Da domani riflettori accesi sulla 101ª edizione del Salone dell’Auto di Bruxelles, che da oltre un secolo celebra l’automobile proprio nel cuore della capitale europea. Se ci pensate è un po’ come organizzare il festival della carne in un convento vegano. Come nominare la corda in casa dell’impiccato, o peggio, portarla direttamente.
In tanti si chiedono perché mai 63 marchi – record assoluto – abbiamo deciso di trasformare un saloncino nella kermesse continentale più importante, dandosi appuntamento proprio nel cuore del covo che li vuole disinnescare. Il luogo dove il motore a scoppio viene visto come Satana in Vaticano e l’idea di guidare un’auto diesel potrebbe essere considerata presto un reato contro l’umanità. Quella Bruxelles del Green Deal, dei target CO₂ da fantascienza e il sogno elettrico da infilare a forza in ogni garage.
Sadismo puro o una strategia geniale? Forse, piazzarsi così vicini al nemico serve a tentare un ultimo miracolo diplomatico: far capire agli eurocrati che l’automobile è più che un tubo di scappamento da taglieggiare con sanzioni follli.
Al Brussel Motor Show scopriremo anche la nuova Car of the Year 2025. Il titolo più importante, sarà assegnato proprio nella città che vede l’auto come un problema da risolvere, piuttosto che un’icona da celebrare. Ironico, no? Ma in fondo l’Europa è questo: un amore complicato, un po’ come mettere insieme 63 costruttori sotto i cavoletti più famosi del mondo.
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