Ecologia

Ricaricare un’auto elettrica: quanto tempo serve?

Tempo di lettura: 5 minuti

Gli italiani si dimostrano sempre più ecologisti. Il 93% del campione è convinto che utilizzare l’auto elettrica sarà un buon modo per contribuire alla riduzione dell’inquinamento. Ci sono, però, molte incognite che frenano l’acquisto di questa tipologia di vetture; noi abbiamo provato a fare chiarezza per capire ad oggi quali sono i tempi di ricarica di una vettura elettrica, principale ostacolo all’acquisto, insieme all’autonomia inferiore alle attese e al prezzo elevato rispetto alla pari versione termica.

L’autonomia è in aumento, ma cosa fare quando si deve caricare?

In passato le vetture elettriche montavano batterie al piombo con densità da 50 a 120 Wh per chilo. Le batterie al Litio meno recenti potevano arrivare a 150-170 Wh/kg. Per i modelli dotati di batterie al litio moderne si superano i 250 Wh/kg. Pertanto, le case costruttrici dichiarano un’autonomia che su alcuni modelli arriva addirittura a 550 Km, ma ovviamente questa può variare in base allo stile di guida adottato dal conducente e alla tipologia di strada: su autostrade e strade in salita l’autonomia scende di oltre la metà del normale.

Ad oggi anche le cittadine possiedono una batteria ad alta capacità da 50 kWh, che consente loro di offrire un’autonomia di oltre 300 chilometri in base al protocollo di omologazione WLTP (Worldwide harmonized Light Vehicles Test Procedures). Questo tipo di autonomia garantisce la tranquillità nell’uso quotidiano e soddisfa le esigenze della maggior parte degli utenti, ovvio che se invece dobbiamo percorrere spesso lunghi viaggi, 300 km sono pochi per non pensare di dover caricare 2 o 3 volte al giorno.

La soluzione ideale (come tempi e costi) per ricaricare un’auto elettrica è di farlo a casa, mentre non la si utilizza. La notte è quindi il momento ideale per “fare il pieno di elettroni”, esattamente come facciamo con lo smartphone. Installando una wallbox a casa, è possibile ottenere una ricarica completa tra 7 ed 8 ore, in funzione della capacità installata. Qualora non si disponesse di wallbox, è pur possibile ricaricare con la normale presa di corrente Schuko, ma i tempi triplicano.

Uno dei dubbi che attanaglia chi si avvicina per la prima volta alla mobilità elettrica è il lungo tempo di ricarica, specie quando si deve affrontare un viaggio. Ma le vetture più moderne possono collegarsi dalle colonnine ultra fast da 100kWh e oltre, questo permette loro di ricaricare l’80% della capacità della batteria in appena 30 minuti. La recente Fiat 500e dichiara di recuperare 50km di ricarica in soli 5 minuti, e non è neppure una delle più performanti alla colonnina.

I Clienti possono disporre di diverse App per la pianificazione e l’organizzazione di lunghi viaggi, che calcola i percorsi tenendo conto dell’autonomia e dell’ubicazione delle colonnine di ricarica lungo la strada. Inoltre, il percorso può essere inviato al navigatore dell’auto in modo tale che questo aspetto si integri perfettamente e l’utente debba solo seguire le sue istruzioni.

La ricarica casalinga è più lenta, ma ottimale la notte

Con il Modo 1 di ricarica intendiamo la tipologia di ricarica privata che consiste nel collegare direttamente il veicolo elettrico via cavo alle normali prese di corrente. Questa modalità è adatta soprattutto a bici elettriche e alcuni scooter, mentre per le auto non viene usata per ragioni di sicurezza.

Modo 2: tipologia di ricarica privata (domestica o aziendale) effettuata in condizioni di sicurezza, lenta o veloce in funzione della potenza disponibile. Le prese di tipo domestico o industriale sono collegate attraverso un cavo di alimentazione che presenta un dispositivo di regolazione e controllo elettronico che garantisce la sicurezza delle operazioni durante la ricarica. In Italia in ambito pubblico non è consentito questa modalità di ricarica.

Si tratta della soluzione più semplice per la ricarica delle auto elettriche è rappresentata dalle prese domestiche. In tutte le vetture, nella dotazione originale, troviamo anche il caricatore EVSE, ovvero un cavo che può essere collegato a una comune presa domestica. Un’estremità del cavo è dotata di una normale spina Schuko per la relativa presa, mentre all’estremità opposta si trova la spina adatta al modello di automobile.

A pochi centimetri dalla presa elettrica Schuko c’è un box di controllo che si occupa di simulare la comunicazione che normalmente avviene tra auto e colonnina, oltre a integrare strumenti di controllo e interruttori di sicurezza. Spesso è regolabile in potenza, partendo da livelli anche molto bassi, come 1.8 kW, consigliato se si ha un contatore “ordinario” da 3 kW. Questi cavi per la ricarica semplificata possono ovviamente essere utilizzati anche per ricariche in situazioni di emergenza, nel caso mancassero colonnine ad autonomia quasi esaurita, però la ricarica completa è molto lenta, in alcuni casi richiede anche un giorno intero.

Questi cavi possono essere resi in dotazione con il veicolo oppure acquistati ad un prezzo compreso tra i 200-700 euro in funzione del modello. I diversi modelli differiscono tra di loro per il tipo di connettori lato autoveicolo (tipo1, tipo2) e lato stazione (presa industriale monofase/triafase, domestica shuko), la potenza massima accettata (3,7-7,4-22Kw), la presenza o meno di un sistema di regolazione della potenza di ricarica.

La wallbox accorcia i tempi di ricarica

Se le ricariche alla presa domestica durano troppo a lungo, il tempo di carica a casa può essere accorciato con la wallbox, disponibile su richiesta. La stazione di carica fissa fornisce energia con una potenza di ricarica significativamente maggiore rispetto a una presa domestica (fino a 22 kW anziché 2,3 kW). La differenza fondamentale: la wallbox ricarica l’auto elettrica tramite un cavo di ricarica Modo 3 anziché Modo 2. Spesso la wallbox è integrata stabilmente in un garage.

Il risparmio di tempo è di circa un terzo rispetto ad una presa 220V, quindi parliamo di poche ore, dalle 2-3 fino alle 6-7 dipende dalla potenza erogata. Il prezzo della stazione di carica domestica varia, a seconda della potenza e del produttore. I modelli in commercio possono avere come terminale un cavo connettore integrato (tipo 2 o tipo 3) da scegliere in funzione della presa del proprio veicolo oppure una presa (generalmente tipo 2).

Con Modo 3 indichiamo una ricarica per ambienti pubblici e privati lenta o veloce. È il sistema di ricarica tipico delle colonnine pubbliche, ma che può essere installata anche a livello privato, appunto attraverso le wallbox.

Colonnine AC: le più comuni

A livello pubblico generalmente è messa a disposizione dell’utente una presa di tipo 2 (diversa da quelle convenzionalmente utilizzate in ambito domestico e industriale) a livello privato i sistemi di regolazione e controllo sono incorporati nella colonnina o box di ricarica e a cui si può accedere con opportuni cavi muniti di prese specifiche del settore la ricarica può essere di tipo lento (16A 230V) oppure rapido (fino a 32A, 400V).  Presso le colonnine di ricarica pubbliche, per una vettura elettrica europea occorrono di norma un cavo di ricarica Mode 3 con due spine tipo 2, chiamate anche spine Mennekes.

Questo cavo è indispensabile per poter ricaricare da una colonnina pubblica e possono essere resi in dotazione con il veicolo o acquistati separatamente.

I diversi modelli in commercio differiscono tra di loro per il tipo di connettori lato autoveicolo (tipo1, tipo2) e lato stazione (tipo 2, tipo 3a, Tipo 3c) la potenza massima accetta (3,7-7,4-22Kw), la forma del cavo (spiralato o dritto).

Ricarica fast, per chi va di fretta

Il Modo 4 è la ricarica diretta a corrente continua FAST DC. La corrente continua, fino a 200A, 400V, non deve passare attraverso il caricatore/inverter dell’auto e va direttamente dalla colonnina alla batteria, velocizzando di parecchio l’operazione. Con questo sistema è possibile ricaricare i veicoli da 0 all’80% della carica in pochi minuti (dai 20’ ai 50’ circa). Esistono due standard: CHAdeMO (Giapponese) e CCS Combo (Europeo). In questo cavo il cavo è sempre compreso nella colonnina, ma non tutti i veicoli sono predisposti per caricare in corrente DC.

Un vantaggio della ricarica di tipo 2,3,4 rispetto al tipo 1 è che la spina di ricarica può essere bloccata sia sulla stazione sia sulla vettura, a tal fine occorre solo bloccare le porte dell’auto, perché nessuno possa scollegare il caricamento. Le spine sono in tal caso stabilmente vincolate alla vettura e, durante il processo di carica, ci si può tranquillamente allontanare dalla auto elettrica, allertati magari dall’App su Smartphone quando la ricarica si sta per concludere.

Redazione Autoappassionati.it

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