’epoca di rinnovamento produttivo e di successi commerciali. Grazie alla qualità, alla tecnologia impiegata e al prezzo interessante dei nuovi modelli, le richieste iniziarono ad arrivare anche a livello internazionale. Gli anni ’50 furono anche caratterizzati dalle sperimentazioni sportive.
Nascono le prime vetture con corpo di acciaio
La produzione della Casa boema, dopo la stasi del periodo post bellico, riprese di gran carriera negli anni ’50. Il primo modello a vedere la luce fu la ŠKODA 1102, derivata dalla 1101 Tudor. Nel giro di pochi anni, la vettura fu ridisegnata a partire da un corpo completamente in acciaio (il primo per ŠKODA) basato su una tre volumi, che divenne ben presto lo standard di costruzione dei modelli dell’epoca e prese il nome ŠKODA 1200.
Con il modello, la Marca segnò completamente il passaggio verso una produzione modernizzata rispetto alle costruzioni miste metallo e legno, che richiedevano più tempo. Un ulteriore primato fu l’essere stata la prima automobile della Casa a essere provata nella galleria del vento. La ŠKODA 1200 vantava un design accattivante, con forme elegantemente arrotondate e maniglie delle porte a incasso.
Arriva la ŠKODA Spartak
A metà degli anni ’50, la Casa automobilistica presentò la nuova ŠKODA 440, universalmente conosciuta come Spartak, modello che prese il posto della 420 Popular, e che montava un motore a 4 cilindri 1089 cm3 da 40 CV, riprogettato a partire dalla base della ŠKODA 1101. Con una velocità massima di 110 km/h, la Spartak fu prodotta in ben 75.417 unità.
L’auto fu la base per diverse sperimentazioni tecnologiche. Nel 1956, gli ingegneri ŠKODA costruirono un avveniristico prototipo della 440 in fibra di vetro. Seguirono versioni da 45 e 50 cavalli, grazie all’aggiunta di due carburatori. Alla fine degli anni ’50, la 440 prese il nome di 450 e fu presentata in versione cabrio. Questo modello riscosse ampio successo, incrementando le esportazioni ŠKODA all’estero, anche in Sud America e Oceania.
Due pilastri della produzione ŠKODA, la Octavia e la Felicia
Nel 1959, la Casa della Freccia Alata decise di arricchire la ŠKODA 440, introducendo nuove soluzioni tecnologiche. Al modello fu montato un nuovo asse anteriore che presupponeva la sostituzione delle molle a balestra con molle elicoidali e ammortizzatori telescopici sull’asse. Sebbene si trattasse allora di un semplice facelift, il cambiamento fu interpretato come la realizzazione di un nuovo modello, a cui fu anche assegnato un nome differente. Essendo questa l’ottava modifica al modello originario 420 Popular, ŠKODA decise di chiamare questo nuovo prodotto Octavia.
ŠKODA Octavia vantava un peso uniformemente distribuito sull’asse anteriore e posteriore e, quindi, eccellenti caratteristiche di stabilità (inaspettate per una vettura con motore anteriore e trazione posteriore) e maneggevolezza anche su strade in cattivo stato. Grazie a una qualità produttiva non comune nelle vetture dell’epoca, ampio spazio interno e comfort di guida, in breve tempo il modello ottenne importanti successi di vendita in tutto il mondo.
ŠKODA Octavia fu introdotta anche in versione Wagon a partire dagli anni ‘60. Del modello, in entrambe le versioni, furono vendute circa 285.000 unità nel mondo. Nello stesso anno, la modifica all’asse anteriore venne apportata anche alla 450 cabrio, portando il modello ad acquisire un nuovo nome. La ŠKODA Felicia vantava un design elegante e distintive alette posteriori. I nomi di questi due modelli di ampio successo saranno ripresi nelle generazioni di vetture prodotte dopo il 1990.
Bolidi a firma ŠKODA
Nei primi anni ‘50, la Casa boema produsse solo tre esemplari della sportiva ŠKODA 966 Supersport. Il modello nacque per le gare di velocità su pista. Dotato di un corpo in alluminio, per l’impiego in gara era prevista la copertura del posto passeggero e la rimozione dei gruppi ottici e dei parafanghi. La ŠKODA 966 montava un motore da 1089 cc con testa dei cilindri in alluminio e camera di combustione emisferica. Dei tre modelli realizzati, una montava due carburatori e una due compressori.
Grazie alla pronta risposta del motore e dello sterzo, la ŠKODA 966 poté partecipare a diverse gare sportive nella categoria 1100 cc (con la versione a carburatori) o nella categoria 1500 cc (con la versione a compressori). Nel tempo, fu cambiata la cilindrata che crebbe fino a 1221 cc. Ne fu creata anche una versione sperimentale con motore da 1500 cc, quattro carburatori e due compressori. La versione a carburatori erogava 90 cavalli, mentre la versione sovralimentata ne esprimeva 180, raggiungendo velocità di circa 200 km/h. Il modello segnò diversi record di velocità nell’Europa dell’Est e fu usato per la preparazione dei piloti professionisti.
Nel 1957 la Casa automobilistica boema creò un nuovo prototipo dedicato alla velocità, l’erede della ŠKODA 966 Supersport. Nacque così la 1100 OHC, con motore 1089 cc a valvole in testa, 92 CV a 7.700 giri/minuto, carrozzeria in vetroresina. Con un peso di soli 550 kg e il cambio manuale a cinque marce posto sull’asse posteriore, la ŠKODA 1100 OHC poteva raggiungere una velocità massima di 190 km/h.
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