Alla fine la Regione Toscana ha comunicato: “Meglio il diesel”, così una delle regioni italiane più famose al mondo boccia l’elettrico, e per farlo lo fa con una lunga nota firmata dall’Arpat, l’Agenzia Regionale per la protezione ambientale.
Il testo pubblicato, in sunto, rappresenta un lungo atto d’accusa contro la decisione della UE di consentire la vendita di sole auto a emissioni zero dal 2035. Specifichiamo che non si tratta solo di elettriche, ma vetture elettriche o a idrogeno. La prima eccezione dell’Arpa riguarda la produzione delle EV: “L’energia necessaria proviene ancora per la maggior parte da fonti non rinnovabili, mantenendo ancora alta le emissioni di anidride carbonica”. Tutti sono a conoscenza che, effettivamente, questa è la fase più critica per le elettriche, le quali sono diverse dalla vetture diesel. Ma è anche noto a tutti i produttori, i quali stanno lavorando, già con buoni risultati, per contenere le emissioni in questa fase. E che comunque nel bilancio complessivo finale le vetture elettriche sono decisamente più sostenibili delle auto termiche, specialmente diesel. L’Arpat non lo sa e scrive che “la scelta del Parlamento europeo si basa, dunque, su una speranza di cambiamento suggestiva. Ma non fa i conti con la realtà“. Di quale realtà stiamo parlando? Dicono il contrario l’AEA, l’Agenzia europea per l’ambiente, e la sua omologa americana, l’EPA. E lo confermano eminenti studiosi delle università toscane, come il prof. Massimo Ceraolo di Pisa.
Altra critica: “Il prezzo della decisione di Bruxelles rimarrà tutto sulle spalle dei consumatori: l’automobile tornerà ad essere un privilegio. Spingendo ai margini del mercato le fasce più deboli. Considerati i rilevanti aumenti registrati dalle materie prime nel corso degli ultimi due anni, resta difficile pensare che nel breve periodo i costi di produzione delle EV possano diminuire…“. A dire il vero i costi di tutte le auto sono aumentati nell’ultimo periodo, ed anche notevolmente, non solo le elettriche, ma anche quelle alimentate a benzina, diesel, oppure ad altri combustibili fossili. Inoltre tutti sanno, ma non l’Arpat, che già per il 2024-2025 grandi Case come Renault e Volkswagen promettono l’arrivo di auto elettriche molto meno costose, come la nuova R5, dicendo così un definitivo addio alle vetture diesel. Inoltre è previsto che ancor più si abbasseranno i listini, nella seconda parte del decennio, con l’arrivo delle batterie alla stato solido. Oltretutto il costo di un’auto andrebbe valutato sul cosiddetto TCO (Total Cost of Ownership), ovvero la somma del prezzo d’acquisto con tutto quello che si spende poi per mantenerla. Ed è in questa seconda fase che le elettriche recuperano terreno quanto a convenienza, quindi si notano evidentemente numerose incongruenze in quelle comunicate dalla Regione che propende per il diesel.
Ma sono le ultime righe dell’articolo sull’auto elettrica a risultare decisamente spaventose: “Riuscirà sicuramente a ripulire l’aria delle nostre città. Ma è sproporzionata rispetto a ciò che fa il resto del mondo, al diritto alla mobilità della gente e, infine, ai limiti tecnologici intrinseci. La densità energetica di un chilo di gasolio non sarà mai raggiunta da una batteria. Percorrenze limitate ed i tempi di ricarica oltre allo stile di guida, mettono dunque in discussione i potenziali volumi di espansione dei veicoli elettrici“. Tolto del fatto che anche i sassi sanno che un motore elettrico è molto più efficiente di un propulsore termico, leggere la conclusione dell’Arpa lascia tuti un po’ di stucco. Allora sogno numerose domande retoriche alle quali non si può dare una risposta: Perché allora a suo tempo è stato vietato il DDT, che era più efficiente come insetticida dei prodotti che vennero dopo? E come può un’Agenzia per l’ambiente liquidare come irrilevante il “ripulire l’aria delle nostre città“? E infine: una Regione che la pensa così come può avanzare un’eccezione al rigassificatore di Piombino?
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