Torino, Milano, Firenze e Roma. Dai monti al centro Italia, passando per la pianura padana. Quella che i politici definiscono emergenza smog in Italia si allarga giorno dopo giorno.
È bastato un ultimo mese di meteo senza pioggia e vento per ritrovarsi in questa situazione, capace di accomunare città molto diverse tra loro.
Milano approccia le limitazioni attraverso misure di primo livello che significano limitazioni per i veicoli fino a Euro 4 Diesel in ambito urbano e obbligo di spegnimento dei motori in sosta.
Torino è effettivamente la città più colpita dall’inquinamento da PM10. L’allerta rossa sta per trasformarsi in allerta viola, che significa bloccare anche tutti gli Euro5 Diesel dalle 7.30 alle 20. Dal 13 gennaio sono già state fermate le Euro 5, ma non si è visto alcun miglioramento, come evidenzia il pericolo di passare al temuto livello viola, che estenderà le fasce orarie. Per venire incontro ai cittadini si parla di fornire spostamenti gratuiti sui mezzi del trasporto pubblico, anche se per il momento non si è ancora giunti a una conclusione a causa della discussione aperta sui mancati introiti (500.000 euro in due giorni di trasporto pubblico). Risultato? Gente scontenta e aria molto “pesante” (non solo a causa dell’inquinamento) dalle parti del comune. Al contempo sorridono i possessori di auto benzina, che possono circolare senza limitazioni dall’Euro 2 in su.
Roma, infine, affronta il tema dell’inquinamento con un’ordinanza della sua Sindaca, Virginia Raggi, che ha imposto lo stop all’interno della ZTL Fascia Verde, di tutti i veicoli Diesel privati, anche gli Euro 6, dalle 7.30 alle 10.30 e dalle 16.30 alle 20.30. Anche in questo caso, le auto benzina da Euro 3 in su sono libere di circolare.
Con la scelta di bloccare i Diesel Euro 5 a Torino e gli Euro 6 a Roma, le due giunte hanno nuovamente dichiarato guerra al gasolio, combattendo un problema e creandone al contempo un altro a tutti i possessori di veicoli delle suddette categorie.
A onor del vero, bisogna dire che la maggior parte dei provvedimenti prevede che si agisca anche sui riscaldamenti, tenendo temperature più basse rispetto alla norma, ma i controlli sono efficaci come un posto di blocco in città? I controlli sulla revisione delle caldaie, gli incentivi per cambiarle e per non usare stufe a pellet o riscaldamenti a gasolio altamente inquinanti sono abbastanza efficienti?
C’è chi in questi giorni parla di attentato alla libertà personale, chi assicura che girerà lo stesso con la propria Euro 4 perché “finchè la mia auto passa la revisione è illegittimo fermarla”. D’altro canto, sarebbe giusto anche pensare a uno sconto su bollo e assicurazione se l’auto viene bloccata così spesso, visto che purtroppo sono in molti a non potersi permette di cambiare auto così di frequente.
L’inverno certo non aiuta, poiché il freddo non permette la rottura delle inversioni termiche e il rimescolamento dell’aria, creando la cosiddetta “cappa” di smog, che d’estate non si crea mai.
In sostanza, il clima è teso tra automobilisti e istituzioni, e sembra che anche la competenza di chi prende questi provvedimenti a volte non sia così specifica nel mondo dell’auto. Lo sottolinea il fatto che Diesel e benzina vengono trattati in maniera così diversa, mentre che i vincoli di omologazione Euro-X sono esattamente gli stessi, il fatto che i riscaldamenti incidono moltissimo sull’aria che respiriamo e che spesso vengono poste tante attenzioni ai blocchi del traffico, quanto poca ne viene data alla manutenzione del manto stradale e della sicurezza, per non parlare del trasporto pubblico.
Demagogia e luoghi comuni? Probabilmente sì, fatto sta che le amministrazioni devono trovare soluzioni alternative, che non penalizzino l’automobilista in maniera incondizionata e l’indotto automotive, che in Italia rappresenta il circa 6% del PIL.
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