Continuiamo con questo terzo appuntamento la piccola serie di articoli che ripercorreranno alcuni dei più affascinanti e innovativi concept dello studio Fioravanti S.r.l., realtà fondata dall’ingegnere Leonardo Fioravanti che dal 1991 si pose in grado di progettare in autonomia automobili, seguendone per intero il processo di design.
Grazie al prezioso aiuto di uno dei suoi designer e modellisti Nicolò Azzara, conosciamo più da vicino la genesi e i perché di queste inventive, curiose e straordinarie automobili.
Come per la F100 che abbiamo trattato nel precedente articolo della serie, la Fioravanti Alfa Romeo Vola presentata al Salone dell’Auto di Ginevra del 2000 rimane una delle realizzazioni più affascinanti dello studio; progetto compiuto e pronto per essere industrializzato.
Per quanto fosse certamente mai sopito il desiderio di vedere una piccola spider a due posti tipo Duetto marchiata Alfa Romeo per strada, il progetto di Vola ideato da Leonardo Fioravanti e realizzato negli esterni dal designer Diego Squillace ruota (è il caso di dirlo) intorno al brevetto tecnico del “tetto revocromico”, ovvero un sistema che consente di poter scoprire una vettura facendolo ruotare sul proprio asse e fino al proprio alloggiamento.
Questo è anche in grado di poter schermare i raggi solari attraverso un’altro sistema, quello elettrocromico che con un impulso elettrico rende da trasparente a scuro il tettuccio (il controllo può essere manuale e automatico). In questo modo si supera con semplicità e ingegno l’idea del tetto rigido amovibile e della capote in tela, entrambi sistemi certamente più complessi e spesso poco efficaci.
Mentre i meccanismi conosciuti collocano il tetto dentro il baule, nella Vola trova alloggio sopra di esso con evidenti vantaggi dal punto di vista dell’essenzialità del sistema, del minor peso (struttura in fibra di carbonio e pannello trasparente in plastica) e del maggior spazio per i bagagli; inoltre quando aperto si comporta da dispositivo anti-turbolenza.
Si decise si rendere il sistema perfettamente individuabile facendolo divenire tema stilistico attraverso l’adozione di un elemento circolare che è sostanzialmente il punto di rotazione del tetto, dal quale si protendono due tubolari che integrano gli indicatori di direzione. Il disegno generale è pulito, morbido e certamente Alfa Romeo, reinterpretandone efficacemente gli elementi stilistici iconici: il “Trilobo Alfa” pur impostando tipicamente tutto l’anteriore si fuse con la nuova fanaleria verticale che ha anche la funzione di uscita aria dal vano motore e di supporto per le telecamere-retrovisori. Questa è tracciata in parallelo ai due “baffi” inferiori che diventano indicatori di direzione e ripetitori laterali, caratterizzando parte della fiancata solcata da una linea diagonale che si alza verso il posteriore giustificando i sottili fanali.
L’interno disegnato dal designer Franco Presta ospita due persone divise dal possente tunnel centrale che imposta tutto il cruscotto, di stile generalmente più classico ma con alcuni elementi di innovazione come la strumentazione principale, fortemente tridimensionale affiancata dagli schermi di retrovisione.
La Alfa Romeo Vola ha subìto diverse evoluzioni nel tempo, nata nera con gli interni rossi diventa al Salone di Ginevra del 2005 rossa con interni marroni, per poi evolversi (2008) in un prototipo dove salta all’occhio il ridisegno del montante che viene semplificato adottandone uno dal taglio più classico e che genera due piccole pinne lungo i lati del cofano posteriore nascondendo però il sistema. Stessa cosa per i cerchi, prima essenzialmente piatti e che rivisitano alcune storiche cerchiature Alfa Romeo, per poi passare a quelli di serie presenti allora nella gamma del marchio.
Per quanto la Vola fosse un’auto motorizzata (ma statica) con il mitico 3.0 V6 da 192 CV, e realizzata su telaistica derivata dalla GTV, non vedrà la produzione in serie, invece il sistema del tettuccio sarà adottato da Ferrari sulla 575 Superamerica sfruttandone il brevetto.
Il progetto di Fioravanti Yak venne presentato al Salone dell’Auto di Ginevra del 2002, e propose una ricerca alternativa nel campo dei crossover di alta gamma, allora già promettente tipologia di vetture che insieme ai suv è in forte ascesa.
Il disegno realizzato negli esterni dal designer Franco Presta e negli interni da Boris Fabris ruota attorno alla struttura ad anello trasversale posta a metà vettura, che si pone come roll bar centrale donando grande robustezza e diventando elemento stilistico distintivo: proprio da qui si dirama il particolare disegno diamantato che genera le linee dell’intera auto. Le portiere si aprono dunque ad armadio sfruttando la struttura brevettata da Fioravanti, che consente di poter integrare all’interno del montante centrale dei tergicristalli utili alla rimozione di acqua e fango nel caso di duri percorsi fuoristrada, dove è necessaria una sempre ottima visibilità totale. Proprio per questo, i montanti dell’abitacolo sono molto sottili, regalando al contempo luminosità e visibilità a 360°.
L’anteriore è definito dall’incrocio delle varie prese d’aria e dai grandi fari con illuminazione a LED, organizzati in unità (anche questo un brevetto Fioravanti) che, attraverso un software possono essere gestiti per comporre diverse tipologie di fasci luminosi: estendere i fari di profondità, allargare il fascio anabbagliante e orientarli per illuminare l’interno di una curva.
La parte posteriore è invece caratterizzata dall’esteso lunotto-bolla apribile che permette di trasportare grossi volumi e di godere di una piacevole visibilità panoramica in relazione all’organizzazione degli interni, dove troviamo, la zona anteriore dedicata alla guida impegnativa ordinata attraverso l’uso di comandi semplificati e schermi per visualizzare lo stato della vettura, mentre quella posteriore è più orientata al relax. Infine il disegno del portellone ripropone il “diamante” in fiancata, che qui integra i sottili fanali LED.
Autore: Federico Signorelli
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