La Procura di Reggio Emilia starebbe indagando su Silk–Faw. Stando a quanto riportato sulla Gazzetta di Reggio, il pubblico ministero Piera Giannusa ed il Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria della Guardia di Finanza starebbero conducendo degli accertamenti fiscali sulla Silk Faw. L’azienda italo-sino-americana ha promesso di installare, nell’area della Motor Valley, nei dintorni di Reggio Emilia, uno stabilimento destinato a produrre auto di lusso elettriche ed ad assumere circa un migliaio di dipendenti.
L’apertura di questo stabilimento marchiato Silk–Faw è uno degli investimenti più ingenti nella provincia reggiana, un qualcosa che sta facendo preoccupare, e non poco, anche la Regione, che monitora con attenzione la vicenda. Finora sono stati erogati la bellezza di 4,5 milioni di euro provenienti da fondi pubblici e diverse concessioni, ma l’azienda temporeggia l’avvio dell’operazione, dando segnali tutt’altro che positivi (per il momento). Sulla vicenda è intervenuto anche il governatore della Regione Emilia–Romagna, Stefano Bonaccini, il quale ha già sollecitato ufficialmente i vertici della joint venture. Anche l’assessore regionale allo sviluppo economico Vincenzo Colla si sta prodigando per muovere le acque, tant’è che lo scorso luglio ha convocato i manager di Silk-Faw. La tabella di marcia sembrava definita, con la data del 5 luglio per il rogito dell’acquisto dei terreni ed il 5 settembre per la posa della prima pietra dello stabilimento di Gavassa. Ad oggi, però, pare che nessun progresso sia stato fatto. Naturalmente, l’azienda ha giustificato i continui ritardi adducendo come causa l’inasprirsi delle tensioni tra USA e Cina.
Il fascicolo aperto dall’autorità giudiziaria è contro ignoti, almeno per il momento, poiché vige inevitabilmente la massima discrezione riserbo da parte degli inquirenti, i quali hanno a che fare con un quadro articolato e complesso. Stando a quanto riporta Reggio Sera, infatti, la società che si trova a capo dell’operazione, guidata dal finanziere americano Jonathan Krane, avrebbe sede alle Cayman ed a sua volta integrerebbe una società di diritto irlandese. Tra i vari rami aziendali ci sarebbero anche la Silk Sport Car Company, la quale a sua volta ingloberebbe la Silk–Faw Automotive Group Italia srl, con 26,6 milioni di euro di capitale versato. Silk Ev avrebbe l’85% della società, Faw il restante 15%.
Ad aggravare la situazione critica, generata dai continui slittamenti, ci sarebbero le insolvenze nei confronti dei dipendenti. Secondo quanto raccolto dall’ANSA, infatti, sarebbero ben 17 i lavoratori che avrebbero deciso di intraprendere azioni legali contro la società chiedendone la messa in mora dopo non aver percepito due mensilità. A sua volta, l’ad di Silk–Faw Giovanni Lamorte ha dichiarato di “non aver ricevuto alcuna notifica riguardo al procedimento penale ed i fondi necessari per pagare stipendi e rogito, arriveranno”. Nelle dichiarazioni rilasciate, a quanto pare, non sarebbero state specificate le tempistiche. Frattanto Silk-Faw avrebbe anche recapitato una lettera di risposta ai 17 dipendenti che sarebbero stati pregati di “non procedere ad alcuna azione per evitare di portare al fallimento la società”. Questa, però, non sarebbe l’unica insolvenza dell’azienda italo-sino-americana, la quale si ritroverebbe con degli affitti non pagati. La denuncia sarebbe partita dai banchi della minoranza del Consiglio Comunale di Reggio Emilia dove siederebbero i consiglieri appartenenti al Movimento 5 Stelle ed altri gruppi, i quali avrebbero evidenziato come Silk-Faw non abbia corrisposto gli affitti per gli uffici concessi in locazione da Stu Reggiane (una società partecipata al 70% dal Comune ed al 30% da Iren) al Tecnopolo.
Nonostante i rallentamenti, i rinvii e gli accertamenti fiscali in atto, Silk-Faw starebbe continuando a sviluppare l’hypercar S9 così come altri due modelli, battezzati al momento S7 ed attesi per il 2025. Per il piano industriale, l’azienda è all’opera per raccogliere un miliardo di euro. Sono attesi sviluppi, si spera in breve tempo.
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