Con questo primo appuntamento si apre una piccola serie di articoli che ripercorreranno alcuni dei più affascinanti e innovativi concept dello Studio Fioravanti S.r.l., realtà fondata dall’ingegnere Leonardo Fioravanti che dal 1991 si pose in grado di progettare in autonomia automobili, seguendone per intero il processo di design.
Grazie al prezioso aiuto di uno dei suoi designer e modellisti Nicolò Azzara, conosciamo più da vicino la genesi e i perché di queste inventive, curiose e straordinarie automobili.
Il progetto dietro la concept car Sensiva presentata al Salone dell’Auto di Torino nel 1994 è così ricco di spunti, idee e suggestioni propositive da essere ancora oggi uno dei più efficaci tra quelli delineati dal gruppo di lavoro sapientemente guidato dal patron Leonardo Fioravanti: per quanto gli aspetti tecnici e i numerosi brevetti siano i principali elementi che da sempre hanno caratterizzato la produzione dell’azienda (e dunque anche di Sensiva), il tutto prese slancio dall’idea di ripensare l’automobile ad alte prestazioni, nella norma concepita esclusivamente per la ricerca di performance assolute ma raggiungibili solo se ottimi guidatori e spesso in contesti non aperti al traffico, progettando invece una vettura votata ad ottimizzare la qualità dell’handling (riassumibili in alte performance da esprimere facilmente in piena sicurezza), e soprattutto senza sacrificare il comfort degli occupanti.
Questo pensiero venne tradotto con Sensiva in ogni dettaglio dalla matita del designer Marco Taffetani (per gli esterni), originando un linguaggio formale “rassicurante e amichevole” lontano da quello tipicamente “aggressivo” comune a diverse vetture sportive dell’epoca: venne definito un volume singolare, morbido e stondato di tipo quasi monovolume, con frontale molto corto, ampio abitacolo avanzato con esteso parabrezza solidale ai peculiari fari sistemati alla base, e poche quanto misurate prese d’aria. Il profilo è continuo quanto sinuoso, sottolineato dall’ingresso aria di forma quasi circolare e dall’andamento pulito delle fiancate segnate da un profondo taglio che ne dinamizza e caratterizza la vista. Lo sbalzo posteriore è corto, con due sottili fanali ed un trattamento superficiale in nero che prosegue idealmente il padiglione.
L’abitacolo disegnato dal designer Guglielmo Cartia si pone come una cellula abitativa avvolgente, ampia e luminosa, che si compone di un interno con due posti secchi completamente rifinito da morbidi tessuti, con comandi ridotti al minimo e indicazioni in parte proiettate e riproposte su schermi digitali (come ad esempio le immagini provenienti dalle telecamere al posto degli specchietti). Tali superfici così soffici e raccordate, mirano anche a fornire una maggiore protezione degli occupanti, ulteriormente protetti dalla presenza di air bags nel volante, nella plancia e nelle porte. I due sedili sono fissi e leggermente disallineati in modo da facilitare la visione laterale del conducente/pilota ed equipaggiati con cinture di sicurezza a quattro punti; proprio per questo il volante e la pedaliera sono mobili.
La carrozzeria costruita in fibra di carbonio nasconde il particolare telaio con trave centrale che ospita il pacco batterie, in posizione ideale per l’ottenimento di un basso baricentro e dunque di grande stabilità di guida. Il sistema di propulsione è costituito da un’unità a turbina che produce energia per quattro motori elettrici sistemati dietro ogni ruota (raffreddati insieme ai freni da quattro ingressi aria dedicati), recuperando flusso dai gas della combustione e da un ingresso posto sotto la vettura stessa.
Come da tradizione Fioravanti, l’aerodinamica ha avuto un suo ruolo che qui emerge non solo nel disegno generale dell’auto ma anche nelle ruote carenate e segnate da piccole alettature (che ricordano il disegno della turbina) utili al raffreddamento dei freni, nelle due derive aerodinamiche che fuoriescono verticalmente nella zona posteriore per una maggiore stabilità laterale alle alte velocità e nel tergicristallo a scomparsa.
Ma forse uno degli elementi tecnologici al tempo più straordinari fu l’applicazione di sensori all’interno delle quattro ruote sterzanti che “sentono” (da qui il nome dell’auto) le caratteristiche del tracciato adattandone assetto e comportamento, per ottimizzare al massimo sicurezza, prestazioni e piacere di guida. All’interno dello pneumatico è presente una fascia toroidale di sensori ad elastomeri piezoresistivi: la caratteristica essenziale di tali elastomeri è costituita dalla capacità di generare, in funzione delle sollecitazioni a cui vengono sottoposti, segnali elettrici indicativi sull’entità della conformazione del fondo stradale. Questi segnali vengono successivamente trasmessi ad un elaboratore di bordo che adatta in ogni istante i parametri di regolazione delle sospensioni, dello sterzo dei freni e dei dispositivi elettronici legati alla dinamica di marcia.
Nel 1996 con l’idea di lanciare in grande spolvero la FIAT Bravo, il colosso torinese diede mandato a diversi carrozzieri e designer di proporre alcune varianti sul tema sbizzarrendosi in variegate iniziative tra stile e funzionalità, capaci di spingere l’attrattività del prodotto Bravo.
Proseguendo idealmente il tema aerodinamico di Sensiva, il designer Marco Taffetani come sempre sotto la direzione di Leonardo Fioravanti, disegnò la filante coupé 2+2 Flair dal disegno rastremato e fluente, capace di abbattere i consumi sfruttando altresì la forza dell’aria per frenare.
Si iniziò con un’attenta analisi della parte anteriore che venne abbassata il più possibile al punto che gli stessi fari si allungarono sul cofano. Si proseguì con la sezione superiore, che idealmente ripropose la forma ad onda e vide il padiglione abbassarsi repentinamente verso il posteriore, anch’esso ridisegnato con taglio più alto, corto e tronco e dotato di efficaci aerofreni (superiori e inferiori) a scomparsa: viaggiando al di sopra di una certa velocità quando si preme il freno si muovono automaticamente. Si ottiene in tal modo una frenata più “naturale” e un uso meno gravoso dell’impianto frenante.
Anche la parte inferiore venne attenzionata, uscendone perfettamente carenata. Ancora una volta gli aspetti tecnici si fusero perfettamente con una efficace e innovativa resa estetica dando forma ad una delle proposte più peculiari sul tema Bravo: stilisticamente emerge l’andamento della carenatura sulle ruote posteriori che, impennandosi genera il bordo cofano nel quale si innesta il lungo e sottile fanale. Sempre nel segno dell’aerodinamica e come su Sensiva, due telecamere sostituiscono gli specchietti e il tergicristallo è a scomparsa.
Autore: Federico Signorelli
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