Categorie: Tecnologia

Self driving car: l’evoluzione della guida autonoma brucia le tappe

Tempo di lettura: 3 minuti

Il computer al volante se la cava da solo? Non serve una persona in carne ed ossa a fare la guardia e prendere il controllo del veicolo in caso di necessità? Stando alle statistiche sembra di proprio sì, i tempi sono già maturi. I prototipi delle auto a guida autonoma sono più affidabili del previsto, a dirlo sono i dati resi pubblici la settimana scorsa dal California Department of Motor Vehicles, numeri basati sugli esperimenti in corso nella Silicon Valley e aree limitrofe in questi ultimi mesi.

Chi prima arriva…

Il report si riferisce ai test di 11 aziende su 100 veicoli circolanti su strade pubbliche dal dicembre del 2015 fino alla fine di novembre e mette in evidenza in particolare i casi in cui per motivi di sicurezza la persona a bordo ha dovuto prendere il controllo.

Waymo di Google, da sola ha superato tutti gli altri brand in termini di percorrenza, oltre un milione di chilometri e 124 casi d’intervento umano o di errore della tecnologia. In percentuale, il progetto di Google è incappato in un incidente ogni 16.000 km, con problematiche in netta discesa rispetto all’anno precedente in cui erano otto per lo stesso numero di chilometri. “Un miglioramento che riflette i grossi sforzi che abbiamo fatto in questi anni per un sistema hardware e software più maturo”, racconta Dmitri Dolgov a capo dei sistemi a guida autonoma in Waymo. Non è della stessa idea John Simpson dell’associazione Consumer Watchdog per cui questi casi di malfunzionamento testimoniano l’impossibilità al momento di pensare al fatto che i veicoli viaggino da soli.  

Per Nissan invece sono stati 28 i casi più problematici, su circa 6.500 km percorsi, un dato che riportato sulla base dei 16.000 chilometri in proporzione segnalerebbe 68 incidenti, un numero molto lontano dai precedenti 713 della stessa casa nel 2015.

La start-up di proprietà di General Motors, la Cruise Automation, è la seconda più attiva dopo Google, con l’handicap di ben 185 errori ogni 16.000 chilometri, in questo caso però è impossibile stabilire il tipo di miglioramento perché per il 2015 l’azienda non era attiva. 

Riferimento oggettivo in un mondo in evoluzione

Nel mondo ultra competitivo e in via di sviluppo della guida autonoma, i dati californiani, pur nella loro imperfezione, rappresentano un importante punto di riferimento sullo stato dell’arte di prototipi e prestazioni, spesso tenuti segreti dagli stessi attori del settore per provare ad avere un vantaggio sulla concorrenza.

Da parte sua invece, il governo della California necessità di riferimenti obiettivi per legiferare sulle selfdriving car, infatti, proprio dalla fiducia delle case nella sicurezza dei veicoli e dal quadro legislativo, dipenderà l’arrivo massiccio sulle strade di questi veicoli. Nonostante le entusiaste dichiarazioni di Elon Musk, che parla di pochi mesi, la scadenza del 2018 è ritenuta dalla maggior parte degli attori del settore più realistica.

I report in merito a Tesla mostrano come quattro prototipi sono stati in grado di coprire un totale di 885 chilometri, con una media di oltre 3.300 problemi su una scala di 16.000 km. Da segnalare il fatto che la casa di Palo Alto effettua i suoi esperimenti su strade private e non in suolo pubblico, dove eventuali incidenti e malfunzionamenti sono facilmente documentabili. Tesla però vanta milioni di chilometri percorsi su strada dalle vetture attualmente circolanti dove un autopilota è in grado di gestire sterzo e velocità, ma non gli spostamenti in toto.

Da parte dell’ente dei trasporti della California, al momento non ci sono dichiarazioni e commenti sul report, nonostante l’organismo sia al lavoro da anni per farsi trovare pronto con una legislazione adeguata quando le auto a guida saranno una realtà, e lavorando anche grazie agli input delle aziende.

Lino Garbellini

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Lino Garbellini

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