Lo aveva già affermato nelle prime fasi della stesura del Recovery Plan e nei primi giorni della sua presidenza, lo scorso 18 febbraio, Mario Draghi: “Nelle prossime settimane rafforzeremo la dimensione strategica del Programma, in particolare riguardo agli obiettivi relativi alla produzione di energia da fonti rinnovabili, all’inquinamento di aria ed acque, alla rete ferroviaria veloce, alle reti di distribuzione dell’energia per i veicoli a propulsione elettrica, alla produzione e distribuzione di idrogeno, senza dimenticare digitalizzazione, banda larga e reti di comunicazione 5G. Ma non basterà elencare progetti da completare nei prossimi anni: dovremo dire dove vogliamo arrivare nel 2026 e a cosa puntiamo per il 2030 e il 2050, anno in cui l’Unione europea intende arrivare al traguardo di zero emissioni di CO2 e gas clima-alteranti”.
Progetti che, a distanza di poche ore dalla presentazione sul tavolo di Bruxelles del Recovery Plan definitivo, sembrano spingere chiaramente verso un’ancora più massiccia elettrificazione: obiettivo 6 milioni di auto elettriche entro il 2030. (qui la trasmissione del PNRR al Parlamento: https://www.governo.it/it/articolo/pnrr/16718)
Si parla quindi di auto nel Recovery Plan al centro della scena politica italiana e si parla di elettrico, infrastruttura di ricarica e idrogeno. Tre punti cardine al centro del PNRR (Piano nazionale di ripresa e resilienza), che ha appena avuto l’ok dal parlamento. Dei fondi stanziati dall’Unione Europea, cui l’Italia potrà servirsi, 750 milioni sono stati destinati nel testo del Recovery Plan “per lo sviluppo di infrastrutture di ricarica dei veicoli elettrici”, fondi da usare e investire entro il 2026. Si punta alla realizzazione di “7.500 punti di ricarica rapida in autostrada e 13.755 in centri urbani, oltre a 100 stazioni di ricarica sperimentali con tecnologie per lo stoccaggio dell’energia”.
Sempre nell’ottica dell’elettrificazione di massa, così potremmo definire i piani dell’Unione Europea, il testo del Recovery Plan da approvare a Bruxelles parla di “lo sviluppo di mobilità basata su veicoli elettrici rappresenta una rilevante opportunità di decarbonizzazione del settore, ma a oggi è estremamente limitata e incide per lo 0,1% sul totale dei veicoli”.
Ecco dove derivano i numeri sopra descritti, quelli dei 6 milioni di veicoli elettrici circolanti entro il 2030, 8 anni per parlare pragmaticamente. Obiettivi sicuramente ambiziosi. Dentro il Recovery, poi, sono previsti 57 miliardi per la cosiddetta transizione ecologica, “categoria” per la quale è già stato creato un Ministero apposito il cui Ministro, Roberto Cingolani, che ha espresso i suoi dubbi sulla vera essenza “green” dell’auto elettrica.
Di questa grossa fetta di fondi, molto verrà speso per la promozione dell’idrogeno sia per l’industria sia per il trasporto. Stellantis, e non solo, stanno già studiando nuove forme di alimentazione per il trasporto commerciale leggero, e anche in questo caso la direzione presa sembra essere ormai senza ritorno. Nell’ottica della mobilità sostenibile, saranno poi importanti gli investimenti sulle tecnologie come il Vehicle-to-Grid e la banda larga/5G, tali a favorire una maggiore connettività tra le auto e un minore spreco di risorse.
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