Categorie: Esperienze

Rossa e S-portiva: Ducati Monster 1100 EVO e Audi S5 Sportback a confronto

Tempo di lettura: 7 minuti

L’idea di compiere una piccola incursione nel territorio delle due ruote era da tempo in programma nelle ‘stanze’ della Redazione. L’occasione anche: il tanto vociferato acquisto della Ducati da parte del colosso di Ingolstadt, l’Audi.

Non era certo un mistero, infatti, che i desideri di Ferdinand Piëch (Chairman of the Volkswagen AG Supervisory Board) fossero stati espressi in italiano: li aveva già realizzati una prima volta nel 1998, acquisendo l’azienda fondata da Ferruccio Lamborghini; lo avrebbe fatto con la Rossa di Borgo Panigale non appena il momento fosse stato propizio. Così ad accordo siglato, senza cedere a rancori nazionalistici e memori della buona gestione operata proprio in quel di Sant’Agata, noi di Autoappassionati.it abbiamo deciso di ‘celebrare’ questo evento organizzando una prova su strada che vedesse affiancate tra loro proprio un’Audi e una Ducati.

Le ‘sfidanti’:

Si trattava, dunque, di selezionare due modelli precisi all’interno dell’ampia gamma offerta da entrambe le Case. Così, dopo vane farneticazioni aventi quali oggetti ricorrenti l’R8 GT Spyder e la 1199 Panigale S, la nostra scelta è caduta su due esemplari che sapessero sì emozionare alla guida, ma senza troppo pregiudicare la versatilità d’utilizzo nella vita di tutti i giorni, quali l’Audi S5 Sportback e la Ducati Monster 1100 EVO.

Il nostro test ‘comparativo’, infatti, si è svolto esclusivamente su strade aperte al pubblico, dove abbiamo voluto saggiare le capacità di entrambe nei principali percorsi di guida. Il tempo non ha giocato a nostro favore: costringendo spesso chi sedeva in sella alla Rossa a indossare la tuta antipioggia e ad alzare il livello d’intervento del controllo di trazione. Asfalto bagnato che, se qualche volta ci ha impedito di aumentare un po’ il ritmo tra le curve, ci ha invece permesso di toccare con mano la bontà del sistema ABS offerto di serie sulla Ducati: efficace ma non invadente, in condizioni di scarsa aderenza permette di ridurre sensibilmente gli spazi d’arresto rispetto a un impianto frenante tradizionale, garantendo un surplus di sicurezza cui su strada è davvero difficile rinunciare.

Fatte queste premesse, è il momento di raccontarvi come se la sono cavata le nostre ‘contendenti’ a due e quattro ruote nei diversi contesti d’utilizzo in cui le abbiamo messe alla prova: a partire dal traffico cittadino.

In città:

Che si prenda il casco prima di uscire di casa oppure lo si lasci avvolto nella sua sacca in ingresso, sapere di scendere in garage e poter iniziare la giornata a bordo di una S5 o in sella alla regina delle Monster è senza dubbio uno degli stimoli migliori per alzarsi dal letto di buona lena e non sacrificare il piacere del tragitto casa – ufficio. Il ‘buongiorno’, tuttavia, è molto diverso: quello all’italiana, tutta sostanza e niente forma, fa delle belle note che fuoriescono dai due silenziatori di scarico sovrapposti il suo vero punto di forza; quello alla tedesca, invece, punta su un approccio molto più ‘soft’, fatto d’interni in pelle rifiniti con cura, climatizzatore automatico a tre zone e sistema audio Bang&Olufsen. Opulenza attraverso la quale riesce comunque a trasparire l’anima sportiva di quest’Audi; dal volante a tre razze con corona appiattita nella parte bassa, alla bella leva del cambio automatico a doppia frizione, dai sedili avvolgenti in pelle bicolore, ai listelli sottoporta con inserti in alluminio: su tutti trionfa immancabilmente il logo ‘S’, a ricordarci che abbiamo a che fare con una vettura dall’alto tasso di testosterone. Non resta, dunque, che premere per qualche istante il pulsante d’accensione, ingranare la marcia e lanciarci nel traffico del centro.

Bastano pochi chilometri percorsi in città per mettere alla luce alcune differenze caratteriali tra l’auto e la moto: dove l’S5, infatti, si muove in totale souplesse, snocciolando in un attimo i 7 rapporti di cui dispone il suo cambio ‘S tronic’, la 1100 EVO scalpita e chiede strada. La rinnovata posizione di guida della Monster, la sua sella confortevole e una maneggevolezza che non vi farà rimpiangere di non aver scelto un maxi scooter, fanno della Ducati una perfetta compagna per le vostre scorribande cittadine. Ma il bicilindrico ‘Desmodue Evoluzione’ raffreddato ad aria sembra un po’ un leone in gabbia tra le vie dello shopping; la sua erogazione è sempre docile e facile da gestire – anche per chi ha poca confidenza con le due ruote –, ma alle basse andature è accompagnata da un leggero effetto ‘on-off’ che finisce per compromettere un po’ la fluidità di marcia. Così, per ovviare a questo inconveniente, si finisce col fare un grande uso della frizione; cosa resa possibile dall’adozione della nuova unità servoassistita in bagno d’olio, che riduce notevolmente lo sforzo alla leva rispetto alle antenate a secco.

Se poi il vostro animo narcisista gode nel calamitare su di se tutti gli sguardi, l’S5 e la Monster fanno proprio al caso vostro. Al semaforo, infatti, sono due vere ammagliatrici, complici le livree che abbiamo scelto per l’occasione: Rosso Misano perla e cerchi in lega a 5 razze color titanio per l’Audi, Rosso con Banda Bianca e cerchi neri a 10 razze per la Ducati. La 1100 EVO è la nuda per antonomasia, fatta per essere guardata, toccata, desiderata. Attira trasversalmente curiosi e appassionati; i primi a caccia di numeri e prestazioni, i secondi incuriositi dalle tante soluzioni tecniche innovative – soprattutto in termini di sicurezza. L’S5 incarna, invece, il fascino della perfezione tedesca: ogni dettaglio è un esercizio di stile, dalla nuova griglia ‘S’ single frame color grigio platino con listelli cromati, al nuovo paraurti anteriore con prese d’aria maggiorate che evidenziano la carreggiata più larga e sportiva; dal magistrale disegno dei proiettori allo xenon con luci diurne e LED, alle pinze freno anteriori nere con logo ‘S5’ su sfondo grigio. L’impianto di scarico a doppio tubo con quattro terminali a sezione ovale e l’estrattore posteriore con profilo in alluminio rappresentano, poi, la vera ciliegina sulla torta di un’estetica già di per se molto incisiva.

A ben vedere, però, il contesto cittadino non è certo l’habitat ideale per la nostra prova. L’idea di procedere a passo d’uomo alla guida di un’auto da oltre 300 CV, infatti, è un esercizio d’autocontrollo che ha un po’ il sapore amaro della punizione. L’Audi, tuttavia, accetta di buon grado la sfida: confortevole e pratica, nonostante i 4,7 metri di lunghezza, consente di ‘trotterellare’ indisturbati tra le vie del centro con un consumo medio pari a 10 l/100 km. La Ducati, al contrario, ama meno scendere a compromessi: se cercate una moto a suo agio nel traffico, che vi consenta di districarvi con un filo di gas tra i mille impegni quotidiani, forse dovreste guardare altrove; il ‘Desmo’ non è fatto per accompagnarvi a depositare atti in Cancelleria o a giocare a tennis con gli amici, ma per essere guidato tra le curve, dove sa dare il meglio di se.

Tra le curve:

Per mettere alla prova la dinamica di guida delle protagoniste del nostro test abbiamo scelto un tratto di strada semideserto, caratterizzato da una gran varietà di curve che si alternano a brevi tratti rettilinei. La prima a raccogliere il guanto di sfida è l’Audi S5 Sportback, forte del suo V6 3.0 TFSI da 333 CV e del collaudato sistema di trazione ‘quattro’ con differenziale centrale autobloccante. Premiamo ripetutamente il pulsante ‘drive select’ fino a selezionare la modalità ‘Dynamic’ e spostiamo la leva del cambio su ‘Manual’: ora la risposta dell’acceleratore è più pronta e quella dello sterzo più diretta e precisa; varia anche la taratura delle sospensioni a controllo elettronico, un optional della vettura dai noi provata. Una leggera pressione sul paddle destro e siamo pronti a partire: l’S5 ci impressiona sin da subito, regalandoci uno 0-100 km/h in soli 5 secondi; il motore spinge forte sin dai bassi regimi e lo straordinario cambio ‘S tronic’ a doppia frizione riduce a zero le interruzioni di coppia motrice. Ma è nel misto che l’Audi ci riserva la sorpresa più gradita: in ingresso di curva l’anteriore è granitico e sembra non risentire minimamente degli oltre 1.800 kg di peso, con inserimenti veloci e nessun accenno di sottosterzo; percorrenza e uscita sono caratterizzate dall’abbondante dose di grip che la trazione integrale sa garantire, all’insegna della sicurezza e del divertimento. Tornanti lenti o curvoni veloci poco cambia: l’S5 viaggia sui binari, ‘artigliando’ la strada con le sue quattro ruote motrici.

Torniamo al punto di partenza per coinvolgere nella sfida la rappresentante delle due ruote. Il risveglio del Desmodue Evoluzione 1100 che equipaggia la Monster sembra quasi un grido di battaglia; non ci resta che ridurre leggermente la soglia d’intervento del controllo di trazione, abbassare la visiera del casco e ingranare la marcia. Presi dall’agone, affrontiamo la prima curva già con grande determinazione: la nuova forcella Marzocchi a steli rovesciati da 43 mm telegrafa l’asfalto con grande precisione e, grazie al set-up regolabile, garantisce un piacere di guida ai vertici della categoria. La Ducati non è fulminea nello scendere in piega ma, una volta impostata la traiettoria, si dimostra stabile e rassicurante durante tutto l’arco di curva. Questo ci permette di affrontare la parte veloce del percorso davvero in tempi record: i 100 CV del motore a due valvole per cilindro regalano uscite di curva al cardiopalma e non accennano a interrompere la spinta finché non s’incappa nel limitatore di giri. Con la frizione antisaltellamento a contrastare la destabilizzazione del retrotreno nelle scalate più aggressive, poi, ci si può permettere di ritardare leggermente la frenata senza compromettere la sicurezza di guida. Al resto ci pensa il vigoroso impianto frenante Brembo, che presenta all’anteriore pompe radiali con leve regolabili, pinze radiali a quattro pistoncini e doppio disco da 320 mm. Così, tra un’accelerazione bruciante e l’altra, abbiamo di nuovo raggiunto il punto prefissatoci. L’adrenalina, questa volta, supera di molto il livello precedente: forse per la maggiore connessione con il mezzo, forse per la progressiva esposizione alla forza dell’aria, l’esperienza di guida in sella alla Monster ci è apparsa davvero molto coinvolgente, tanto da scalzare di diritto i Quattro Anelli dal gradino più alto del podio.

Ancora sull’onda dell’euforia del momento, ci siamo rimessi alla guida dell’Audi quasi a volerle concedere una seconda possibilità: questa volta, però, disinserendo completamente i sistemi di controllo di trazione e stabilità. Complici le generose dimensioni dei pneumatici P ZERO (255/35 R 19), anche senza l’ausilio dell’elettronica l’S5 riesce abilmente a tradurre i 440 Nm di coppia del sei cilindri sovralimentato in forza motrice. Solo nelle curve a stretto raggio, se si è eccessivamente tempestosi nel tornare sul pedale del gas, la tedesca accenna a un leggero sovrasterzo: rassicurante, però, l’angolo di correzione, che non richiede quasi mai di staccare le mani dal volante. Merito anche del differenziale posteriore sportivo che equipaggia la nostra vettura, che permette di distribuire la coppia alla singola ruota posteriore in funzione dell’angolo di sterzata, dell’accelerazione trasversale, dell’angolo d’imbardata e della velocità del veicolo.

Audi o Ducati?

Dopo aver percorso più volte l’intero tratto di strada usato come banco di prova, ci accorgiamo di quanto le differenze tra l’auto e la moto siano marcate. L’S5 Sportback ci ha regalato un’esperienza di guida che non dimenticheremo tanto presto: su asfalto asciutto o bagnato l’Audi permette sempre di andare forte, anzi fortissimo. Il suo V6 3.0 litri ci ha affascinato per versatilità d’utilizzo e prestazioni: grazie al pulsante ‘drive select’, infatti, passa in un attimo dalla modalità ‘Efficiency’ a basso consumo di carburante a quella ‘Dynamic’ che ne risveglia l’indole più pura. Una cinque porte sportiva, dunque, perfetta per chi voglia coniugare performance, comfort e utilizzabilità cittadina.

Diverso, invece, il discorso per la 1100 di Borgo Panigale, l’erede di una ‘stirpe’ che dal 1993 a oggi ha accompagnato il destino di Ducati. La Monster EVO è una vera regina delle scarenate, che ama difendere il suo trono e lo fa senza troppa indulgenza. Pur non essendo brusca alle basse andature come i bicilindrici di prima generazione, nel traffico cittadino richiede una guida troppo attenta per essere utilizzata quotidianamente. Meglio toglierle il telo solo nel weekend, quando saprà ripagarvi con un feeling di guida davvero coinvolgente: che siate da soli o in compagnia della vostra dolce metà. Su strada sono in poche le naked prestazionali e sicure quanto lei e, rimanga tra noi, quando ci s’imbatte nella giusta sequenza di curve anche un’auto capace come l’S5 Sportback è destinata a scomparire presto dagli specchietti retrovisori.

 

Vincenzo Attamante

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Vincenzo Attamante

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